Approvata a maggio senza troppo clamore

"Bail in", cioè le banche in crisi potrebbero attingere dai conti

"Bail in", cioè le banche in crisi potrebbero attingere dai conti
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Sotto traccia e senza particolari effetti mediatici, il 14 maggio scorso il Senato ha approvato un disegno di legge che, se passerà anche l’esame della Camera, permetterà alle banche di attingere, in caso di necessità proprie, ai conti correnti dei propri clienti che ammontino almeno a 100mila euro. Vista la larga maggioranza ottenuta a Palazzo Madama, con i soli M5S e Lega Nord a votare contro o in alcuni casi ad astenersi, è pressoché certo che anche Montecitorio darà il via libera a queste nuove norme. Una decisione che prende le proprie mosse dal “buco” di circa 190 miliardi di euro a cui oggi gli istituti di credito italiani devono far fronte.

L’aspetto normativo. Tecnicamente, questa possibilità che verrà data alla banche è detta “bail-in”: gli istituti che presentano problemi finanziari ed economici, invece di ricorrere a fonti esterne per recuperare le perdite (bail-out), potranno “scaricare” parte delle proprie perdite sui conti correnti dei propri clienti (ma solo su quelli di almeno 100mila euro). Ad imporre una misura simile fu già Giuliano Amato durante il suo primo mandato da Presidente del Consiglio e, precisamente, l’11 Luglio 1992. Allora il governo Amato emise un decreto che prevedeva, tra l’altro, il prelievo forzoso di denaro (il 6 permille) dai conti correnti bancari, con effetto retroattivo. Ai tempi scoppiò uno scandalo. La norma, assolutamente impopolare, venne giustificata affermando che il Paese si trovava in una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica. Oggi, ad essere in crisi non è la finanza pubblica, o meglio lo è ma non riguarda i correntisti, bensì le banche, che stanno accusando importanti “sofferenze”, come vuole il gergo specifico, dovute alla crisi globale e all’enorme ammontare di titoli di Stato greci che gli istituti italiani possiedono (i terzi in Europa, per quantità). D’altra parte, l’Italia non aveva molte alternative, poiché la richiesta, se non l’ordine, di approvare una legge del genere arriva direttamente dall’Unione europea, secondo il dettato della Legge di delegazione europea 2014 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione.

 

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Il precedente di Cipro, e le soluzioni extra euro. L’ultimo caso analogo avvenuto in Europa, fu quello di Cipro, di circa due anni fa. Allora, la Bank of Cyprus, in accordo con il Governo, stabilì la possibilità di un prelievo forzoso sui conti correnti, anch’essi di almeno 100mila euro, del 37,5 percento. La decisione fu conseguenza della pesante crisi finanziaria che gli istituti di credito ciprioti vivevano, e per evitare l’assalto agli sportelli da parte dei cittadini, che ovviamente non appena si sparse la notizia si fiondarono ai bancomat per portar via più soldi possibile, questi vennero chiusi per ben 12 giorni. Anche in quel caso si trattò del recepimento di una normativa europea (l’epoca era quella delle stringentissime politiche di austerità), e per questo, pochi mesi più tardi, una cinquantina di correntisti di Cipro citò in giudizio l’Unione europea, chiedendo il risarcimento di quanto perso e accusando l’Ue di violazione della proprietà privata e dei principi generali della protezione, della non discriminazione, del legittimo affidamento, e di proporzionalità sanciti nel diritto europeo.

I Paesi fuori dall'Euro. Peraltro, per quanto riguarda i Paesi fuori dalla zona Euro, di fronte a sofferenze bancarie, a farsi carico della situazione sono le banche centrali: negli Usa, dopo la crisi finanziaria del 2008, è stata la Fed ha salvare le banche americane, stampando moneta; analogamente, in Gran Bretagna, la Bank of England ha comprato i titoli marci della banche inglesi. Ma per il momento, né la Bce né la Banca d’Italia sembrano essere intenzionate a muoversi in questo senso.

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