Sabato 26 ore 21

La Bella e la bestia di nuovo insieme Il coccodrillo torna a Ponte Nossa

La Bella e la bestia di nuovo insieme Il coccodrillo torna a Ponte Nossa
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L’appuntamento è per sabato 26 maggio alle 21, nel Santuario della Madonna delle Lacrime, che a Ponte Nossa è chiesa parrocchiale: «la Bella e la bestia» saranno di nuovo insieme. Il ritorno è quello del celeberrimo coccodrillo imbalsamato e la definizione con il riferimento alla Vergine Maria venerata in loco è di Silvio Tomasini della Fondazione diocesana Bernareggi, che insieme a Simone Facchinetti guideranno un convegno dedicato a questo particolare rapporto nel quinto centenario della presunta uccisione del rettile. «È l’eterno contrasto – spiega Tomasini – tra bellezza e orrore, tra la donna e la bestia, in definitiva tra bene e male che evoca l’immagine della lotta tra la donna col bambino e il dragone di cui ci parla l’Apocalisse alla fine dei tempi. È scontato affermare che cosa buona è scegliere il bene (l’immagine affettuosa della Madre, il dolore compassionevole delle lacrime dell’icona che è così cara ai nossesi) eppure la mostruosa meraviglia del male ci seduce inevitabilmente con il suo fascino conturbante.

 

 

La mostra e gli esami in clinica. In città ci siamo resi conto della chiarezza di questo messaggio, da secoli manifesto nella chiesa di Ponte Nossa, mentre era in cantiere la mostra monografica dedicata a uno dei più celebri protagonisti pittorici della contro-riforma bergamasca: Giovan Paolo Cavagna. Così, con la collaborazione non scontata del parroco abbiamo per così dire “accompagnato” l’alligatore a fare qualche esame presso la Clinica San Francesco in vista di un intervento di manutenzione. Non che il povero animale impagliato soffrisse di qualche patologia ma anche le sue viscere strutturali come le nostre organiche non sfuggono allo sguardo approfondito dei raggi X. Adeguatamente ripulito e riassettato presso il Museo di Scienze Naturali Caffi l’animale del Nilo è approdato alla mostra del Cavagna, Visioni, apparizioni, miracoli ospitata al Museo Bernareggi divenendone protagonista accanto al pittore».

L'inizio della storia. Ma come si spiega la presenza dell’esotica belva all’interno di un edificio religioso della Val Seriana? I documenti seicenteschi, a loro volta basati su fonti orali, tramandano che attorno al 1530 viveva a Rimini una feroce belva, uccisa tramite un colpo di archibugio (o ammansita, secondo altre versioni) dal mercante Bonello de’ Ferrari, originario della contrada di Campo Lungo, devoto alla Madonna delle Lacrime che, circa una ventina d’anni prima, nel 1511, proprio in quella località era apparsa lacrimante ad alcune fanciulle, ordinando la costruzione di una chiesa. L’anfibio, quindi, venne scuoiato e trasportato nella suddetta chiesa, dove venne appeso come trofeo di grazia. Una versione istoriata anche in un affresco presente in Santuario.

 

 

«Verosimilmente, e molto meno avventurosamente – aggiunge Tomasini – il mercante, votatosi alla Vergine affinché venisse protetto durante un viaggio d’affari, ritornò sano e salvo, portando con sé come ex voto un dono esotico, reperito durante i commerci in area mediterranea e non ucciso di propria mano; già nel XIX secolo, infatti, il naturalista Enrico Caffi riteneva improbabile che un coccodrillo potesse vivere sul litorale riminese qualche secolo prima. L’animale, quindi, rimase in esposizione nella chiesa per quasi un secolo ma, nel 1594, in piena Controriforma, venne considerata intollerabile la collocazione della bestia in un edificio di culto, senza fondati motivi religiosi e, quindi, solo a puro scopo di suscitare meraviglia per superstizione, pertanto, il vicario generale della Diocesi di Bergamo ordinò ai sindaci della chiesa di rimuovere la pelle del coccodrillo».

Meno di un secolo dopo, però, passata l’ondata controriformista, si decise di ridare dignità al coccodrillo e, quindi, nonostante fossero passati già circa 150 anni dall’accadimento dei fatti, venne chiamato un notaio per la trascrizione delle testimonianze indirette, al fine di rendere credibile il miracolo e, quindi, sancire una volta per tutte la liceità della presenza dell’animale all’interno del Santuario di Ponte Nossa. La trovata ha evidentemente funzionato – afferma Tomasini – dato che il coccodrillo da allora è sempre rimasto in esposizione, tranne per il breve periodo del restauro ad opera degli alunni dell’Istituto Botta nel secolo scorso, durante il quale è stato dotato di un’armatura di legno interna e cinghiature di metallo per rinforzare le originali ossa cinquecentesche. Tale restauro, però, non si configurò solo come conservativo: le indagini scientifiche effettuate in occasione della mostra hanno evidenziato che alcuni denti dell’animale, quelli più sporgenti, oltre ad essere posticci non sono anatomicamente corretti: la volontà, quindi, era stata quella di conferire al rettile un aspetto più spaventoso.

 

 

Le mostruose meraviglie. È proprio questa sua particolare caratteristica che si connette al significato più ampio della presenza dell’animale all’interno della mostra: la bestia, infatti, ci riporta al concetto di “mirabile” che il titolo stesso dell’esposizione pone in rilievo come elemento importante della cultura seicentesca. Per chi volesse addentrarsi alla scoperta di queste “mostruose meraviglie” si consiglia la visita anche alla chiesa di San Giorgio ad Almenno San Salvatore e al santuario dell’Addolorata a Sombreno, dove si possono ammirare grandi ossa di balena pendere dai soffitti: questi reperti, infatti, venivano scambiati come ossa di drago (creatura a cui anche il coccodrillo era assimilato) e, quindi, dal punto di vista religioso, incarnano la manifestazione concreta della vittoria del bene sul male, in riferimento alle gesta di San Michele e dei suoi angeli che sconfiggono il mostro che insidia la Vergine all’interno del dodicesimo libro dell’Apocalisse».

Prossimo appuntamento. Da sabato 26 maggio a sabato 30 giugno il coccodrillo sarà visibile da vicino nella sala ex teatro adiacente in Santuario, con ingresso dalla navata sinistra della chiesa. «La Bella e la bestia – afferma il parroco di Ponte Nossa, don Alessandro Angioletti – ci interrogheranno allora sulla bellezza e mostruosità del nostro animo… stimoleranno i Raggi X della nostra coscienza a guardare nel profondo. Non diamo per scontato i risultati di queste analisi… potrebbero stupirci». Per info, qui.

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