Il Gesù in legno risale al Settecento

Il Venerdì Santo di Vertova Una processione lunga 5 secoli

Il Venerdì Santo di Vertova Una processione lunga 5 secoli
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A Vertova la sera del Venerdì Santo si celebrano due manifestazioni religiose: la revocazione della “Deposizione di Gesù sulla croce” e la “Solennissima Processione” che vede la partecipazione di abitanti e turisti devoti provenienti dall’intera provincia.

Cenni storici. L’origine della processione risale alla prima metà del Cinquecento. Il corteo penitenziale, da quanto si legge nei manoscritti, era rappresentato da un disciplino, ricoperto di tunica rossa, incappucciato. A piedi scalzi percorreva la processione con una pesantissima croce sulle spalle e sul capo una corona di spine, in mezzo ad un gruppo di arrabbiati giudei dai quali subiva contumelie e frustate. Quell’antica processione, più che una funzione religiosa era una rappresentazione scenica della via Crucis, con alcune scene pietose lungo il percorso, una prima caduta sul piazzale di San Lorenzo, una seconda sul Ponte S. Carlo, per poi riprendere la via Albertoni ed iniziare la ripida salita verso la Chiesa, il presunto calvario. In quel punto vestito di bianco, il Cireneo si accollava la croce e seguito da Gesù saliva verso la Chiesa dove la processione si scioglieva.

La processione nel Settecento. Nel 1725 alcune famiglie diedero incarico agli artisti di fama Andrea e Gian Bettino Fantoni di Rovetta di realizzare una scultura in legno di Gesù con braccia snodabili, in modo che si potesse deporlo dalla croce e portarlo adagiato su un baldacchino lungo la processione. Le famiglie contribuenti chiesero il privilegio perpetuo di poter portare tutti gli anni in processione il Cristo morto e di poter fare da Giudei. Da allora la processione venne preceduta dalla cerimonia della “Deposizione”. Quattro figuranti in costume rappresentanti i Giudei a principio e a metà dello scalone si inginocchiavano e pregavano, salivano con passo marcato sino all’urna. Deponevano al fianco del crocefisso due piccole scale e le salivano. Facevano passare un lenzuolo bianco dietro il capo del Redentore, fasciavano con questo il suo braccio destro; poi uno dei figuranti, dopo aver delicatamente asciugato la ferita del costato e della mano, batteva col martello due volte dalla parte opposta del chiodo, estraendolo adagio. Il braccio, piegabile, si abbandonava nel petto tra l’emozione generale e i colpi di martello che echeggiavano nella Chiesa. Così, un altro Giudeo ripeteva la stessa operazione per il braccio sinistro e pure per i piedi.

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Tra le vie del paese. Ciò fatto, il corpo del Cristo veniva rimosso dalla croce, portato a mano giù per lo scalone e deposto sulla lettiga preparata, nella quale doveva essere portato in processione per le vie illuminate del paese. Il corteo era aperto da un disciplino in tunica bianca e incappucciato. Nel mezzo della processione in tunica rossa, mascherato a piedi scalzi, un uomo impersonificava Gesù verso il Calvario portando faticosamente un enorme croce, ma non circondato da Giudei. Poi seguivano i Giudei in tunica rossa e turbante, col Gesù Morto.

La rappresentazione di oggi. La processione è rimasta pressochè invariata dal 1730 ad oggi con la rievocazione della “Deposizione di Cristo dalla Croce” che precede la grande processione con i vari figuranti in costume. Al rituale partecipano numerosi personaggi: i Confratelli del Santissimo Sacramento, le “Torce”, le “Lanterne”, le “Picche” con le alabarde, il drappello di soldati romani, che partecipano anche alla processione per le vie del paese. Le “Picche” sono divise in tre gruppi. In mezzo alla “Picca” prima sfila la lettiga su cui viene adagiato il Cristo morto, portato a braccio dai Giudei. Quattro giovani vestiti di scuro reggono le forcelle che consentono ai Giudei di poter appoggiare ogni tanto il lettino e riposarsi lungo il percorso.

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L'ultimo anonimo fedele. Insieme all’ultima Picca, la terza, sfila un anonimo fedele vestito di saio rosso, incappucciato e scalzo impersonificante il Cristo con una pesante croce sulle spalle seguito da un disciplino in saio bianco, anch’esso incappucciato e scalzo che impersona il Cireneo. L’identità di colui che porta la croce sulle spalle è nota solo al parroco del paese ed il gesto è compiuto come atto di penitenza o come voto, per una grazia ricevuta o richiesta. La terza Picca chiude la prima parte del corteo accompagnata da otto uomini che reggono le torce. Seguono i fedeli. La processione del Venerdì Santo di Vertova fa parte del R.E.I.L. (Registro delle Eredità Immateriali Lombarde), progetto di valorizzazione, salvaguardia e promozione dei beni immateriali, saperi tradizionali e pratiche rituali della Regione.

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