L'incendio del cuore di Parigi

Notre Dame alla fine ha retto Le vecchie cattedrali non muoiono

Notre Dame alla fine ha retto Le vecchie cattedrali non muoiono
Pubblicato:
Aggiornato:

Alla fine, dopo la notte della grande paura, Notre Dame ha retto. Le fiamme che lunedì hanno incendiato il cielo di Parigi e che sono state seguite in diretta in ogni angolo del mondo erano uno spettacolo impressionante. Impressionante anche perché sembravano, da quell'altezza impossibili da domare. Ma la vecchia cattedrale ha retto. Le prime immagini che i pompieri francesi hanno diffuso dall'interno della Cattedrale mostrano una volta quasi completamente integra, con una sola voragine al centro, laddove c’era la grande “fléche” e dove si era sviluppato l’incendio. È impressionante constatare la tenuta di una struttura che nella sua ossatura strutturale risale a 800 anni fa.

 

 

Qualche giorno fa un giornalista del quotidiano Le Parisien, Nicolas Berrod, era salito nel sottotetto della Cattedrale per raccontare quel mondo nascosto che nessuno ovviamente poteva né vedere né immaginare (qui il suo video). Era salito inconsapevole di quel che sarebbe accaduto. Le immagini fanno impressione, perché davvero ci si trova in mezzo a una incredibile foresta di travi di legno di quercia: le stesse travi che era state portate quassù nel 1220 quando venne conclusa la copertura della Cattedrale il cui cantiere era iniziato sessant'anni prima. “La foresta di Notre-Dame” era stata infatti ribattezzata. Era il legno di 1300 querce che era servito per costruire quelle immense capriate a trentacinque metri di altezza. Sopra quelle capriate era stata poi innalzata la “fléche”, la guglia, ovvero quella freccia rivolta verso il cielo. Non era quella originale, perché durante la rivoluzione francese era stata abbattuta, come erano state distrutte, con uno dei più gravi atti di offesa del patrimonio artistico, le statue duecentesche dei re che erano state collocate nelle nicchie della facciata. Più che distrutte, decapitate: e le teste dei re, successivamente ritrovate, compongono oggi uno dei più emozionanti insiemi della scultura medievale (anche perché vedendole ci si ricorda di quell'offesa subita).

 

 

La “fléche” che abbiamo visto crollare mangiata dalle fiamme venne eretta da quell'instancabile ricostruttore di cattedrali che fu l’architetto Viollet-le-Duc e alzata a novantatré metri d’altezza... Era instancabile e anche arbitrario nella sua volontà di ritrovare lo stato originario degli edifici. Anche lui fece ricorso a un’anima di legno per erigere la guglia, che era in queste settimane al centro dei restauri, con un intervento molto complesso: la costruzione dell’impalcatura, che era stata appena impostata, aveva ovviamente richiesto delle soluzioni molto sofisticate. Per pura fortuna erano appena state calate le dodici grandi statue di rame con gli apostoli, realizzate a fine ‘800. Sulla cima non c’era più l’antica campana, ma il gallo, simbolo della Francia, che custodiva tre preziose reliquie: un frammento della Corona di Spine di Gesù e poi quelle di Saint-Denis e di Sainte Geneviéve, la patrona di Parigi.

Seguici sui nostri canali