Le discussioni in Bassa Sassonia

Altro che Lizzola, ecco Sumte 102 abitanti, 750 migranti accolti

Altro che Lizzola, ecco Sumte 102 abitanti, 750 migranti accolti
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L’accoglienza è fatica: si potrebbe sottotitolare così l’ultima notizia giunta dal fronte tedesco. L’emergenza rifugiati, questa volta, ha interessato un minuscolo paese della Bassa Sassonia, Sumte. È uno di quei villaggi un po’ folkloristici in cui i turisti trascorrono una notte o due, solo per avere l’illusione di immergersi nell’autentica campagna teutonica. Son ben poche le case che si affacciano ai lati dell’unica strada che attraversa Sumte. Il paese, dopo tutto, conta centodue abitanti. Lunedì 2 novembre, tuttavia, la popolazione è cresciuta fino a raggiungere proporzioni che, per il villaggio, sono veramente elefantiache. Da cento persone, infatti, si è passati a settecento, nel giro di una sola notte. E ce ne sono altre in arrivo.

 

 

Cosa sta accadendo a Sumte. I nuovi seicento abitanti di Sumte sono rifugiati che la Germania ha deciso di collocare nello sperduto villaggio sassone. La decisione è stata comunicata dal governo locale al sindaco Christian Fabel, in un’email ufficiale in cui veniva informato che la sua comunità avrebbe dovuto accogliere mille persone. La moglie di Fabel pensava che fosse uno scherzo ben architettato: «Non può certamente essere vero che un posto così piccolo e isolato debba accogliere un numero di migranti pari a circa dieci volte quello dei suoi residenti», ha riferito il sindaco. Con suo grande sconcerto, invece, non si trattava affatto di una bufala. Era tutto vero: il piano di redistribuzione europeo approvato il 22 settembre ha imposto (anche) alla Germania di occuparsi del collocamento di migliaia di persone provenienti dall’Africa, dall’Iraq e dalle regioni del Medio Oriente.

 

 

Perché proprio lì? La scelta di Sumte come luogo d’accoglienza di così tanti migranti è piuttosto singolare, dato che il villaggio non possiede nemmeno delle infrastrutture e che i rifugiati dovranno essere ospitati negli uffici di un’azienda chiusa da tempo. Gli abitanti del paese hanno chiesto che venissero instaurate delle misure straordinarie, ad esempio ronde di forze dell’ordine. La richiesta è stata respinta, però il governo della Bassa Sassonia ha deciso di inviare al villaggio “solo” 750 immigrati, anziché mille, come era stato precedentemente annunciato. Le autorità temevano che così tante persone avrebbero mandato in sovraccarico il sistema fognario di Sumte, creato per una popolazione molto ridotta.

 

 

Chi trae profitto dalla crisi. Inizialmente, i migranti venivano ospitati in case restaurate, nei licei, in basi militari dismesse e in vecchie scuole, ma i rifugi hanno cominciato ad esaurirsi e le autorità tedesche stanno ora cercando qualsiasi spazio libero, proprio come i ventitré uffici vuoti di Sumte. I richiedenti asilo resteranno nel paese fino a quando il loro status di rifugiati verrà riconosciuto ufficialmente, ma è probabile che quelli che se ne andranno verranno sostituiti da altri arrivi. Il sindaco Fabel è certo che, d’ora innanzi, la vita della sua comunità cambierà per sempre. I compaesani sono arrabbiati e impauriti, perché non sanno cosa li aspetterà in futuro, quali altri stravolgimenti dovranno accettare. Intanto, gli unici che sembrano essere soddisfatti della situazione sono gli appartenenti ai partiti di estrema destra e ai gruppi neo-nazisti. Il New York Times ha intervistato Holger Niemann, ammiratore di Hitler e neonazista. Niemann ha ammesso apertamente: «è un problema per le persone, ma politicamente è un bene per me». Ha poi parlato del rischio che la Germania possa assistere alla distruzione della sua «eredità genetica».

 

 

Il piano europeo. Gli entusiasti e gli scettici. La Germania è solo uno dei Paesi europei che stanno facendo i conti con la redistribuzione dei migranti nel territorio dell’Unione. La decisione approvata il 22 settembre ha imposto ai Paesi membri di accogliere 120mila rifugiati provenienti da Grecia e Italia. Il processo avverrà in «due tappe», secondo quanto ha spiegato il ministro spagnolo Jorge Fernandez Diaz. Nella prima fase, della durata di un anno, saranno ricollocati 66mila persone, nella seconda, cioè nei dodici mesi successivi, sarà il turno degli altri 54mila. La prima tappa è già in via di esecuzione, dato che i numeri sono stati determinati e sono stati accettati su base volontaria, seppure vincolante. Angelino Alfano, ministro dell’Interno, si è detto soddisfatto: «Obiettivo centrato. Abbiamo ottenuto quello che volevamo», ma ha anche aggiunto che ci si è mossi con un «biennio di ritardo» e ha ricordato la tragedia di Lampedusa. Il provvedimento è stato un successo anche per il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, e per quello tedesco, Thomas de Maiziere: «Il motore franco-tedesco funziona» hanno affermato. Tra chi si è dimostrato poco entusiasta c’è Jean Asselborn, ministro degli Esteri del Lussemburgo: «Avremmo preferito che l’adozione del provvedimento avvenisse per consenso, ma non siamo riusciti ad ottenerlo». In generale, la Commissione europea ha dichiarato che le popolazioni più numerose e le economie più forti «sono considerate in grado di sostenere una maggiore pressione migratoria». Per il momento, Germania e Svezia hanno accettato più richiedenti asilo, rispetto a quelli imposti dal piano, al contrario di Finlandia e Francia. Bulgaria, Cipro e Malta si sono invece distinte per avere deciso di accogliere più rifugiati, nonostante siano nazioni piccole e non molto ricche. Nel frattempo, l’Ocse ha avvertito che la crisi durerà e che, solo nel 2015, potrebbero arrivare fino a un milione di richieste d’asilo.

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