Presente anche il sindaco Gori

Cosa ha detto Enrico Mentana al forum sui giovani del Comune

Cosa ha detto Enrico Mentana al forum sui giovani del Comune
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Enrico Mentana, noto giornalista e direttore del TG La7 nonché "editore" del nuovo sito d'informazione Open, ha dialogato ieri (martedì 22 gennaio) a Bergamo con Gianpiero Kesten, produttore radiofonico e conduttore del programma Pionieri – inventarsi la vita su Radio Popolare. L’incontro, che ha avuto luogo al Polaresco, si è inserito nel progetto del Comune di Bergamo intitolato #FuturoProssimo, forum su giovani e lavoro che sta coinvolgendo 35 giovani bergamaschi. Presente all’incontro anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo.

 

 

Evoluzione del mondo del lavoro. Tema centrale del pomeriggio è stato il rapporto tra giovani e lavoro, di cui Mentana ha subito evidenziato l’evoluzione: «La mia generazione è fatta di persone che se appena avevano qualche talento riuscivano ad arrivare dove volevano: nel mondo del lavoro c’era spazio per tutti. Oggi questo è impensabile». Secondo il direttore, un reale turnover tra generazioni difficilmente si realizzerà: i giovani, in buona parte, non potranno sostituirsi ai futuri pensionati. Le nuove tecnologie stanno infatti cambiando i luoghi di lavoro, riducendo il numero di dipendenti necessari, ma non solo: «Semplicemente, molte aziende non tirano più, compresa quella dell’editoria». Oggi un giovane sa cosa accade nel mondo in tempo reale, gratuitamente, grazie allo smartphone, perché dovrebbe andare in edicola a comprare un giornale e a leggere cose scritte da sessantenni per sessantenni?.

Open. Una risposta di Mentana alla desolante situazione giovani-lavoro è stata la creazione, lo scorso dicembre, di Open, il giornale online dei giovani e per i giovani. Partendo dai 15mila curricula ricevuti, Mentana ha selezionato venti persone che ha assunto con contratto regolare di praticantato, a sue spese: è lui a finanziare tutto il progetto. Il giornale non ha scopo di lucro, gli utili vengono infatti totalmente reinvestiti nel sito con l’obiettivo di dare spazio a un crescente numero di giovani collaboratori. Il nuovo giornale nasce da una consapevolezza precisa: «Siccome ho avuto tanta fortuna e tanto successo, e vedo che i giovani non lo possono avere nello stesso settore, ho deciso di restituire qualcosa alla società». Ma questa non è soltanto un’operazione di beneficenza, solidarietà o sdebitamento generazionale: con i suoi soldi, Mentana fa lavorare giovani che sono in grado di fornire un prodotto interessante per altri giovani, che si avvicinano così al mondo dell’informazione. Insomma, i giovani possono avere notizie scritte da qualcuno che li conosce e capisce e per questo essere più stimolati a informarsi. Il vantaggio non è soltanto per chi lavora al giornale, ma anche per chi ne fruisce.

 

 

Italia: quale futuro? Nel 2018, in Italia il numero degli over 65 ha superato il numero degli under 30 (dato emerso dalle ricerche dell’Istituto Carlo Cattaneo, basate su dati Istat). I giovani sono in minoranza: politiche a loro favore non sono convenienti per chi governa e vuole mantenere il consenso, che dipende maggiormente dall’Italia “vecchia”. Anche per questo, la società attuale è incapace di soddisfare le aspettative dei giovani, soprattutto in termini professionali: il dramma è non riuscire a trovare un impiego in linea con la propria storia scolastica e accademica. I giovani italiani – racconta Mentana – vivono una situazione di duplice dipendenza: dagli aiuti dello Stato, come il recente reddito di cittadinanza, e dalla famiglia. Quest’ultima è il «nuovo welfare»: i genitori provvedono economicamente a coprire le spalle ai figli disoccupati. È un assistenzialismo che, oltre a tenere i giovani sempre più «accoccolati» alle proprie famiglie, impedisce la creazione di un antagonismo allo status quo, indispensabile per la rivendicazione dei propri diritti, primo fra tutti quello al lavoro. Anche in questo caso, sono evidenti le differenze tra generazioni: le lotte giovanili degli anni Sessanta sono state il risultato di una forte contrapposizione tra giovani e politica, basata su grandi ideali, oggi assenti: «Quello che mi spaventa di più della realtà italiana è che nessuno parla di futuro». Esiste una sorta di pensiero unico – che in economia, ad esempio, ha i suoi due opposti nel sovranismo e nel globalismo – che impedisce la creazione di idee reali per una società nuova. Al centro del dibattito anche il tema della scuola: lontana dal mondo del lavoro e gestita da insegnati che hanno in media un’età compresa tra i cinquanta e i sessanta anni, veicola spesso l’idea di un mondo che appartiene al passato.

Soluzioni. Il cambiamento dovrà partire dai giovani: sono loro ad avere gli strumenti per immaginare il futuro, più di ogni altra generazione precedente. Enrico Mentana sottolinea l’esigenza di fare rete, di affrontare collettivamente le sfide e, contemporaneamente, di coltivare uno spirito antagonista e di confutazione verso le generazioni precedenti: «I giovani spesso tentano di imitare quello che è stato fatto dai “grandi”. Questo funziona se l’obiettivo è copiare». L’innovazione, invece, chiede di saper pensare in modo diverso, nuovo. Collettivamente e a livello politico, bisognerebbe portare avanti una seria discussione culturale che produca delle linee guida verso un reale progresso: il nostro Paese deve uscire dal meccanismo delle «mance di Stato» e puntare, in particolare, alla valorizzazione delle eccellenze. Il primo passo che i giovani possono fare è prendere coscienza della situazione attuale. E poi, da lì, inventarsi insieme il futuro.

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