In gioco il controllo del Mar Nero

Là dove non riuscirono gli Zar Putin e il sogno del ponte di Kerch

Là dove non riuscirono gli Zar Putin e il sogno del ponte di Kerch
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Era un progetto dello zar Nicola II. Divenne il sogno prima dei nazisti, poi degli stalinisti, e in epoca più recente dell’ex premier ucraino Yanukovich. Nessuno finora lo ha mai realizzato. Il presidente russo Vladimir Putin potrebbe riuscirci, entro la fine del 2018. Stiamo parlando del ponte di Kerch, il collegamento tra la Crimea e la costa russa del mar Nero. Un argomento che periodicamente, come nella migliore tradizione dei corsi e ricorsi storici, torna a farsi vivo sulle agende dei potenti della terra.

 

 

L’appalto già assegnato. Si tratta di un ponte di vitale importanza per i russi dopo la riannessione della Crimea, dal momento che i collegamenti via mare sono insufficienti. Il progetto prevede un ponte stradale e ferroviario, che dovrebbe essere costruito dalla Stroigazmontazh, attivissima nella costruzione di infrastrutture per il settore energetico, per i trasporti e la cantieristica navale. La compagnia appartiene al magnate russo Arkadij Rotenberg, vecchio compagno di judo di Vladimir Putin, nonché uno dei più influenti uomini d’affari del Paese. La stessa compagnia che ha provveduto alla costruzione degli impianti per le Olimpiadi di Sochi. Si pensa che l’opera, in tutto, possa venire a costare 3 miliardi di dollari.

Vincoli ambientali. La costruzione del ponte finora era stata ostacolata anche dai vincoli ambientali, che avvertivano di un possibile impatto sugli ecosistemi. Ma i legislatori russi nei giorni scorsi hanno varato un pacchetto di emendamenti volti ad aggirare tali leggi, per accelerare la costruzione del ponte e collegare la Crimea con la Russia in una zona ad alto rischio sismico.

Alcuni numeri. Il ponte sarà lungo 7 chilometri, largo 22, alto 50 metri sopra il livello del mare, ai bordi avrà percorsi pedonali e al centro forse un passaggio ferroviario. Sorgerà tra il Mare d'Azov e il Mar Nero e permetterà alla Russia di mettere in sicurezza quel bacino, che oltre a essere lo sbocco naturale del grande fiume Don, rappresenta per Mosca una via marittima cruciale per le attività commerciali dell'area sud del Paese. Mosca potrà far arrivare direttamente in Crimea merci e persone senza dover passare per l'Ucraina.

 

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Una storia antica. Quella del ponte sullo stretto di Kerch è una storia che affonda le sue radici nella Russia degli Zar, più di cento anni fa. Fu Nicola II il primo a interessarsi alla costruzione di una via di collegamento che congiungesse i territori russi alla Crimea. Il progetto, però, venne interrotto per via dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Da Hitler a Stalin. Molti anni più tardi fu Adolf Hitler, dopo aver occupato la Crimea, a pensare ad un passaggio che avrebbe garantito al Terzo Reich di raggiungere l’Asia fino alle Indie. In particolare il fuhrer credeva che il ponte avrebbe "agevolato" la sua invasione dell'URSS e dette all’architetto Speer sei mesi per realizzare la struttura in ferro. Sin da subito l'architetto espresse i suoi dubbi sul progetto e sulla tempistica, visto che le truppe sovietiche incalzavano. Il ponte non venne finito e i soldati tedeschi batterono in ritirata di fronte alle truppe di Mosca.

 

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Pronta per la Conferenza di Yalta. A raccogliere il testimone di Hitler fu nientemeno che Stalin, il quale nel 1944 ordinò di terminare la costruzione del ponte, ma anche lui senza successo. La struttura venne realizzata in fretta e furia, giusto in tempo per potersene vantare con Churchill e Roosevelt durante la Conferenza di Yalta, ma di lì a pochi mesi crollò. La Crimea allora divenne Ucraina e il progetto venne archiviato fino alla caduta del Muro e al collasso dell'Unione sovietica.

Il ponte all’epoca della rivoluzione arancione. Si torna a parlare del ponte di Kerch nell’era della rivoluzione arancione di Juschenko, il presidente ucraino amico dell’Occidente. Poi nel 2010, quando lo spodestato presidente ucraino Janukovich firma un memorandum con la Russia per la costruzione comune di quel ponte che Putin definisce «una vittoria comune ai due popoli» e che chiama “Ponte dell’amicizia”. La crisi che ha seguito le proteste di piazza Maidan ha congelato il progetto. Ma ora Putin è pronto a prendersi la rivincita.

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