Buona scuola, un passo indietro

Un altro bel pasticcio per la scuola

Un altro bel pasticcio per la scuola
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Il pasticcio questa volta è stato assolutamente premeditato: il 2 gennaio il nuovo ministro per l’Istruzione Valeria Fedeli ha infatti firmato un accordo con i sindacati che si rimangia quanto stabilito nella riforma della Buona Scuola. L’accordo permetterà a tutti gli insegnanti, neoassunti e non, di presentare domanda di trasferimento già la prossima estate, aggirando il vincolo triennale che aveva fissato la riforma Giannini. In sostanza si torna indietro, seminando nuovo caos nelle scuole che già avevano dovuto affrontare a inizio anno una girandola di nuove nomine, in gran parte di professori con “mal di pancia”.

 

 

I numeri della scuola. La questione è semplice, perché è una questione di numeri, come ha dimostrato una ricerca del sito specializzato Tuttoscuola. In meno di vent’anni le scuole meridionali hanno perso mezzo milione di studenti (-14 percento), mentre quelle del Centro-nord hanno riempito le aule con quasi 800mila in più (in larga parte stranieri): un incremento del 20 percento. Un fenomeno inedito per l’Italia che ha sempre visto il Sud molto più prolifico del Nord: anche questa è una delle conseguenze impercettibili ma profonde della crisi. Uno sbilanciamento aggravato da un altro dato reso noto da Tuttoscuola: «Risulta nato nel Mezzogiorno (Sud e Isole) il 78 percento dei docenti trasferiti (l’82 percento dei maestri di primaria e il 71 percento dei professori di scuola media)». In sostanza gli insegnanti ci sono dove non ci sono più alunni.

L’assunzione dei 100mila precari fatta dal governo Renzi ha ulteriormente reso più ampio questo sbilanciamento. Per ora il fenomeno è stato coperto facendo un po’ di alchimie sui numeri di alunni per classe. In sostanza ci troviamo di fronte a medie profondamente diverse da regione a regione, o meglio da Nord a Sud. Spiega sempre il dossier di Tuttoscuola: «Nella secondaria di II grado, rispetto alla media nazionale di 22,1 studenti per classe, le situazioni regionali estreme vanno dal 19,6 della Sardegna al 23,1 dell’Emilia Romagna e Lombardia». Insomma si svuotano le classi per avere più cattedre a disposizione.

 

 

Il disordine dei professori trasferiti. Ma il dato più allarmante è quello che riguarda la girandola di insegnanti che ha travolto 2,5 milioni di studenti quest’anno e che si annuncia ancor più turbolenta l’anno prossimo per via dell’accordo del 2 gennaio. Il tasso di mobilità degli insegnanti, che negli anni scorsi coinvolgeva circa un docente su dieci (una percentuale già di per sé elevata), quest’anno è esploso, si è addirittura triplicato, facendo saltare il banco della continuità didattica. Anche in questo caso sono i numeri messi in fila da Tuttoscuola a parlare. Sono 207mila docenti (sui 768.918 in organico) trasferiti nel 2016/17: il 30 percento dell’organico di ruolo degli insegnanti statali. Un movimento senza precedenti.

Qualche esempio: +200 percento rispetto ai 69mila trasferimenti dell’anno scolastico 2008-09; +267 percento rispetto ai 56mila del 2009-10; +260 percento rispetto ai 57mila del 2011-12. E tra questi il flusso maggiore è costituito dai 130mila docenti meridionali che hanno chiesto e ottenuto il riavvicinamento a casa. Si tratta di docenti meridionali che avendo preso il “ruolo” (cioè il posto stabile) al nord e poi hanno colto l’occasione per chiedere il trasferimento verso casa. Risultato: in particolare al nord si assiste a un fenomeno nuovo. Le famiglie più abbienti strappano i loro figli a questo rischio di caos e li iscrivono a scuole internazionali o li mandano all’estero, con Regno Unito in testa.

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