11mila i feriti, 1 milione i senza tetto

Le immagini del ragazzo e del bebè estratti vivi dalle macerie in Nepal

Le immagini del ragazzo e del bebè estratti vivi dalle macerie in Nepal
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Ha resistito cinque giorni mangiando ghi, burro tipico dell’India, e bevendo l’acqua che gocciolava da alcuni stracci bagnati. Così è riuscito a rimanere in vita Pemba Tamang, adolescente di Kathmandu estratto vivo dalle macerie di un palazzo di sette piani, crollato per il sisma di sabato. A quasi una settimana di distanza da quelle terribili scosse, la sua storia è una delle poche note che fanno sorridere in un panorama di devastazione e morte. Il giovane è stato estratto cosciente e responsivo, ed è salvo grazie ad una bicicletta che è riuscita a creare uno spazio sotto due metri di macerie. Quando i soccorritori lo hanno portato alla luce del sole, molti presenti hanno applaudito, la stessa reazione con cui è stato accolto il giorno prima il piccolo corpo del neonato di 4 mesi, rimasto vivo sotto polvere e detriti per 4 giorni.

 

 

I numeri. Ma i racconti di chi è riuscito a sopravvivere nonostante i crolli diventano sempre più sporadici e, anzi, il conto delle vittime sale di giorno in giorno. Per ora sono 5500, ma resta ancora valida la stima fatta dal Premier Koirala che lunedì temeva ben 10mila molti. Poi ci sono i numeri di chi è rimasto in vita, ma il sisma se lo porterà dietro per sempre: 11mila i feriti, un milione a oggi i senzatetto, stando alle stime del Ministero dell’Interno. Il Centro nazionale delle operazioni di emergenza invece parla di 6 milioni e mezzo di persone colpite in varia misura dal sisma. Ma tutti i numeri sono destinati a crescere, anche perché la conformazione del Paese non permette il raggiungimento di alcuni villaggi, ancora isolati.

Sonit Awal
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In this Sunday, April 26, 2015, photo taken by Amul Thapa and provided by KathmanduToday.com, four-month-old baby boy Sonit Awal is held up by Nepalese Army soldiers after being rescued from the rubble of his house in Bhaktapur, Nepal, after Saturday's 7.8-magnitude earthquake shook the densely populated Kathmandu valley. Thapa says that when he saw the baby alive after 20 hours of rescue efforts “… all my sorrow went. Everyone was clapping. It gave me energy and made me smile in spite of lots of pain hidden inside me." (Amul Thapa/KathmanduToday.com via AP)

Sonit Awal
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In this Sunday, April 26, 2015, photo taken by Amul Thapa and provided by KathmanduToday.com, four-month-old baby boy Sonit Awal is held up by Nepalese Army soldiers after being rescued from the rubble of his house in Bhaktapur, Nepal, after Saturday's 7.8-magnitude earthquake shook the densely populated Kathmandu valley. Thapa says that when he saw the baby alive after 20 hours of rescue efforts “… all my sorrow went. Everyone was clapping. It gave me energy and made me smile in spite of lots of pain hidden inside me." (Amul Thapa/KathmanduToday.com via AP)

Sonit Awal
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In this Sunday, April 26, 2015, photo taken by Amul Thapa and provided by KathmanduToday.com, four-month-old baby boy Sonit Awal is held up by Nepalese Army soldiers after being rescued from the rubble of his house in Bhaktapur, Nepal, after Saturday's 7.8-magnitude earthquake shook the densely populated Kathmandu valley. Thapa says that when he saw the baby alive after 20 hours of rescue efforts “… all my sorrow went. Everyone was clapping. It gave me energy and made me smile in spite of lots of pain hidden inside me." (Amul Thapa/KathmanduToday.com via AP)

Nepal Earthquake
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Cracks run across the wall of a monastery around the famous Swayambhunath stupa after it was damaged by Saturday's earthquake in Kathmandu, Nepal, Thursday, April 30, 2015. In mere seconds, Saturday’s earthquake devastated a swathe of Nepal. Three of the seven World Heritage sites in the Kathmandu Valley have been severely damaged, including Durbar Square with pagodas and temples dating from the 15th to 18th centuries, according to UNESCO, the United Nations cultural agency. (AP Photo/Niranjan Shrestha)

Le proteste. Se in montagna non arrivano i soccorsi, in città, a Kathmandu, le cose non vanno affatto meglio. Nella capitale nepalese è il caos a dominare: poche le attività commerciali che sono riuscite a riaprire. Più della voglia di normalità, è la paura ad avere la meglio. Nelle ultime 24 ore, dice la polizia, più di 10mila veicoli hanno abbandonato la città. Si temono nuove scosse, ma anche epidemie: il sistema fognario è gravemente danneggiato, molte carcasse di animali giacciono in putrefazione per le strade, molte persone dormono dove riescono. Tutto ciò rende gli umori di chi è rimasto lividi: ieri, a Kathmandu, alcune persone si sono scontrate con la polizia, protestando per i ritardi negli aiuti e l’inadeguata gestione dell’emergenza da aprte del Governo. Il caos è cominciato quando alcuni nepalesi, accalcati alla stazione delle corriere nella speranza di partire, si sono accorti che le 250 corse supplementari promesse dallo Stato non c’erano.

 

 

Gli italiani. Nel frattempo il numero degli italiani irreperibili è calato a tre. La Farnesina infatti ha comunicato di aver rintracciato ieri altri 7 connazionali, che presto ritorneranno in Italia, seguendo il viaggio che hanno fatto oggi i primi ad essere rimpatriati. Sono atterrati oggi a Malpensa, tra le lacrime e gli abbracci dei loro famigliari, partiti d Kathmandu con voli commerciali messi a disposizione dall’Unità di crisi della Farnesina. Così le vittime italiane sono quattro: gli escursionisti Renzo Benedetti e Marco Pojer, gli speleologi Oskar Piazza e Gigliola Mancinelli. Le loro salme sono attese in Italia, dove le raccolte fondi per il Nepal si moltiplicano: pure a Bergamo il vescovo Beschi ha invitato sacerdoti e fedeli a essere solidali col Paese asiatico, destinando le offerte raccolte nelle messe di domenica 3 maggio a sostegno delle vittime del sisma, secondo le modalità della Caritas.

Le ascese all'Everest. Nonostante la paura sia ancora tangibile, il Nepal spinge per tornare alla normalità. Forse anche troppo in fretta, se è vero che il responsabile del turismo nepalese Tulsi Gautam ha assicurato che nel giro di due o tre giorni gli alpinisti potranno già tornare sull’Everest. Il Paese si darà da fare per sistemare presto i sentieri che portano alla cima himalayana, grande risorsa economica per il Nepal.

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