Resta sindaco?

A Milano non è come a Bergamo E Gori è costretto alla ritirata

A Milano non è come a Bergamo E Gori è costretto alla ritirata
Pubblicato:
Aggiornato:

È passato quasi un mese dal voto e se a Palazzo Lombardia le cose stanno prendendo una forma ben definita, a Palazzo Frizzoni tutto è ancora in bilico. Giorgio Gori, infatti, non ha ancora sciolto le riserve e non si sa, dunque, se deciderà di restare nel suo ufficio in piazza Matteotti o se preferirà indossare le vesti di capo dell’opposizione in Regione dopo la batosta che lo ha visto uscire sconfitto dalla sfida con Attilio Fontana. Il primo cittadino ha detto di volersi prendere tutti i novanta giorni che la legge gli mette a disposizione per prendere una decisione, ma è anche vero che, al momento, il vento soffia in direzione opposta alla sua e molti scommettono che, alla fine, resterà a Bergamo.

Il tentativo di Gori. «Voglio impostare il lavoro di opposizione in Regione», ha dichiarato l’8 marzo scorso Gori. Ed è quello che, effettivamente, in queste due settimane ha provato a fare, proponendo la formazione di un gruppo unico composto dai consiglieri del Partito democratico (che sono sedici contando anche lui) e consiglieri di Lista Gori (due) e avanzando la candidatura dell’unico bergamasco eletto nella lista del PD, Jacopo Scandella, come capogruppo. Due proposte che sono però cadute nel nulla. Buona parte del partito infatti, soprattutto nell’ala milanese, non ha apprezzato lo “stile” del sindaco, che nonostante l’eclatante sconfitta continua (a parer loro) a volere imporre la propria leadership.

 

 

La spaccatura. Si è venuta a creare così una netta spaccatura tra i dem, già presente da diversi mesi ma parzialmente ricucita in campagna elettorale: da una parte Gori, dall’altra Alessandro Alfieri, neo senatore e, almeno fino al prossimo congresso, segretario regionale del Pd. Alfieri, a dirla tutta, non ha mai preso benissimo la discesa in campo di Gori. Avrebbe voluto essere lui il candidato governatore. E ora, nonostante l’arrivo in Parlamento, non ha la minima intenzione di lasciare che sia il primo cittadino orobico a dettare le regole del gioco. Anzi, nonostante il suo mandato sia in scadenza sta tentando di gettare le basi per il dopo di lui, avanzando ad esempio il nome di Fabio Pizzul (al suo terzo mandato in Regione) come capogruppo in Consiglio. E Pizzul, è bene ricordarlo, era stato uno dei principali sostenitori della necessità delle primarie per nominare il candidato governatore del centrosinistra. Insomma, un profilo d’opposizione a Gori. Va anche detto, però, che in questa fase post elettorale stanno emergendo...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 5 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 5 aprile. In versione digitale, qui.

Seguici sui nostri canali