«Il loro ad, Iacono, è di di gomma»

Trenord è una cosa vergognosa. Peccato che Trenitalia se ne freghi

Il sistema ferroviario lombardo è al collasso. Intervista all’assessore regionale Terzi, che spara a zero sul socio della Lombardia nella società

Trenord è una cosa vergognosa. Peccato che Trenitalia se ne freghi
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di Andrea Rossetti

Per capire di che cosa si sta parlando, bisogna partire dai numeri. In Lombardia, ogni giorno il sistema ferroviario “muove” circa 802 mila persone. L’intera rete è composta da oltre duemila chilometri di binari, di cui 1.740 di proprietà (e gestione) di Rete ferroviaria italiana (Rfi) e 320 di proprietà (e gestione) regionale, per i quali la Regione eroga ogni anno circa novanta milioni di euro per la manutenzione. I treni utilizzati quotidianamente sono 330, a fronte di una flotta complessiva di Trenord pari a 397 treni. Di questi, la metà arrivano da Trenitalia, socio al cinquanta per cento. Questa metà ha un’età media di 32 anni, con punte di addirittura di 45. L’altra metà della flotta, invece, è conferita dall’altro socio al cinquanta per cento, ovvero Ferrovie Nord, di proprietà della Regione. Questi treni hanno un’età media di nove anni. Regione Lombardia, inoltre, ha investito recentemente 1,6 miliardi di euro per l’acquisto di 176 nuovi treni: i primi arriveranno tra poche settimane, gli ultimi nel 2024.

 

 

Per il contratto di servizio con Trenord, Regione investe cinquecento milioni di euro (comprensivi dei 110 milioni di pedaggio pagato a Rfi), mentre lo Stato quasi nulla. Per intenderci: il Fondo nazionale trasporti (finanziamenti statali per bus, metro, treni, ecc...) destina alla Lombardia solo il diciassette per cento delle risorse complessive (856 milioni nel 2018), nonostante la popolazione lombarda sia pari al 19,2 per cento della popolazione nazionale e il Pil regionale sia pari al 22 per cento di quello dell’intero Paese. Tutto questo per capire quanto sia grande (e spinoso) il tema Trenord. E quanta responsabilità abbia sulle proprie spalle l’assessore regionale ai Trasporti e alle Infrastrutture, che oggi è la leghista Claudia Terzi, bergamasca ed ex sindaco di Dalmine. La quale, nelle ultime settimane, ha deciso di indossare l’elmetto e attaccare a testa bassa i suoi soci statali in Trenord, responsabili, a suo dire, dei quotidiani disagi che i pendolari lombardi si vedono costretti ad affrontare.

Assessore, ha visto il volantino che ha diffuso il Pd tra i pendolari?

«Sì. Hanno usato una foto che non mi fa onore. Una foto vecchissima e bruttissima».

Estetica a parte, addossano ogni responsabilità a lei e al governatore Fontana. È o non è colpa vostra?

«Regione Lombardia, obiettivamente, porta la responsabilità di una mancata programmazione di Trenord negli anni passati rispetto a tutta una serie di criticità, come ad esempio la questione del personale. Un problema che c’era e che ha creato molti disagi nei mesi scorsi, ma a cui abbiamo posto rimedio. Nel 2018 il sistema era saltato, ora le cose vanno meglio».

Meglio? Non sembra.

«Da quel punto di vista, sì. Però non era l’unica criticità. C’è anche il tema dei treni troppo vecchi. Ma anche qui siamo intervenuti».

Di treni nuovi ancora non se ne vedono...

«Regione, come socio di Trenord al cinquanta per cento, ha investito ben 1,6 miliardi nell’acquisto di 176 nuovi treni».

 

 

Che arriveranno entro il 2024.

«No, i primi sono in arrivo e saranno in circolazione già a gennaio. Nel 2024 verrà completata la fornitura».

Stiamo parlando di cinque anni d’attesa.

«Ha ragione, ma più di due al mese non ne producono. Quando ho chiesto all’amministratore delegato di Hitachi se ce ne potevano consegnare di più subito, mi ha dato della matta (ride, ndr). Il vero problema del sistema ferroviario lombardo, comunque, oggi è l’infrastruttura. E quella non dipende da noi, ma da Rfi. Il fatto è che presto avremo dei treni belli, comodi e con il wi-fi e le telecamere di sicurezza, ma che non potranno viaggiare a pieno regime perché i problemi dei passaggi a livello e dei binari ci saranno ancora».

Al riguardo, recentemente lei è stata molto dura. Ha parlato di «situazione insostenibile», di «disservizi inqualificabili».

«È quello che penso. Tutte le mattine ho il bollettino di guerra dei passaggi a livello bloccati o chiusi. La scorsa settimana, il giorno dopo che hanno fatto interventi di manutenzione, lo svincolo di Milano Greco Pirelli era di nuovo ko. Giovedì scorso il sistema software di Milano Centrale è saltato ed è stato fermo dalle 17.30 alle 23.30. Ditemi voi se è possibile. Centrale fa girare praticamente l’ottanta per cento dei treni lombardi. È assurdo, dai».

Quindi la colpa è di Rfi. Ha avuto risposte?

«Risposte no, cenni sì. Il direttore Gentile mi ha chiamata per fissare un appuntamento. È già qualcosa».

Suo socio in Trenord, però, è Trenitalia.

«Macché, da loro tutto tace. Il dottor Orazio Iacono è fatto di gomma. Anzi, di bronzo. Tutto gli scivola addosso. Io non ho contatti con Trenitalia. Sono miei soci ma non mi...

 

Articolo completo a pagina 7 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 28 novembre. In versione digitale, qui.

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