«Meglio stupida che brutta»

Forse la bellezza non è tutto ma di certo fa guadagnare di più

Forse la bellezza non è tutto ma di certo fa guadagnare di più
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Si dice spesso che la bellezza non è tutto, che è una qualità effimera tanto quanto piovuta dal cielo. Insomma, si cerca spesso di trovare una giustificazione al fatto che, volente o nolente, un bell’aspetto esteriore aiuta, e non poco. Lo dimostra un recente studio di Daniel Hamermesh, dell'Università del Texas, il quale ha calcolato che, in un gruppo rappresentativo di Paesi economicamente avanzati (Stati Uniti, Canada, Inghilterra e Germania), il 30 percento delle donne giudicate “molto belle” o comunque “più belle della media” possiede un reddito dell'8 percento superiore rispetto donne considerate in media meno belle ma dotate degli stessi requisiti lavorativi. Al contrario, le donne considerate “meno belle” o addirittura “brutte” ricevono uno stipendio del 4 percento inferiore alla media. Questo significa un gap di circa 12 punti percentuali sullo stipendio tra donne più e meno belle, cioè 120 euro su mille euro mensili. Ma se pensate che questo squilibrio esista solo nel gentil sesso, vi sbagliate. Anzi, per gli uomini la differenza è ancora più marcata, con un gap di ben 17 punti percentuali: gli uomini considerati “belli” ricevono il 4 percento in più della media e quelli “brutti” il 13 percento in meno.

 

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Una preoccupante evidenza empirica. È evidente che, a primo acchito, potrebbe apparire una differenza ingiustificata, frutto di una discriminazione più che di effettive valutazioni logiche. Secondo Hamermesh, però, non è così e c'è anche un’evidenza empirica al riguardo: come riporta l’Economist, i lavoratori attraenti sono in grado di ottenere più clienti, il che rende razionale, per chi ha a che fare con i clienti, valutare anche l'aspetto esteriore nella scelta di assumere qualcuno. Certo, la cosa perde rilevanza quando si parla di lavori dove il contatto con i clienti è assente o praticamente nullo. La cosa, però, ha un risvolto decisamente più negativo che si ripercuote anche su un sistema, ovvero quello scolastico, dove l’apparenza non dovrebbe avere alcun peso. Due ricercatori a stelle e strisce, nello studio intitolato “In School, Good Looks Help and Good Looks Hurt (But They Mostly Help)”, hanno dimostrato che sin dal livello delle scuole superiori i soggetti considerati più piacenti esteticamente sono anche ritenuti più intelligenti, carismatici e con maggiori probabilità di successo, con la conseguenza che tendono ad avere una media voti più alta rispetto ai loro pari considerati meno belli. Nasce così un circolo vizioso, una sorta di cane che si morde la coda, in cui quegli stessi soggetti considerati più piacenti, uscendo dagli studi con voti più alti, ottengono anche posti di lavoro e remunerazioni migliori una volta entrati nel mercato del lavoro.

 

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L'importanza di essere belli. Non stupisce più di tanto scoprire dunque che la bellezza venga considerata, soprattutto dai più giovani, come un valore fondamentale della loro esistenza. Deborah L. Rhode, giurista di Stanford, ha dimostrato quanto appena affermato nel suo libro What Women Want, dove oltre la metà delle giovani statunitensi intervistate dichiara di preferire essere investita da un furgone piuttosto che essere sovrappeso, mentre due terzi dichiarano di preferire essere stupide che essere grasse. Parallelamente, come spiega un interessante articolo di Vice Italia, l’industria dell’estetica rappresenta uno dei settori economici più in crescita globalmente, con stime che parlano di un giro di affari di 461 miliardi di dollari entro il 2018, con una crescita del 4,5 percento sull’arco dei 5 anni. A ciò si può anche aggiungere l’enorme crescita del mercato internazionale delle chirurgia estetica, destinato ad aumentare del 35 percento tra il 2015 e il 2019, quando toccherà il valore di 27 miliardi di dollari.

Stando a questi dati, per certi versi molto preoccupanti, la stessa Rhode, nella sua opera The Beauty Bias e in diversi suoi articoli, ha più volte sottolineato la necessità di intervenire legislativamente sul tema, onde evitare la discriminazione sulla base dell'aspetto. Perché la bellezza forse non è tutto, ma oggi è quantomeno tanto, troppo oseremmo dire. E se secondo il principe Miškin de L’Idiota di Dostoevskij la salvezza avrebbe dovuto salvare il mondo, di certo oggi ha salvato il conto in banca di tante persone. Tutte bellissime, s’intende.

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