E poi la burocrazia folle

È arrivato il momento di abolire il costoso Consorzio di Bonifica

È arrivato il momento di abolire il costoso Consorzio di Bonifica
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Il prossimo mese, tutti i cittadini di Bergamo e dintorni proprietari di un immobile, che sia un garage o una villa, riceveranno a casa la cartella del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca da pagare. In totale, i consorziati (perché lo siamo tutti, anche se controvoglia) sono trecentomila. Per circa centoventimila però ci sarà un’amara sorpresa: un aumento tra il sette e l’otto per cento. Circa dieci euro. Che non sono chissà che roba, ma restano un fastidioso esborso in favore di uno degli enti che certo non risulta essere nella top 10 dei più amati.

 

[Franco Gatti, presidente del Consorzio di Bonifica]

 

Colpa dei «lavori straordinari». I motivi dell’aumento, stando a quanto riferito dal presidente del Consorzio, Franco Gatti, sono legati ai «lavori straordinari» compiuti nell’ultimo anno dall’ente in alcune zone del territorio di sua competenza. Lavori che ammontano a 3,5 milioni di euro e che, per buona parte, saranno dunque pagati dai consorziati residenti nelle aree interessate. Tra queste c’è anche Longuelo, il quartiere che il 26 giugno 2016 fu colpito da una violentissima bomba d’acqua che mise in serio pericolo l’incolumità di molti e si lasciò alle spalle danni (materiali e psicologici) stimati in quasi tre milioni di euro conseguenti agli allagamenti seguiti ai nubifragi. Il reticolo idrico della zona, infatti, non fu in grado di sopportare la massa di acqua. Evento che si ripeté, fortunatamente senza le stesse conseguenze, un anno dopo. Ben presto si appurò che a causare gli allagamenti nella zona parteciparono, oltre alla pioggia, i mancati lavori di manutenzione, ad esempio, della roggia Curna e di altri canali idrici della zona. In altre parole, fu colpa dell’incuria di anni. Incuria di cui il Consorzio di Bonifica fu ritenuto in parte responsabile. A distanza di ben tre anni da quei fatti, quindi, i bergamaschi si vedono costretti a pagare per dei lavori che si sarebbero dovuti fare da tempo, e che avrebbe dovuto svolgere anche un ente che si sostiene per buona parte proprio grazie alla “tassa” che i bergamaschi pagano ogni anno. Non stupisce, dunque, che l’annuncio degli aumenti abbia alzato un polverone, con il Comune di Bergamo, i consiglieri regionali e diversi parlamentari che si sono subito messi in moto per chiedere al Consorzio di rivedere la decisione.

 

[L'alluvione a Longuelo del 26 giugno 2016]

 

Evitare la beffa agli alluvionati. Dopo qualche evitabile polemica prettamente politica, il presidente Gatti ha annunciato che nel prossimo Cda (in programma a giorni) chiederà di evitare i rincari almeno per le persone che nel 2016 furono colpite dall’alluvione. Inizialmente l’idea era escludere gli aumenti per tutti coloro che, secondo la certificazione di un ente pubblico, hanno subito dei danni. Una misura teoricamente giusta, ma praticamente di minimo impatto, visto che avrebbe riguardato pochissime persone. Trentatré per la precisione, ovvero quelle che dopo anni di braccio di ferro con la burocrazia hanno resistito, perseverato e si sono viste dare l’ok ai rimborsi. Da qui il successivo annuncio di Gatti sulle pagine de L’Eco di Bergamo: «Abbiamo pensato di escludere tutti gli alluvionati (250 persone, membri del Comitato nato dopo l’alluvione, ndr) che hanno almeno presentato domanda per il risarcimento al Comune o in Regione. E abbiamo pensato a una misura più forte: sgravarli completamente dal tributo». In altre parole, per loro nessuna tassa da pagare al Consorzio, almeno nel 2019.

La folle burocrazia per i rimborsi. Sperando che dalle parole si passi finalmente ai fatti, questa pare una soluzione di buon senso. Anche perché i trentatré irriducibili alluvionati che sono riusciti a superare la palude burocratica per accedere ai rimborsi non hanno ancora raggiunto il loro obiettivo: prima di poter accedere ai...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 7 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 4 aprile. In versione digitale, qui.

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