Quando aveva 15 anni fu profugo in Australia

Dionysis, il panettiere di Kos che regala il pane ai migranti

Dionysis, il panettiere di Kos che regala il pane ai migranti
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Il suo nome è Dionysis Arvanitakis, ha 76 anni e di professione fa il panettiere. Ma non è un panettiere qualunque. Il signor Arvanitakis, sull’isola di Kos dove vive, distribuisce pane ai profughi. Lo prepara nel suo forno sul lungomare, nel centro di Kos, lo carica sul furgone e lo porta a quanti arrivano da Siria, Iraq, Afghanistan, a nuoto o sbarcando dai barconi della speranza, che spesso si trasformano in barconi della morte.

Esempio per l’Europa intera. La sua figura e la sua accoglienza sono diventate un simbolo, un’icona presa in prestito anche dal presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker per definire cosa dovrebbe essere l’Europa: «Un panettiere che dà da mangiare alle anime stanche e affamate». Ogni giorno il signor Arvanitakis prepara in media 100 chili di pane, dolci e biscotti in più rispetto a quando non c’era ancora l’emergenza profughi sull’isola.

 

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Pane per tutti. Da quando Kos è diventata la prima meta per quanti cercano di entrare in Europa, per il signor Arvanitakis è cominciato un continuo avanti e indietro dal forno, a bordo del suo furgoncino bianco che fa su e giù per le piste ciclabili dell’isola. Prima tappa è la stazione di polizia di fronte al porto. Qui incontra ogni giorno volti nuovi e quelli più famigliari dei profughi in attesa dei documenti per andare in un altro Paese europeo. Molte delle persone aiutate si adoperano per dare una mano al fornaio di Kos nella distribuzione del pane. Maglietta bianca d’ordinanza e il grembiule cinto ai fianchi, il panettiere aiuta chiunque, e si stima che siano più di 200mila le persone approdate sull’isola quest’anno.

Un rituale quotidiano. Ormai si è creata una specie di rituale quotidiano, a pochi passi dal platano di Ippocrate. All’ombra di questo platano, il padre della medicina, nato a Kos intorno al 460 a.C., si dice che insegnasse ai suoi studenti l’etica medica e come prendersi cura degli altri. La tradizione vuole che anche l’apostolo Paolo abbia insegnato sotto questo ombrello frondoso. Oggi Ippocrate non c’è più, ma c’è il signor Arvanitakis, che distribuisce pane e dolci e incarna alla perfezione l’idea di accoglienza e di cura degli altri. Quando il pane non basta, lo spezza in due.

 

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Dovere morale. Negli anni Cinquanta era lui, Dionysis, a essere l’immigrato, il profugo, che sbarcò su un’isola in cerca di una vita possibile, in fuga dalla miseria del Peloponneso alla volta dell’Australia. Dionysis Arvanitakis, 60 anni fa, ce la fece. Aveva 15 anni, la sua famiglia, contadini con otto figli, pativa la fame. Avevano deciso di scappare dalla miseria, si imbarcarono su una nave per un viaggio di oltre 40 giorni, al termine dei quali approdarono in Australia. Dionysys è così scappato dalla miseria e ha trovato un modo per riscattarsi, anche se non è stato facile per lui che non parlava nemmeno una parola di inglese e non conosceva nulla di questo nuovo mondo. E così oggi si sente in dovere di aiutare gli altri, perché solo chi ha patito la fame sa cosa provino quanti arrivano a bordo dei barconi. «Quando sono arrivato non sono riuscito a trovare un lavoro perché non parlavo inglese», racconta a La Stampa, «e in quei mesi ho capito cosa fosse la fame. Chi non l’ha mai patita non può capire cosa provano quelle persone. Io sono stato come loro».

Una tradizione di famiglia. Il suo forno oggi è una delle botteghe più importanti di Kos, e viene gestito dal signor Dionysis insieme al figlio Stavros, ed esiste dal 1970. È stato in quell’anno, infatti, che l’uomo ha deciso di tornare in patria dopo un lungo periodo in Australia, durante il quale ha imparato l’arte della panificazione e ha mosso i primi passi nel mondo dell’imprenditoria. Ha lavorato sodo, si è sposato ed è riuscito a mettere da parte un po’ di soldi, che gli sono serviti per tornare in Grecia e aprire il suo negozio. Oggi Dionisys ha tre figli, e la sua famiglia ha proseguito la tradizione di panificazione avviata dal padre e possiede sette forni sull’isola. Quello del lungomare, però, da cui viene sfornato il cibo per i profughi, è il più antico, quello che ha permesso a Dionysis di fare fortuna in patria.

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