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Alzano: la centralina, il fiume e i ventimila pesci morti

Alzano: la centralina, il fiume e i ventimila pesci morti
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Non è la centralina in sé la questione. Il problema è come è stata realizzata, apportando stravolgimenti alla cascata di Alzano. Il risultato? Il braccio destro del fiume è completamente prosciugato, i pesci muoiono. E purtroppo non c’è molto che si possa fare. Non si possono fermare quelli della S.H.E. (la Serio Hydro Energy Srl di Milano), non lo si poteva fare nemmeno prima che costruissero la centralina, circa un anno fa, perché erano perfettamente in regola. Inutile anche l’intervento di Striscia la Notizia dello scorso anno, che ha evidenziato il problema dei pesci che restano intrappolati nelle pozze e muoiono. I sindaci di Villa di Serio e di Alzano si sono pubblicamente schierati contro le menomazioni alla cascata e a più riprese inviano sollecitazioni ufficiali, senza ottenere nulla. Il tutto avviene sotto gli occhi dello Spirito del Fiume, la scultura posizionata sopra la cascata che sembra essere un monito per chiunque osi fare del male al corso d’acqua.

 

 

Lo stravolgimento del fiume. Tra quelli che seguono la vicenda da vicino, vivendola in prima persona, c’è Mino Patelli, l’uomo che da anni si prende cura delle oche del Serio. «Le oche stanno bene, le modifiche al fiume non sono un problema per loro. Il problema riguarda proprio il fiume. Da vent’anni era stato stabilito un rilascio minimo che riempiva d’acqua il braccio destro. Io stesso ci andavo a pescare. Ora è un ammasso di sassi, sono persino cresciuti gli alberi». La causa è l’installazione della centralina idroelettrica sulla sponda di Villa di Serio, che si appropria mediamente di quasi 8 mila litri d’acqua al secondo, producendo circa 180 kW. Per garantire la produzione hanno modificato la cascata, alzando la traversa di circa 20 centimetri. «E adesso la pozza sottostante alla cascata si è abbassata di un metro e mezzo, anche se avevano promesso che l’avrebbero alzata di 9 centimetri. Prima era un lago, ora è una piccola pozza abitata da un’oca solitaria». L’accusa a S.H.E. è di non aver rispettato il parametro fondamentale, ovvero la garanzia di un deflusso costante di 2.390 litri al secondo in sfioro sulla traversa costituente l’opera di presa e in parte attraverso la scala di risalita dell’ittiofauna. In parole povere, si doveva assicurare la pienezza della cascata e la risalita dei pesci lungo il corso del fiume. «Hanno fatto dei lavori a monte della cascata per consentire il giusto rilascio minimo e ora la cascata sembra più ricca, ma nei periodi di magra si dirada fino quasi a scomparire». E in tutto questo, il ramo destro del fiume è quasi perennemente in secca. «Quando ci sono le piene – spiega Patelli – il braccio destro si rinforza e torna l’acqua, ma per poco. È vero che è il punto più debole del fiume, in passato è successo che andasse in secca in condizioni di grave scarsità idrica. Ma prima della realizzazione della centralina l’acqua c’era. Per legge l’alveo del fiume non doveva essere modificato, avevano l’obbligo di mantenere in vita i due bracci, ma hanno lavorato sul ramo sinistro riducendo in secca il destro. La priorità è il fiume, così era indicato nella concessione. Come no...».

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La strage dei pesci. Dunque il braccio destro è in secca. Tranne quando ci sono piene abbondanti e in tal caso si riempie nuovamente, per poi ridursi a pozze sparse qua e là. Piene di pesci intrappolati. «A settembre ho calcolato circa 20 mila pesci morti quest’anno – continua Patelli –. Facciamo di tutto per salvarli, ce ne occupiamo soprattutto io e Giambattista Austoni, un altro grande amico del fiume. A volte giungono altri volontari che ci danno una mano portando secchi, scolapasta e colini. Il fatto è che bisogna attendere che la pozza sia praticamente asciutta, altrimenti è quasi impossibile recuperarli. Per non parlare di quando...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 59 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 25 ottobre. In versione digitale, qui.

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