Nel tunnel

Inabile per le aziende, non per l’Inps Operaio disoccupato da quattro anni

Inabile per le aziende, non per l’Inps Operaio disoccupato da quattro anni
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Inabile per le aziende, abile per l’Inps. È la situazione paradossale in cui è rimasto impantanato un operaio di 56 anni, con moglie e figlio a carico, che chiede solo di poter lavorare. In un Paese come l’Italia che sta ancora soffrendo per la crisi economica e dove lo Stato si arrabatta tra debiti e sprechi, chi perde il lavoro e ha problemi di salute deve votarsi a qualche santo in Paradiso per poter campare. Tra le tante tristi storie che balzano agli onori della cronaca, c’è anche quella di Giampiero Brambilla, 56 anni, originario di Monza ma residente a Canonica dal 1995, in un appartamento comunale di via Vallazza, con moglie e figlio, uno studente di 17 anni, a carico. «Lavoravo come operaio alla “K-flex” isolanti di Roncello, nel milanese, dal 2007 - ha raccontato - L’azienda che è finita sui telegiornali per tanto tempo. Io sono uno dei 53 operai che nel 2014 sono stati licenziati. Una prima tranche, per così dire, visto che poi l’anno dopo hanno fatto la stessa fine anche tutti gli altri, perché l’azienda ha trasferito la produzione in Polonia. Da allora sono disoccupato». Una sorte che, negli ultimi anni in cui le delocalizzazioni in Paesi dove il costo del lavoro è più basso, è toccata a tanti.

 

«Ho un’invalidità del 55% per problemi alla schiena dovuti a due ernie del disco - ha spiegato - Non potrei sollevare pesi per più di dieci chilogrammi e non più di una volta l’ora, ma l’ho sempre fatto, non mi sono mai tirato indietro. Inoltre a causa di un incidente, che non mi è stato riconosciuto come infortunio in quanto sono tornato subito al lavoro e ho atteso troppo prima di andare al Pronto soccorso, ho subito il distacco della retina da entrambi gli occhi. Ci sono stati degli interventi ma poi è subentrato un glaucoma, non vedo più bene come prima, e la sera evito di guidare. Da ragazzo, a 14 anni, mi sono tranciato l’ultima falange dell’indice della mano destra, ma allora non ero in regola e non ho percepito un soldo. Alla stessa mano, il 31 marzo 2011, ho riportato un trauma che mi ha piegato l’ultima falange del dito medio: nessun punto di invalidità però per questo incidente perché, mi è stato detto, il dito non era stato tagliato quindi... I guai fisici non mi hanno mai impedito di fare il mio dovere, fino a quando la ditta non ha dato a tutti il benservito e mi sono ritrovato a casa».
Brambilla non si è perso d’animo e si è dato da fare per trovare una nuova occupazione, rivolgendosi alle agenzie interinali e distribuendo curricula porta a porta, ma l’età non aiuta e nemmeno le sue problematiche.
«Quando mi presento alle aziende e, registrando la mia invalidità verificano le mie condizioni fisiche, mi sento dire che per loro non sono abile in quanto la mia situazione è peggiorata rispetto al 55% che risulta dai documenti - ha continuato - Mi sono reso disponibile anche per fare le pulizie ma, in un caso, ho subìto una discriminazione al contrario perché preferivano una donna per svolgere lo stesso compito in una mensa. La cosa paradossale è che, invece, quando mi sono rivolto all’Inps per chiedere l’aggiornamento della mia invalidità, la richiesta è stata respinta perché secondo loro io posso lavorare... Ho fatto ricorso ma il 10 luglio è arrivato un nuovo respingimento». Insomma il 56enne si trova intrappolato in una sorta di «limbo», e intanto gli anni passano.

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