Il progetto

Finalmente la Ponchia ha un futuro

Finalmente la Ponchia ha un futuro
Pubblicato:
Aggiornato:

Dopo essere stata abbandonata nel 1997, dopo che per anni si è parlato della possibilità di venderla a privati, dopo essere stata abusivamente occupata nel 2013 e dopo che la Giunta Gori, nel 2015, ha deciso di togliere definitivamente il bene pubblico “dal mercato”, oggi la Cascina Ponchia conosce un progetto per il suo futuro, nato dalla collaborazione tra Comune e Cooperativa Ruah. Si tratta, nello specifico, di un progetto di housing sociale destinato a donne, con o senza figli, in situazioni di disagio abitativo. I nove alloggi che verranno ricavati dalla ristrutturazione dell’edificio potranno accogliere fino a 29 persone, che all’interno della Cascina seguiranno percorsi di accoglienza e integrazione sociale studiati insieme agli operatori a seconda dell’intensità del bisogno delle ospiti e del loro eventuale nucleo. È stato presentato nei dettagli dall’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini, dall’assessore ai Servizi sociali Maria Carla Marchesi e dal rappresentante della Ruah Luca Rizzi nel corso di un’assemblea pubblica che si è tenuta lo scorso mercoledì presso il centro anziani di via Leonardo da Vinci. Ne parla l’assessore Valesini.

 

 

Housing sociale: a chi è rivolto e di cosa si tratta? 

«Il progetto ricaverà nove alloggi destinati a un massimo di ventinove persone. In questo caso sarà rivolto in particolare a donne in situazioni di difficoltà, sole o con minori, per aiutarle a re-inserirsi nel tessuto sociale. All’interno degli spazi che si ricaveranno prenderà posto una “famiglia accogliente”: l’obiettivo dichiarato di Ruah è ricostruire all’interno di questi luoghi una comunità di vita. Le persone che verranno accolte riceveranno anche dei percorsi educativi volti all’integrazione sociale, stabiliti e concordati con i diretti interessati».

Come mai c’è bisogno di un progetto come questo?

«A Bergamo c’è una richiesta sempre crescente di questo genere di servizi e abbiamo necessità di ampliare quelli già esistenti come Casa Mater. Proprio in questo senso abbiamo particolarmente apprezzato la disponibilità di Ruah a portare avanti una proposta come questa. Bergamo è tra i Comuni ad alta emergenza abitativa: c’era bisogno di un’offerta di questo tipo».

Riguarderà i migranti?

«È indirizzato a tutte quelle donne sole e/o con figli che si trovano in condizioni di disagio sociale e abitativo, e quindi anche ai migranti che vivono situazioni di questo tipo».

In che condizioni è l’edificio?

«Dalle valutazioni, fatte dai nostri uffici così come dai tecnici della cooperativa, è un edificio che va interamente ristrutturato, viste anche le precarie...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 9 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 1 febbraio. In versione digitale, qui.

Seguici sui nostri canali