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Italcementi, una ferita al cuore Oggi uno sciopero di 8 ore

Italcementi, una ferita al cuore Oggi uno sciopero di 8 ore
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A 9 mesi di distanza dall'annuncio dell'acquisizione del 45 percento di Italcementi (era il 28 luglio 2015), finalmente la multinazionale tedesca HeidelbergCement ha presentato il piano di riorganizzazione della storica azienda bergamasca. Nel pomeriggio di martedì 5 aprile, Bernd Scheifele, Ceo di Heidelberg, ha esposto all'i.Lab situato al Kilometro Rosso di Stezzano i dettagli del progetto riguardante il futuro dell'ex impresa della famiglia Pesenti. Un piano che ha scatenato diverse reazioni, a partire da quella dei lavoratori, che nella stessa giornata, poche ore prima, avevano annunciato una protesta a oltranza proprio davanti alla sede Italcementi di via Camozzi per chiedere risposte sul loro futuro.

Nel tardo pomeriggio di mercoledì 6 aprile, attraverso un comunicato congiunto, le sigle sindacali hanno anche annunciato che venerdì 8 aprile si terrà, presso la filiale Italcementi di Bergamo, uno sciopero di 8 ore e, parallelamente, anche un presidio con volantinaggio davanti alla sede di via Camozzi a partire dalle 7 del mattino, in attesa dell’ingresso degli azionisti che lì si riuniranno per l'assemblea.

 

heidelbergcement

 

Cosa prevede il piano di riorganizzazione. In Italia, oggi, per Italcementi lavorano circa 2.500 persone. Stando al progetto esposto da Scheifele, gli impianti industriali della Panisola saranno salvi. Ad essere toccato, invece, sarà il centro operativo di via Camozzi, storico cuore dell'azienda. Dei circa 650 addetti attualmente impiegati nella sede bergamasca, infatti, ne rimarranno soltanto tra i 210 e i 250. Tutti gli altri saranno ricollocati o lasciati a casa. Nello specifico: 170 verranno spostati in altre sedi del gruppo, mentre gli esuberi saranno 250 o 260. Il piano arriverà a completamento nel 2020. Heidelberg ha invece deciso che non sarà toccato l'i.Lab, che resterà l'headquarter italiano, diventando inoltre sede della divisione di Ricerca e Sviluppo di prodotto di tutto il gruppo. Il brand Italcementi continuerà a essere usato, almeno in Italia. La multinazionale tedesca ha anche annunciato la decisione di non dotarsi di headquarter sub-regionali, sebbene alcune funzioni di staff e amministrative verranno invece accentrate nella nuova controllante.

I 250 o 260 esuberi saranno gestiti attraverso la cassa integrazione, che non sarà ampliata rispetto ai numeri stabiliti dalla procedura già concordata da Italcementi, mentre la Heidelberg ha promesso che verranno poi negoziati con i sindacati specifici accordi di uscita anticipata per alcuni lavoratori. Scheifele ha spiegato: «È per noi importante preservare la forza di Italcementi e le competenze professionali che ne hanno assicurato il successo in Italia e all’estero. Sono certo che riusciremo a raggiungere l’obiettivo dei 400 milioni di euro di sinergie, riportando alla redditività Italcementi attraverso miglioramenti della struttura operativa, snellimento organizzativo e sfruttando i vantaggi della nuova entità complessiva». La multinazionale tedesca ha depositato il progetto di fusione presso la Commissione Europea venerdì 1 aprile. Per risolvere i problemi di concorrenza, Heidelberg proporrà alle autorità Antitrust la cessione degli asset in Belgio del gruppo italiano, ora detenuti da Compagnie des Ciments Belges. Intanto il closing per l’acquisto del 45 percento di Italcementi è stato fissato per l'inizio di luglio 2016, previa autorizzazione da parte di tutte le autorità preposte.

 

Manifestazione lavoratori Italcementi-18

[La protesta di un dipendente Italcementi]

 

La rabbia e la rassegnazione dei lavoratori. La prima voce ad alzarsi dopo la presentazione del piano è quella dei lavoratori, che soltanto poche ore prima avevano chiesto risposte davanti alla sede di via Camozzi. Naturalmente le risposte che speravano di ricevere non erano quelle di un drastico taglio, da qui ai prossimi 4 anni, dei posti. Per la maggior parte di loro, l'attuazione del piano di riorganizzazione significherà perdere il lavoro o trasferirsi. Tutti sono impiegati nell'azienda da anni, chi addirittura da decenni. Tutti si sentono presi in giro, trattati come oggetti: «Quello che colpisce è la mancanza di risposte - dice qualcuno al Corriere della Sera Bergamo -, il trattamento poco dignitoso per chi ha dato tantissimo per questo gruppo e, dico la verità, anche i compensi dei dirigenti (secondo Milano e Finanza, nel 2015 Giovanni Battista Ferrario, direttore generale di Italcementi, e Carlo Pesenti, consigliere delegato della stessa azienda, hanno guadagnato rispettivamente 11,8 e 8,9 milioni di euro. Solo Marchionne ha intascato di più, ndr). E il silenzio. Se io incontrassi Carlo Pesenti, glielo direi coi dovuti modi: in questi otto mesi ci saremmo aspettati che ci incontrasse di persona, come ha fatto tante volte per Natale». Negli ultimi giorni la rabbia è montata sempre più: prima la lettera di alcuni anonimi lavoratori, nella quale si denunciava l'atteggiamento irrispettoso tenuto dalla famiglia Pesenti, dalla nuova proprietà, dalle istituzioni (locali e nazionali) e anche dalla curia; poi, proprio il 5 aprile, la cancellazione dell'incontro in programma tra Heidelberg e Governo per un «disguido» non meglio precisato. Infine l'annuncio di questo piano, che scontenta tutti. Per questo, il 29 aprile, i sindacati hanno annunciato il primo vero grande sciopero dei dipendenti Italcementi dal 28 luglio 2015, giorno dell'annuncio del passaggio di mano ai tedeschi.

 

Gori italcementi

[Gori incontra i sindacati durante una manifestazione dei dipendenti Italcementi]

 

Lo sciopero di venerdì 8 aprile. A distanza di 24 ore dal terremoto, le sigle sindacali FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL di Bergamo, insieme alle Rsu, hanno deciso di proclamare uno sciopero di 8 ore per venerdì 8 aprile, giorno in cui è prevista l’assemblea degli azionisti di Italcementi. Proprio davanti alla sede di via Camozzi, inoltre, lo stesso giorno si terrà anche un presidio con volantinaggio a partire dalle 7 del mattino in attesa dell’ingresso degli azionisti. Nel comunicato, Luciana Fratus della FILLEA-CGIL, Danilo Mazzola di FILCA-CISL e Giuseppe Mancin di FENEAL-UIL di Bergamo, commentano: «Arrogante nel metodo e nel merito, rigettiamo con forza il comportamento di HeidelbergCement, ma anche di Italcementi e di Italmobiliare. Ecco perché per venerdì abbiamo proclamato uno sciopero di 8 ore. Domani (giovedì 7 aprile, ndr), intanto, è stato fissato un incontro di approfondimento sulla sede centrale con la partecipazione delle Rsu, delle Rsa e dei delegati del gruppo ristretto CAE con i dirigenti di Italcementi a Milano nella sede di Italmobiliare (ore 16): in quest’occasione chiederemo conto di quanto sta accadendo in queste ore». Intanto, nel tardo pomeriggio del 6 aprile, i rappresentanti di Provincia, Comune e Regione, insieme alle organizzazioni sindacali di categoria e quelle confederali, si sono incontrate negli uffici di via Tasso in un tavolo di crisi provinciale.

Il sindaco Gori vuole trattare. Nelle ore successive alla presentazione del piano di riorganizzazione, sono arrivati anche i commenti politici. Su tutti quello del sindaco Giorgio Gori, che parla di «alcune buone notizie e alcune pessime notizie. Le buone notizie sono la conferma della struttura industriale italiana – che garantisce l’impianto di Calusco – , il mantenimento del quartier generale delle operazioni italiane e la valorizzazione delle competenze di Ricerca e Sviluppo dell’i-Lab. Quelle cattive, come temevamo, riguardano invece le funzioni “corporate” e i dipendenti del Centro Tecnico di Gruppo, che Heidelberg pensa di spostare in Turchia. È un dato di fatto che queste decisioni sono state assunte dal Gruppo tedesco senza alcun confronto con le istituzioni italiane. Adesso è il momento che anche queste ultime entrino in partita. Ho infatti la convinzione che il quadro descritto da Heidelberg possa essere migliorato, se il Governo italiano farà compiutamente la sua parte. Il CTG contiene competenze tecniche di grande valore, e tra gli stessi lavoratori dell’area “corporate” vi sono valori professionali da tutelare. È positivo che si sia previsto un periodo di transizione esteso fino al 2020, ma l’obiettivo dev’essere a questo punto la riduzione degli esuberi. Anche per questo è importante che venga al più presto nominato il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico. Il Comune di Bergamo sarà a fianco delle altre istituzioni del territorio e della rappresentanza parlamentare per ottenere la massima attenzione e determinazione da parte dell’esecutivo».

 

Daniele Belotti

 

Belotti contro i Pesenti. Decisamente più duro Daniele Belotti, segretario provinciale della Lega, che su Facebook critica, in particolare, la famiglia Pesenti: «Diciamo le cose come stanno: i primi che se ne sono fregati dei loro dipendenti sono stati i Pesenti, ora i tedeschi della HiedelbergCement seguono la linea già tracciata per bene. La vigliaccata sta a monte visto che i Pesenti potevano cercare negli accordi della vendita qualche tutela per le centinaia di maestranze che hanno contribuito a farli diventare miliardari». Naturalmente non potevamo mancare le critiche al sindaco: «E ora assistiamo pure al peana del sindaco Gori, quello che ha giustificato, o meglio elogiato, la fusione Italcementi-Hiedelberg. Ah, però i Pesenti hanno donato alla città un palaghiaccio da 5 milioni. Vallo a dire alle 400 famiglie che rischiano di finire in strada... altro che pattini!».

Il centrodestra punta il dito contro Gori e Renzi. A poco meno di 24 ore di distanza dall'annuncio del piano firmato Heidelberg, si registra anche la reazione congiunta del centrodestra bergamasco. Attraverso un comunicato stampa congiunto, i consiglieri comunali di opposizione Stefano Benigni (Forza Italia), Alberto Ribolla (Lega Nord), Andrea Tremaglia (Fratelli d’Italia) e Davide De Rosa (Lista Tentorio) hanno fatto sentire la loro voce, criticando aspramente l'operato del sindaco Gori e anche l'esecutivo di Matteo Renzi: «Dopo aver seguito molto attentamente gli sviluppi sulla recente acquisizione di Italcementi da parte del gruppo tedesco Heidelberg, riteniamo doveroso esprimere la nostra solidarietà nei confronti dei tanti lavoratori che, in questi mesi, sono stati ripetutamente presi in giro dalle fumose quanto inaccettabili rassicurazioni del sindaco Gori, della sinistra bergamasca e degli stessi vertici di Italcementi. Come un fulmine a ciel sereno, infatti, la notizia della milionaria vendita di Italcementi ha colpito tutti, lasciando Bergamo a bocca aperta. Da quel giorno abbiamo assistito ad un vero e proprio valzer di dichiarazioni talvolta a sostegno dell’operazione vista come grande opportunità, talvolta a sostegno dei dipendenti scongiurando eventuali esuberi. Il Partito Democratico poi, capeggiato dai suoi deputati bergamaschi, ha sostenuto la necessità di conferire le benemerenze civiche del Comune di Bergamo ai lavoratori di Italcementi, mentre nelle stesse settimane il sindaco Gori elogiava il gruppo Italcementi e la famiglia Pesenti per la “donazione” del palazzetto del Ghiaccio che ha permesso di riqualificare buona parte di un’area dismessa da anni e già in loro possesso. Un atteggiamento indecente che risulta più come un premio di consolazione per i lavoratori a fronte della possibile perdita del posto di lavoro, ed un silenzio assenso nei confronti di chi è responsabile di tale scelta, che si cerca di celare dietro qualche donazione di un valore ancora tutto da verificare».

 

Italcementi i.lab by Richard Meier & Partners01

[L'i.Lab Italcementi al Kilometro Rosso di Stezzano]

 

Il comunicato continua: «Cosa sta facendo e cosa ha fatto il governo Renzi per prevenire e gestire questa difficilissima transizione? Come sta tutelando i lavoratori bergamaschi? Occorre subito un tavolo comune al quale partecipino tutte le forze politiche bergamasche, se si vuole intervenire seriamente sul governo Renzi e sulla Heidelberg; le sfilate del Pd servono evidentemente a poco. Infatti, dopo un lungo ed inutile rimbalzo di responsabilità tra le istituzioni locali e il governo, si è arrivati ad una triste notizia annunciata ormai da tempo e sulla quale sarà molto difficile porre rimedio. Ci auguriamo che tutto si risolva per il meglio per le tante famiglie toccate da queste decisioni e oggi giustamente angosciate. Rimaniamo comunque perplessi per come è stata gestita questa vicenda che lascerà Bergamo, ancora una volta, con l’amaro in bocca».

Violi (M5S): piano inaccettabile. Nel pomeriggio del 6 aprile è arrivata anche la reazione del Movimento 5 Stelle alla notizia, affidata alle parole di Dario Violi, consigliere regionale bergamasco dei pentastellati lombardi: «Né Maroni, né l’ex Ministro Guidi hanno mosso un dito per oltre 400 lavoratori di Italcementi. È un atteggiamento irresponsabile e senza giustificazioni, che peggiora le condizioni dell’economia bergamasca già devastata dalla crisi. Al Ministero dello Sviluppo Economico evidentemente ci si preoccupava degli amici petrolieri e dei loro affari sporchi, mentre Bergamo perdeva una colonna dell’industria locale e centinaia di lavoratori venivano mandati a spasso. Quando la politica italiana e lombarda si muove è sempre troppo tardi: non si può chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Il piano di riorganizzazione di Italcementi è inaccettabile e dimostra che le istituzioni italiane sono considerate ormai pari a zero nella difesa della propria economia: gli stranieri comprano e se ne vanno, lasciando dei disagi sociali enormi sui territori. Nell’esprimere piena solidarietà ai lavoratori di Italcementi e alle loro famiglie in questa delicatissima fase, torno a ribadire l’urgenza di un intervento risolutivo di Regione Lombardia, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Governo. Se esistono battano un colpo: i bergamaschi che lavorano a Italcementi e contribuiscono con migliaia di euro di tasse al benessere del Paese meritano risposte incisive».

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