Nel 2012 i primi problemi

La puzza (velenosa?) dell’Idra A Stezzano non si respira

La puzza (velenosa?) dell’Idra A Stezzano non si respira
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Un paio di settimane fa l'aria è tornata a farsi irrespirabile in via Mascagni, a Stezzano. Per alcuni giorni una puzza fortissima si è diffusa nei dintorni della ditta Idra, tanto da rendere necessari due interventi del Vigili del fuoco e dell'Arpa. Raccontano i residenti, Livia Zanoni e Luca Lo Forte: «Quando sono arrivati giovedì 27 luglio, i Vigili stessi hanno detto subito che era impossibile respirare. La ditta si è rifiutata di farli entrare; è arrivato allora il comandante con la strumentazione adatta alle misurazioni. Ma questi strumenti sono andati in tilt, per cui è stata chiamata l'Arpa che è rimasta per parecchie ore». Ora bisognerà attendere i risultati delle analisi.

Cos'è l'Idra. La fonte di questi odori molesti, che penetrano nelle case della zona, va ricercata nelle attività dell'azienda Idra, al civico 7. Questa la presentazione che la ditta fa di sé: «Idra si occupa della bonifica di cisternette dagli anni Novanta. Fin dalla sua nascita, Idra ha scelto di lavorare con una mentalità industriale, intuendo fin da subito l’importanza di reimmettere sul mercato imballaggi di plastica dopo il loro primo impiego, e non solo materiale ex novo. Un’intuizione che nel corso degli anni si è rivelata vincente, con l’aumento dei costi di produzione da materia prima e con la stratificazione del mercato, sempre più attento all’ambiente, ma anche al risparmio. La tecnologia sviluppata ha permesso all’azienda di offrire un prodotto perfettamente riutilizzabile, senza più traccia dei prodotti precedentemente contenuti, siano essi liquidi di provenienza alimentare o chimica. Idra adotta metodi differenti a seconda dell’uso precedente delle cisternette ottenendo una rigenerazione completa o, nel caso la materia plastica non abbia i requisito minimi di bonifica, una sostituzione delle parti testate e ritenute troppo compromesse».

 

 

Il comitato e i risultati. I cittadini residenti nella via Mascagni e nelle zone limitrofe tuttavia hanno riscontrato problemi di forti puzze fin dal 2012. Si sono quindi costituiti in un comitato, denominato «Respira Stezzano». Ne parla Livia Zanoni: «Questi trattamenti alle cisternette vengono fatti dal 2012; in sostanza vengono ripulite da sostanze chimiche pericolose, ma prima del trattamento vengono stoccate all’esterno. Tra luglio e agosto 2012 abbiamo avuto i primi periodi con aria irrespirabile, per una ventina di giorni. Ci siamo quindi riuniti in comitato per tutelarci e abbiamo chiesto aiuto agli enti del caso, dal Comune alla Provincia, all'Arpa. Grazie a questo attivismo abbiamo ottenuto i primi risultati: gli odori molesti per periodi prolungati sono progressivamente spariti, pur ritornando ciclicamente con episodi isolati, ma pur sempre caratterizzati da odori molto forti, anche di notte».

Dopo le prime azioni del comitato, qualche passo incontro ai cittadini è stato fatto. Prosegue Livia: «Nel 2012 si sono scusati dicendo che non sarebbe più successo. Anche le cisterne stoccate fuori all'aperto sono inizialmente sparite, ma ora ce le troviamo di nuovo lì. Oltre al lavaggio con sostanze chimiche, è presente una vasca di decantazione con fanghi per far precipitare i residui, ma questa si trova fuori, all'aperto. Il sindaco e la Provincia hanno fatto controlli e richieste, ma se oggi il problema si è ripresentato identico, significa che qualcosa non è andato nel verso giusto».

 

 

L'impatto sulla zona abitativa. Ciò che pare assurdo e inspiegabile è la posizione di una ditta di questo tipo: in una via residenziale, a pochi metri da condomini. Spiega Zanoni: «Siamo in una zona con molte abitazioni e parchi per bambini. Trattamenti del genere andrebbero fatti in zone isolate o comunque in contesti industriali. Le due palazzine gialle, quelle più vicine all'Idra, sono state edificate dopo l'apertura dell'azienda. Ma ricordo che questo tipo di lavaggio chimico viene fatto dal 2012; sarebbe stato opportuno quanto meno un confronto coi residenti della via». In questi anni il comitato è stato paziente e ha aspettato, ma ora è giunto all’esasperazione: «Queste attività limitano la nostra libertà: siamo obbligati a tenere chiuse le finestre, ma gli odori entrano comunque, penetrano dalle fessure e dai condotti di areazione. Le case sono invase e molti abitanti hanno manifestato sintomi di malessere. Questo odore come di petrolio ristagna dappertutto, nelle case, nelle automobili, nelle cantine». Sull'attività del comitato: «Avremmo dovuto restare più sul pezzo, invece abbiamo cercato di essere concilianti e fiduciosi. Anche perché sono intervenuti Asl, Arpa, Provincia e Comune. Ma al ripetersi di questi fatti ci sentiamo davvero impotenti e anche un po' ignorati, non importanti».

 

 

Una mancata tutela. Eppure non sembra essere un problema lieve, o temporaneo: «Le soluzioni possibili sono due, a nostro modo di vedere: o vengono modificate le strutture in modo da impedire completamente la fuoriuscita di questi odori terribili, oppure l'azienda dovrebbe prendere in considerazione l'idea di spostarsi in un luogo più consono alle sue attività». Le istituzioni da che parte stanno? «Hanno cercato di mediare tra noi cittadini e la ditta. Ma di fronte al ripetersi dell'inconveniente ci viene da pensare che forse non sono stati così incisivi. Ci sentiamo presi in giro e speriamo di avere il supporto delle istituzioni rispetto alle iniziative che intraprenderemo in futuro. La nostra non è una provocazione, niente affatto. Si tratta del tentativo di tutelare la collettività, rispetto a temi fondamentali come la salute dei cittadini e il rispetto dell'ambiente».

Rifiuti pericolosi. Una questione che fa molto riflettere il comitato riguarda la provenienza di queste cisterne. Riferisce Luca Lo Forte: «Arrivano tir da tutta Europa. Io mi chiedo come mai vengano qui, in una ditta così piccola. Non ce ne sono altre che fanno questi trattamenti?». Le analisi fatte nel 2012 parlavano di valori medio alti, ma comunque entro i termini di legge: «L'unico elemento che sforava i limiti era il Toluene. Ma un conto sono i valori oggettivi, un altro il grado di tollerabilità delle persone. Bisogna tenere conto di entrambi. Ora attendiamo gli esiti delle nuove analisi. Queste sostanze sono pericolose, su questo non ci piove. Ho fotografato il simbolo R su fondo giallo che indica proprio i rifiuti pericolosi. Inoltre, vengono fatte decantare tutte insieme nella vasca, posta all'esterno. Così come sono stoccate all'esterno le cisterne, dopo un primo periodo in cui erano state portate dentro. E su alcune di esse si vedono dei residui, che col caldo possono evaporare e diffondersi». Mercoledì 2 agosto il comitato ha presentato una denuncia ai Carabinieri.

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