Prelevato il Dna dei parenti

Il mistero della scomparsa di Ylenia che potrebbe essere a una svolta

Il mistero della scomparsa di Ylenia che potrebbe essere a una svolta
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L’ex "coppia più bella del mondo" (sicuramente di quello della musica), quella composta da Albano Carrisi e Romina Power, è tornata a far parlare di sé, purtroppo per un motivo ben diverso dal pettegolezzo da cronaca rosa o dalla musica. Sembra infatti che vi sia una novità rilevante nel caso che riguarda la scomparsa della loro primogenita, Ylenia Maria Sole Carrisi. Per decenni sono state formulate ipotesi, si sono interrogati testimoni più o meno attendibili, sono state avanzate supposizioni senza però mai giungere a una soluzione: Ylenia, dal 31 dicembre 1993, sembra essere sparita nel nulla e le ultime persone che sono entrate in contatto con lei hanno sempre rilasciato dichiarazioni poco attendibili o che non hanno portato da nessuna parte.

 

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L’inizio della vicenda. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, Ylenia Carrisi stava frequentando un corso di letteratura presso il King’s College di Londra. In quel periodo incominciò a pianificare un viaggio attorno al mondo, da sola e senza valigia. Voleva partire con uno zaino contenente lo stretto necessario e un diario. Nel 1993 sospese gli studi, tornò in Italia e vendette tutto quello che possedeva per finanziare il suo progetto. Di lì a poco partì alla volta del Sudamerica. Nel dicembre dello stesso anno, il fratello Yari volle fare una sorpresa alla sorella e atterrò nella città di Guayaquil, in Ecuador, dove però scoprì di essere arrivato con un giorno di ritardo, dato che Ylenia aveva lasciato il Paese per New Orleans. L'1 gennaio 1994 (data italiana) la famiglia ebbe l’ultima conversazione telefonica con la ragazza, che allora si trovava in Louisiana. Da allora, 31 dicembre 1993 (data americana), di lei si perse ogni traccia.

 

 

Masakela, un personaggio molto oscuro. Circa sei mesi prima, in un viaggio coi genitori, Ylenia aveva conosciuto a New Orleans Alexander Masakela, un trombettista di strada. L’uomo non piaceva né ad Albano né a Romina, e a ragion veduta. Testimonianze raccolte dopo la denuncia della scomparsa della giovane donna hanno rivelato come Masakela abbordasse ragazze per drogarle e violentarle. Nelle ore immediatamente successive alla scomparsa della giovane, I sospetti della famiglia di Ylenia, ovviamente, ricaddero subito su questo oscuro personaggio. Pare che il musicista sia stato l'ultimo ad aver visto la ragazza prima che sparisse nel nulla, ma quando le ricerche cominciarono non disse a nessuno che la ragazza era sparita, come se fosse certo che non sarebbe più tornata. Al momento di saldare il conto dell’albergo LeDale, in cui aveva soggiornato proprio in quei giorni, Masakela esibì però i traveler’s cheque di Ylenia. Fu allora che il personale dell’hotel contattò la polizia. Era il 6 gennaio 1994: Masakela fu fermato dagli agenti, interrogato, ma fu rilasciato dopo appena due settimane. Non c'erano prove che lui c'entrasse con la scomparsa di Ylenia. La famiglia Carrisi cadde in preda a una profonda angoscia, avrebbe voluto che Masakela venisse trattenuto, che fossero svolte altre indagini sul suo conto. Romina Power, in particolare, sosteneva che l’uomo avesse fatto sparire la figlia introducendola in una tratta di schiave dopo averla drogata e segregata.

La pista del fiume. La vicenda della scomparsa di Ylenia acquisì nuovi contorni quando Albert Cordova, il guardiano dell’acquario di New Orleans, raccontò che la notte del 6 gennaio vide una donna bionda, somigliante a Ylenia, tuffarsi nel fiume Mississippi e non riemergere più a galla. Aggiunse anche che in quel tratto erano presenti alligatori. Tuttavia le ricerche condotte in quell'area non portarono alla luce nulla ed è molto probabile che l’uomo abbia mentito alla polizia, non si sa bene il motivo. Il fratello di Ylenia, Yari, e la madre Romina, sono ancora oggi convinti che si sia trattato di un depistaggio, e la pensano così, stando almeno alle dichiarazioni pubbliche (poche) rilasciate negli anni, anche la nonna materna, Linda Christian, e lo zio Tyrone William. Nessuno dei familiari di Ylenia credeva che la giovane si fosse suicidata. Alla convinzione dei parenti si aggiungeva poi la testimonianza di un ragazzo, Marc Black, il quale negò la versione di Cordova. Anzi, sosteneva che la giovane fosse ancora viva nel 1996, e che la polizia aveva inventato la storia del suicidio per archiviare il caso.

 

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[L'identikit fornito dal killer della ragazza uccisa e la ricostruzione del volto dai resti: la somiglianza con Ylenia è evidente]

 

Gli ultimi aggiornamenti sul caso. Dopo anni di silenzio, segnalazioni dimostratesi inattendibili e piste finite nel nulla, il quadro della vicenda è cambiato di nuovo. L’inchiesta sulla sparizione di Ylenia, che nel frattempo è continuata negli Stati Uniti, sembrerebbe essere arrivata a un punto di svolta. Keith Hunter Jesperson, un camionista serial killer, ha rivelato allo sceriffo della contea di Palm Beach di essere l’omicida di una ragazza, che nel 1994 aveva ventiquattro anni.

Il serial killer e Ylenia. Canadese, nato il 6 aprile 1955 a Chilliwack, British Columbia, Jesperson è anche conosciuto come "Killer Happy Face" per gli smile che disegnava quando mandava lettere ai media. Fu arrestato nel 1995 per l'omicidio della sua fidanzata di allora, Julie Ann Winningham, 41 anni. Ma oltre all'omicidio della Winningham, Jesperson fu accusato di aver ucciso altre quattro donne in Oregon, California e Wyoming. Le indagini appurarono che, nel complesso, Jesperson uccise 8 persone nel Nebraska, California, Florida, Washington, Oregon e Wyoming. Attualmente sta scontando tre ergastoli consecutivi presso la Oregon State Penitentiary, a Salem. Nel 1996 Jesperson confessò di aver ucciso una ragazza incontrata in una stazione di servizio di Tampa, indicando anche dove aveva poi seppellito i resti: Holt, in Florida. La giovane diceva di chiamarsi Suzanne, nome con cui era solita presentarsi Ylenia. La ragazza, stando al racconto dell'assassino, aveva con sé uno zaino e stava cercando di raggiungere la California o il Nevada.

 

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[Keith Hunter Jesperson, "Killer Happy Face", oggi]

 

Lo sceriffo di Palm Beach da tempo cerca di dare un nome ai resti della ragazza rinvenuti a Holt: un perito ha ricostruito il volto della giovane e pare che quello descritto dal camionista abbia una somiglianza incredibile non solo con il profilo ricostruito dalla polizia, ma anche con il viso di Ylenia Carrisi. L’Interpol ha dichiarato di ritenere attendibile la dichiarazione dell’uomo e, due settimane fa, ha chiesto ai Carabinieri di prelevare campioni del Dna di Albano e dei figli Yari, Cristel e Romina Junior. La madre, Romina Power, aveva già fornito i suoi campioni a New York. Il materiale è ora all’analisi dei Ris di Roma. I profili genetici saranno messi a confronto con quelli dei resti rinvenuti a Holt, in Florida.

Ci sono ancora punti oscuri. Nei vent’anni trascorsi dal giorno della scomparsa di Ylenia non si sono mai presentati elementi abbastanza convincenti e, anche oggi, non mancano lati oscuri. Ci si chiede perché soltanto oggi le spoglie ritrovate a Holt, pochi mesi dopo la scomparsa della figlia di Albano e Romina, siano state associate alla ragazza. Albano, intanto, non smentisce la svolta nel mistero che circonda Ylenia, ma non vuole neppure rilasciare alcuna dichiarazione. Raggiunto telefonicamente dal Quotidiano Nazionale ha affermato solamente: «Potrei scrivere un libro su tutte le piste che si sono seguite in questi anni». La possibilità che anche questa volta tutto vada a finire in un nulla di fatto è un rischio che la famiglia di Ylenia non può più sopportare. Eppure è l'unico modo per sperare ancora.

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