la proposta di bruxelles è un boccone amaro

L’Irlanda del Nord rimarrà europea commercialmente parlando

L’Irlanda del Nord rimarrà europea commercialmente parlando
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Per far passare la Brexit il premier inglese Boris Johnson ha dovuto digerire anche lo spostamento di un confine di Stato. Un boccone piuttosto amaro… Infatti per evitare il ritorno di tensioni tra Irlanda e Irlanda del Nord, il confine commerciale e doganale dei due Paesi viene idealmente spostato nel Mare d'Irlanda, cioè tra Belfast e la Gran Bretagna. Oggi il confine tra le due Irlande è di fatto inesistente. Ma con la Brexit così com’era stata impostata sarebbe tornato a essere un confine duro: di qui l’Europa, di là la Gran Bretagna. Una frontiera con tanto di controlli doganali che avrebbero paralizzato anche le relazioni locali. Una situazione che avrebbe rimesso in gioco gli accordi di pace siglati vent’anni fa. Un traguardo storico che aveva messo fine alla sanguinosa guerra civile. Così Johnson ha dovuto accettare la soluzione proposta da Bruxelles: l’Irlanda del Nord, pur continuando a far parte politicamente del Regno Unito, resterà allineata al Mercato unico europeo. Di fatto si crea un confine invisibile con la madrepatria, con tanto di controllo delle merci in transito e di dazi doganali. La sorveglianza sarà congiunta tra funzionari britannici ed europei, ma saranno i secondi ad avere diritto dell’ultima parola. Per fare un esempio le aziende e gli agricoltori dell’Ulster seguiranno le norme doganali e regolamentari dell’Ue, il che significa che i prodotti dell’Irlanda del Nord dai macchinari al latte potranno attraversare il confine senza passare attraverso alcun controllo.

 

Naturalmente è una soluzione che comunque è destinata a riaccendere antiche tensioni e addirittura a mettere in discussione l’approvazione dell’accordo da parte del Parlamento. Sul piede di guerra ci sono i protestanti del Nord Irlanda e il partito che li rappresenta, gli unionisti del Dup: i loro voti potrebbero essere decisivi. «La soluzione di una doppia appartenenza doganale non ci interessa, l’Irlanda del Nord deve rimanere interamente nel sistema doganale del Regno Unito», ha avvertito Nigel Dodds, vice leader del Dup. Gli accordi con l’Europa sono dunque un punto a favore dei nazionalisti che puntano alla riunificazione delle due Irlande. Al dato politico poi si aggiunge anche il dato demografico. Già oggi al Parlamento di Belfast le rappresentanze dei protestanti e quelle dei cattolici (con il partito del Sinn Fein) hanno raggiunto la parità di 27 seggi a testa. Ma in futuro i cattolici sono destinati a essere prevalenti, visto che il tasso di natalità delle loro famiglie è nettamente superiore.
«Sabato butteremo a mare l’accordo», ha dichiarato minaccioso un altro leader del Dup, Sammy Wilson. Nel mirino c’è un altro punto dell’intesa con Bruxelles. Infatti è previsto che ogni quattro anni il parlamento nord irlandese voti rispetto al mantenimento dello status o a una sua ridiscussione. Il voto deve però avere la maggioranza assoluta e non può essere posto il veto da parte di una delle due componenti identitarie del Paese. La possibilità di veto invece era stata uno dei punti cardine degli accordi del Venerdì Santo del 1998 che avevano portato alla pace. Il Dup non ha maggioranza assoluta oggi e tanto meno l’avrà domani. E il rischio è che la Brexit riapra davvero il fronte irlandese…

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