Effetto Cesenatico

Tutti questi turisti han fatto male alla buona tavola di Città Alta

Tutti questi turisti han fatto male alla buona tavola di Città Alta
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Qualche settimana fa mi è capitato di ospitare un amico di passaggio per Bergamo, un amico appassionato di buon mangiare che non disprezza la conoscenza di una città anche dal profilo culinario. Un amico che condivide il motto: non puoi dire di conoscere veramente una città finché non sai dove andarci a mangiare.

Il giorno successivo ha preteso, come è logico, il classico giro turistico per Città Alta e, come tutti i neofiti delle Mura, ha avuto la classica reazione entusiasta del turista impreparato che non immagina nemmeno che Bergamo sia una piccola perla.

Tutto bene fino al momento della fatidica domanda: «Dove andiamo a mangiare?». Con aria saccente, ho alzato senza riflettere il dito, pronto a dispensare il prezioso consiglio mangereccio, ma, con grande imbarazzo, la mente mi è rimasta vuota. Ho iniziato a elencarmi nella testa i possibili indirizzi. Niente. Più ci pensavo e meno riuscivo a richiamare alla mente un posto, carino, sfizioso, anche semplice dove portarlo in Città Alta. Un posto che lasciasse un buon ricordo. Macché.

Mi sono guardato attorno ma è stato peggio. A destra uno che vende patate fritte. E basta. A sinistra una gastronomia poco invitante con qualche trancio di focaccia molto triste. Ovunque orde di turisti in pantaloncini, t-shirt e cappellini colorati che leccano gelati fluorescenti e panini di dubbia bontà. Mi affaccio a una vetrina: casoncelli confezionati. Sbircio un menù sulla Corsarola: sembra la carta di un ristorante di Cesenatico. Niente. È impossibile che non ci sia nemmeno un posto per fare bella figura. Eppure...

Che l’esplosione turistica ci abbia costretto a questo? Di certo le cose non stanno proprio così, ma tutti questi turisti affamati hanno di sicuro fatto un po’ male alle tavole della passeggiata storica. Lasciarsi andare è un attimo.

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