Chi deve renderli indietro?

Com’è che diversi cittadini devono restituire gli 80 euro

Com’è che diversi cittadini devono restituire gli 80 euro
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Era stato il colpo ad effetto piazzato immediatamente dopo l’insediamento a Palazzo Chigi, il motivo principale per cui, dicono le male lingue, il Pd abbia ottenuto lo straordinario risultato elettorale delle Europee 2014 (più del 40 percento), nonché uno dei sostegni più saldi su cui il Premier si appoggi nel momento in cui deve rendere conto dei suoi primi due anni di Governo: gli 80 euro che Matteo Renzi ha messo mensilmente nelle tasche di 11,2 milioni di italiani sono un po’ lo stemma distintivo dell’attuale esecutivo. Presentati come la più importante manovra di riduzione delle tasse dell’intera storia repubblicana, sono tornati alla ribalta della cronaca in questi giorni dopo che diverse centinaia di migliaia di cittadini sono stati informati che una parte del denaro ricevuto attraverso questo appariscente bonus dovrà essere restituito allo Stato. Ma come è possibile? Era tutta una presa in giro allora? La risposta è chiaramente no, e presuppone alcune motivazioni di carattere fiscale a cui, se proprio si vogliono far le pulci al Governo, effettivamente si poteva stare più attenti nel momento in cui i celeberrimi 80 euro vennero gettati nella mischia.

 

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Il meccanismo degli 80 euro. Tecnicamente, il bonus degli 80 euro mensili è un credito di imposta sull’Irpef, che il Governo ha voluto riservare a tutti i lavoratori dipendenti con un reddito medio-basso, ovvero non superiore ai 24mila euro lordi annui. Di converso, però, paradossalmente ne sono stati esentati tutti coloro che non arrivano agli 8mila euro lordi all’anno. Parrebbe un’assurdità, ma la giustificazione è tutta nella natura giuridica del bonus: essendo, come detto, un credito d’imposta, coloro che guadagnano una cifra così esigua non hanno titolo per ottenerlo, poiché già esentati, di per loro, dal pagamento di qualsiasi tipo di imposta. Tutto ciò sottintende che, naturalmente, nel momento in cui un cittadino dovesse o superare la soglia massima di reddito o scendere al di sotto di quella minima, risulterebbe automaticamente esentato dal percepire gli 80 euro.

Scattano le esenzioni. Lunedì 30 maggio il Ministero delle Finanze ha reso noti i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi dell’anno 2015, con tanto di tabella riassuntiva circa la redistribuzione del bonus degli 80 euro. Emergeva che 11,2 milioni di italiani hanno usufruito di questo particolare credito di imposta, e che, di questi, il 12,5 percento, ossia 1,4 milioni, dovranno restituirlo tutto o anche solo in parte. Nello specifico, 651mila contribuenti ne restituiranno solo una porzione in quanto passati al di sopra del tetto massimo dei 24mila euro lordi annui ma al di sotto dei 26mila, mentre altri 457mila che hanno sconfinato invece i 26mila euro lordi dovranno restituirlo tutto, al pari di ulteriori 341mila che, passati al di sotto degli 8mila euro per ridimensionamento contrattuale o per un qualche altro motivo, non avevano più titolo per ricevere gli 80 euro, poiché, non pagando in assoluto le tasse, non possono come detto godere di alcun credito di imposta.

 

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Nessuna fregatura, ma un piccolo pastrocchio. Non c’è stato, dunque, alcun tentativo da parte del Governo di gabbare i cittadini, anche perché fin dall’ingresso del bonus le condizioni relative ad eventuali sconfinamenti erano pubblicamente dichiarate. Certo è che se, per esempio, invece che a scansione mensile gli 80 euro fossero stati rilasciati a cadenza annuale in tranche uniche da circa mille euro, si sarebbe evitato il problema della restituzione. Ma si capisce come ricevere soldi in più 12 volte l’anno invece che una, pur con la dovuta differenza di quantità, fa tutto un altro effetto. Senza considerare che, forse per la fretta di giungere al lancio del bonus in tempo per le Europee, gli 80 euro sono stati classificati, a bilancio, come aumento delle spese, e quindi in realtà, da un punto di vista schiettamente formale, non risultano come effettiva diminuzione della pressione fiscale.

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