Alcune precisazioni

Ancora sui parapetti delle Mura Come si difende il Comune

Ancora sui parapetti delle Mura Come si difende il Comune
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Foto ©BergamoPost/Mario Rota.

 

«Si tratta di un intervento previsto e che è stato presentato a corredo del dossier di candidatura UNESCO delle Mura di Bergamo»: poche parole espresse dal Comune per chiudere definitivamente il caso sui lavori di ricostruzione del parapetto delle Mura che da San Giacomo salgono in direzione del bastione di San Giovanni, portato all'attenzione del pubblico proprio da noi di BergamoPost e diventato "nazionale" dopo che anche Vittorio Sgarbi ha ripreso l'articolo sui propri canali social portando il caso ad esempio di come l'Italia, spesso, non sia in grado di valorizzare il proprio patrimonio storico e culturale.

 

Sebbene i parapetti su cui si stanno svolgendo gli interventi non siano della stessa epoca delle Mura, ma per lo più interventi ottocenteschi, si contestava al Comune il fatto che i lavori di messa in sicurezza fossero poco coerenti con la struttura della cinta muraria. L'architetto Gian Maria Labaa, molto apprezzato in città per la profonda conoscenza dei manufatti storici, era stato molto duro: «Il problema è che questo non è il muretto di recinzione di una villetta, questo è il parapetto delle Mura Venete di Bergamo, opera che è candidata a divenire Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco! E allora, anche per questa ragione, bisogna operare con attenzione, in maniera seria, filologica, cioè rispettando i caratteri, le pietre, le disposizioni antiche. Altrimenti si fanno soltanto pasticci». Critica condivisa anche dall'associazione Italia Nostra, tra i primi promotori dei lavori. Nel numero di BergamoPost in edicola da venerdì 25 novembre, ha risposto l'assessore ai Lavori Pubblici Marco Brembilla: «Le vecchie coperture tra San Giacomo e lo spalto di San Giovanni, essendo di pietra arenaria, si sono completamente sfaldate. Quando le abbiamo sollevate, c’era solo sabbia. Per una questione di sicurezza, abbiamo deciso di intervenire, anche con l’inserimento di ferri che ne garantissero la stabilità. È naturale che ponendo quelle nuove l’effetto fosse così forte. Abbiamo dedicato la massima cura nella scelta dei materiali e la decisione è stata quella di utilizzare la pietra di Sarnico (dall’unica cava ancora attiva) che, dopo i trattamenti con tecniche di invecchiamento, si avvicinerà molto al colore di quelle precedenti».

 

 

L’assessore ha poi sottolineato la presenza e la piena sintonia sulla qualità dell’intervento da parte della Sovraintendenza: «Il dottor Napoleone segue settimanalmente i lavori e ha evidenziato, nel corso di questi giorni, alcune incongruenze, legate al mal posizionamento di alcune pietre verticali nei muretti. Abbiamo immediatamente provveduto a sostituire, ma alla fine si tratta solo di piccoli ritocchi». Nonostante il tentativo di placare la contestazione (montata soprattutto sui social), alla fine è stato il Comune stesso a decidere di intervenire attraverso un approfondito post pubblicato su Medium. Palazzo Frizzoni spiega che «i parapetti allo stato attuale si presentano, anche a osservatori poco attenti, davvero eterogenei», sottolineando come i lavori tanto criticati non siano certo una novità, tant'è che «l’ultimo intervento di rifacimento e sistemazione di tratti di parapetti è molto recente: risale al 2011, nell'area del baluardo di San Lorenzo, dove la Soprintendenza mise mano a un tratto di muretti che risultavano particolarmente danneggiati e pericolosi». Viene inoltre spiegato che le pietre rimosse, laddove possibile, verranno riutilizzate in altri lavori di sistemazione. Ma soprattutto, Palazzo Frizzoni chiarisce che «nessun danno è stato arrecato al monumento e nessun pregiudizio è stato recato al bene culturale. Nel 2017 sono previsti altri interventi, anche questi inseriti nel piano di gestione allegato al dossier di candidatura consegnato a UNESCO: si interverrà sulla piattaforma di Santa Grata, che allo stato attuale si presenta con un mix di lavorazioni e con zone particolarmente danneggiate e pietre mancanti».

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Polemica chiusa, dunque? Forse. Perché se è vero che i lavori erano necessari per mettere in sicurezza dei parapetti che rischiavano di crollare, allo stesso tempo, forse, si sarebbe potuto intervenire con maggior attenzione e delicatezza. A venire contestato, infatti, non è l'intervento in sé (promosso anzi anche dall'associazione Italia Nostra), ma le modalità e le tempistiche. Soprattutto le prime. E giustificarle facendo riferimento ad interventi del passato, talvolta addirittura più invasivi di quelli ora in atto (i parapetti al parco di Sant'Agostino, ad esempio, sono addirittura totalmente intonacati, come fa notare il Comune stesso), non è certo la soluzione. In altre parole: non ci si può scandalizzare se, dopo avercele fatte abbracciare, ora difendiamo l'integrità estetica delle nostre Mura.

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