Nuove tecnologie

E se tassassimo il lavoro dei robot? Che c'è dietro l'idea di Bill Gates

E se tassassimo il lavoro dei robot? Che c'è dietro l'idea di Bill Gates
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I laboratori delle grandi multinazionali sono ormai da diversi anni al lavoro per creare macchine in grado di svolgere le più disparate mansioni. L'immaginario collettivo dipinge i robot come droidi antropomorfi, in grado muoversi e comunicare proprio come una persona, ma esistono già da tempo moltissimi sistemi di automazione che in alcuni casi hanno messo in crisi interi settori. Privati cittadini e grandi industrie utilizzano infatti in maniera diffusa dispositivi che sostituiscono operazioni svolte fino a poco tempo prima da lavoratori umani. La tecnologia sta così di fatto cambiando le regole del mercato del lavoro.

 

 

Da qui nasce la proposta di Bill Gates, rivolta proprio a tutti quei sistemi robotizzati che progressivamente sostituiranno la manodopera, a partire dalle catene di produzione fino alle auto a guida autonoma. L'idea è questa: «Solo perché un lavoratore non è tecnicamente vivo - ha spiegato il miliardario americano durante un'intervista a Quartz - non significa che può produrre denaro senza essere tassato».

L'impatto delle nuove tecnologie. Diversi economisti e analisti, tra cui lo stesso Bill Gates, hanno discusso dell'incombente minaccia di un'automazione robotica per diversi anni. Uno studio di Oxford del 2013 ha previsto che i robot potrebbero sostituire più del 50 per cento dei lavori tra il 2023 e il 2033. Un altro rapporto del 2015 ha stimato che la tecnologia odierna potrebbe già rimpiazzare il 45 per cento dei lavori esistenti. La maggior parte dei lavori che andrebbero persi, almeno inizialmente, riguarderebbe il telemarketing, alcune mansioni svolte dai commercialisti, come la presentazione delle dichiarazioni dei redditi, e il settore della vendita al dettaglio, ma anche una grossa fetta degli impieghi che appartengono all'ambito della costruzione di infrastrutture e dell'agricoltura.

 

 

Tutelare i lavoratori. Considerate queste previsioni, Gates sostiene che non sia corretto che i costruttori e gli utilizzatori di questi robot non siano tassati in base al profitto generato dal lavoro automatizzato. Secondo il fondatore di Microsoft, una robot tax dovrebbe contribuire a compensare la perdita di reddito da parte di tutte quelle figure che vedrebbero il proprio lavoro sostituito dalle macchine. L'idea è stata vagliata in passato anche a livello istituzionale, il Parlamento Europeo infatti ha considerato una proposta di legge per tassare i proprietari di robot, al fine di preparare i lavoratori rimasti disoccupati ad altri impieghi. Ma la discussione ha avuto per ora esito negativo: a spaventare sono soprattutto gli effetti sulla competitività europea nei mercati esteri, dove una tassazione del genere ancora non esiste. «In un momento dove le persone dicono che l'arrivo dei robot è negativo a causa della disoccupazione, è doveroso pensare ad una tassa simile ed anche a rallentare l'introduzione di certi sistemi», ha però ribadito Gates.

 

 

L'esempio della Germania. La Germania è uno dei Paesi più evoluti a livello tecnologico, eppure il suo tasso di disoccupazione è bassissimo, addirittura arrivato in queste settimane sotto al 6 per cento. Uno dei fiori all'occhiello dell'automazione tedesca si trova nel porto di Amburgo, che ambisce a diventare il principale porto merci d'europa grazie a un sistema di gestione quasi totalmente gestito da robot. La produttività, con questa evoluzione, è aumentata di oltre il 50 per cento a fronte di una perdita del personale del 25 per cento rispetto a porti simili. Nonostante i timori di una parte dei lavoratori, sembra quindi che una strada sia percorribile, sempre che i governi riescano ad affrontare il processo di cambiamento con le tempistiche adeguate.

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