Il "caso Unesco"

«Io ho sempre difeso Città Alta I NoParking sanno dire solo no»

«Io ho sempre difeso Città Alta I NoParking sanno dire solo no»
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Non l’ha presa benissimo, Robi Amaddeo. Quell’accusa del gruppo NoParking di aver mentito a Icomos - l’organo incaricato di monitorare l’incidenza delle modifiche nelle aree vicine o interne ai luoghi-patrimonio Unesco - sul parcheggio in costruzione alla Fara proprio non gli va giù. Di certo c’è che non ha la benché minima intenzione di valutare la richiesta di dimissioni da consigliere comunale con delega per Città Alta avanzate dai NoParking e rimarcate lunedì 8 ottobre in Consiglio comunale. Invito alle dimissioni che, a dirla tutta, non è stato preso in considerazione neppure dall’Amministrazione o dalle minoranze presenti in aula.

Robi Amaddeo calcio e telefonino
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Robi Amaddeo, un uomo impegnato

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Robi Amaddeo, un uomo impegnato

Robi Amaddeo calcio e telefonino
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Robi Amaddeo, un uomo impegnato

Robi Amaddeo calcio e telefonino
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Robi Amaddeo, un uomo impegnato

Perché la infastidiscono tanto, queste accuse? Anche diversi esponenti della Giunta, negli ultimi mesi, sono stati presi di mira dai NoParking...
«È più forte di me. Non sono un politico, non mi ci abituerò mai a queste cose. Soprattutto quando vengo accusato di falsità per meri fini politici...».

In che senso?
«Per i NoParking il parcheggio è solo un pretesto per portare avanti la loro lotta politica. Hanno trovato un canale. C’era già una lista civica che si opponeva al parcheggio: ha perso le elezioni. La realizzazione dell’opera era nel nostro programma, il programma che i cittadini hanno votato».

In realtà, nel programma era previsto un piccolo parcheggio per residenti. Le cose sono un po’ cambiate.
«Gori diceva che si sarebbe impegnato a mantenere quel progetto, premettendo che si sarebbero dovute fare delle valutazioni anche di tipo legale e contrattuale. Cosa che è avvenuta. Le modifiche non sono state fatte a caso».

Qual è stata la linea che avete seguito, quindi?
«Il Piano Particolareggiato da cui tutto parte, se vogliamo dirla tutta, prevedeva non un parcheggio, ma ben sette piccoli parcheggi in varia zone di Città Alta. Sette. Nel 2000, la Giunta Veneziani ha cambiato, avanzando l’idea di un unico parcheggio per la maggior parte destinato ai residenti. Cosa che mi lasciava più di una perplessità. Se una persona, ad esempio, risiede vicino a La Marianna, perché dovrebbe voler parcheggiare alla Fara? L’assessore Zenoni ha invertito l’idea di fondo, trovandomi d’accordo: un unico parcheggio, un po’ più grande, e pensato soprattutto per i visitatori, liberando così l’interno di Città Alta dalle auto e destinando i parcheggi lungo le Mura ai residenti».

Perché, allora, i NoParking si oppongono?
«Per motivi politici in primis, essendo per la maggior parte rappresentanti della sinistra estrema, ma anche perché tra loro ci sono quelli che dicono sempre e comunque no».

Tipo chi?
«Tipo diversi esponenti dell’Associazione Città Alta e Colli, emblemi del “cittaltino” chiuso, elitario. Loro sono quelli che io, in modo democratico e pacifico, ho sempre contrastato. Quando l’Università decise di salire qui, loro si opponevano; quando nacquero I Maestri del Paesaggio, loro si opponevano. Non accettano i cambiamenti. Esiste solo la conservazione, mai la valorizzazione. Eppure le due cose possono coesistere».

 

Parcheggi "un po' così" dei NoParking in Città Alta
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Come?
«Coinvolgendo i commercianti, che loro spesso dipingono come dei bruti, nelle attività. Vi assicuro che tutti vogliono conservare le bellezze di Città Alta, anche perché una Città Alta bella è un vantaggio anche per i commercianti».

Però i NoParking dicono che il popolo è dalla loro parte.
(Sbuffa, ndr) «Una parte di popolo, forse. Ma qui in Città Alta il popolo l’ho sempre difeso io, mica loro. Parlano tanto di tutelare gli artigiani e i negozietti, ma secondo voi perché hanno chiuso quelle attività? Perché sono stati cacciati o perché gli affitti erano diventati insostenibili e nessuno li aiutava? Quando l’ultimo droghiere di Città Alta chiese di poter vendere la licenza comunale per pagare i debiti, lo fece perché nessuno andava da lui a comprare nemmeno uno spazzolino da denti. E non volevano neppure...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 8 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 18 ottobre. In versione digitale, qui.

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