A Caravaggio è un'istituzione

Riccardo Formento, i 90 anni di un piccolo grande uomo

Riccardo Formento, i 90 anni di un piccolo grande uomo
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Il 6 ottobre Riccardo Formento compie 90 anni. È una figura storica a Caravaggio, un punto di riferimento per tanta gente. Un uomo semplice, sempre sorridente, che alla sua rispettabilissima età si aggira ancora per la cittadina in sella alla sua bicicletta. La sua vita ha dell’incredibile. Oggi è Presidente Onorario della Banca di Credito Cooperativo di Caravaggio, ma nel suo curriculum figurano incarichi che spaziano dal sociale alla politica, passando per l’economia del territorio. Da bambino voleva fare il vescovo, ma più per fame che per vocazione.

«Voglio fare il Vescovo!». Il sogno di fare il Vescovo risale a quando monsignor Cazzani, reggente della diocesi di Cremona dal 1914 al 1952, si recò in visita pastorale a Caravaggio. Riccardo frequentava l’asilo e venne scelto per recitare la poesia all'importante prelato. Adempì al suo compito, e come premio fu invitato a pranzo a casa del parroco. Il Vescovo lo chiamò, gli fece i complimenti per come aveva recitato la poesia e gli chiese cosa volesse fare da grande. Erano tempi di vacche magre, e la risposta del piccolo Formento fu pronta: «Voglio fare il Vescovo, perché si mangia bene!». La vita e le esperienze lo hanno portato a scegliere poi una strada diversa dal sacerdozio, anche se la dimensione religiosa è sempre stata una costante nella sua vita. È stato presidente dell’Azione Cattolica di Caravaggio prima, e della Fondazione don Pierino e don Pidrì dopo. Quest'ultima è una realtà nata a Caravaggio nel 2003 per “dare continuità alla tradizione educativa sorta in ambito cattolico e salvaguardare, in un’ottica di pluralismo, la libertà di educazione e il diritto delle famiglie di scegliere a quale esperienza educativa riferirsi”.

 

Formento 28-09-2014

 

Memoria storica della città. È un uomo minuto, Formento, dotato di una fede incrollabile e di un’intelligenza finissima, che si percepisce dal suo occhio vivo e vispo. A detta di quelli che lo conoscono bene, la sua dote principale è la capacità di vedere lontano e di capire le persone, oltre a rappresentare la memoria storica di Caravaggio, avendo ricoperto per anni le cariche di consigliere, assessore e vicesindaco della città. Lui ripensa al passato e ha ben presente chi deve ringraziare. «Se ho potuto fare qualcosa il primo merito e di mia moglie», confida. Una donna dedita alla casa e alla famiglia, sposata presso il Santuario Santa Maria del Fonte a Caravaggio, che gli ha donato due figli, cresciuti e istruiti con tanto amore.

La scuola per imparare a lavorare. Un esempio della lungimiranza di Formento risale agli anni ’60, quando decise di creare a Caravaggio una scuola serale per imparare a lavorare, rivolta a quanti non avevano la licenza media. Lui insegnava tecnica meccanica. Della quarantina di giovanotti che frequentavano le sue lezioni sono nati una trentina di imprenditori, molti dei quali ancora oggi sono titolari di fiorenti aziende del territorio.

Le origini. Tutto era cominciato a metà del 1800, in una famiglia di umili origini, i Formento, cognome che all’epoca, insieme a Calmeo, indicava quanti erano orfani. E infatti nonno Vittorio, nato nel 1859, aveva vissuto all’orfanotrofio di Caravaggio fin quando non si era formato una famiglia. Insieme alla moglie si trasferì nella frazione di Masano, dove avevano ottenuto l’assegnazione di una terra da coltivare, 42 pertiche per la precisione. Accanto all’attività di agricoltore, il nonno faceva anche il sacrestano. A Masano nascono i tre figli della coppia, due femmine e un maschio che intraprese la professione di falegname con una dedizione e una perizia degne di un artista. Nel 1932 donò al cardinale Schuster, in visita a Caravaggio, una copia dell’Ultima Cena di Leonardo realizzata con le sue mani.

Una vita di sacrifici. Al centro della vita di Riccardo c'è sempre stata la famiglia. È grazie alla mamma che, per sua stessa ammissione, è riuscito ad arrivare sempre puntuale a scuola. Anche quando, d'inverno, andava a Bergamo in bicicletta. Perché non è stata una vita facile, la sua. Lui e i suoi familiari hanno attraversato momenti di grande povertà e Formento ricorda ancora che quando aveva 8 anni morirono tre mucche e fu una vera tragedia: «Abbiamo pianto di più per la morte delle mucche che di un parente», dice adesso sorridendo. Oppure racconta di quando la mamma lo mandò alla cooperativa per farsi dare un panino, ma non glielo diedero perché i conti sul libretto non tornavano. Solo il provvidenziale intervento della moglie del “prestinaio” Pandini di Masano, e dei suoi due panini, lo salvarono dai crampi della fame.

 

Andreotti

 

La scuola. Grazie all’aiuto dei preti di Caravaggio e Masano la famiglia Formento si trasferì al Santuario per fare il lavoro di sacrestano. Riccardo però rimase a Masano coi nonni per lavorare nei campi. Il fratello Vittorio entrò in seminario. «Era il 1937 e dovevo fare le veci dell’asino, morto da poco». Fu questa esperienza che gli permise di ragionare come se si trovasse in una grande industria. Del resto governava i polli, le oche, i conigli e i tacchini. Da lì decise di tornare sui banchi e, grazie alla borsa di studio vinta dal fratello seminarista, gli comprarono il primo paio di scarpe. Scelse una scuola professionale a Crema, che all’epoca era come andare a New York: «Non conoscevo nessuno, e così sono andato in chiesa ad aspettare che arrivasse un prete. Chiesi a lui e lui mi accompagnò». A scuola Riccardo si distinse per l’arte dell’intaglio del legno appresa dal padre, tanto che il suo primo manufatto, un vassoio, era talmente bello che gliene fecero realizzare uno per ciascun professore. In quel periodo fu chiamato al servizio militare, che Formento assolse solo per due mesi: «Una grazia della Madonna» dice lui. Per tre volte venne definito “rivedibile”, forse a causa della sua statura non propriamente altissima. All’ultima visita seguì il consiglio di alcuni amici e bevve 5/6 caffè: il cuore iniziò a fare le bizze e lo esonerarono dal servizio.

Dirigente d’azienda. Nel 1948, a studi finiti e dopo un breve periodo da libero professionista nell’impiantistica, Formento viene assunto alla Imec e fece subito carriera. Da impiegato divenne dirigente e rivolse il suo impegno alla salute sul posto di lavoro. A quel tempo, sebbene se ne parlasse poco, erano in molti a soffrire di silicosi, causata dalle polveri, soprattutto quarzo impiegato per la lavorazione di vetro e ceramica, che si attaccano ai polmoni. Grazie ai suoi numerosi viaggi all’estero, in Germania, Portogallo, Francia, Norvegia, per capire e studiare i modi di lavorare degli altri, Formento, riuscì a realizzare uno stabilimento a norma, con torri alte più di sei metri, dotate di uno stantuffo per la macinazione della polvere, e mise la parola fine al tante morti causate dalla silicosi.

 

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La banca. Il suo impegno in banca comincia nel 1956, quando venne assunto alla BCC di Caravaggio, istituto di cui prese le redini nel 1983. In contemporanea faceva anche l'assessore all’urbanistica e ci fu chi lo accusò di conflitto di interessi. Dopo due sentenze di incompatibilità degli incarichi, la Corte costituzionale gli diede ragione, e i suoi detrattori dovettero pagare anche le spese legali. In banca Formento è stato un presidente amato, che ha lasciato un segno importante nel movimento cooperativo italiano. In segno di riconoscenza l’attuale presidente Carlo Mangoni, in rappresentanza di tutto il cda della Banca, gli ha donato un melograno d’argento, simbolo del credito cooperativo.

Elisir di lunga vita. Quelli fin qui elencati sono solo una piccola parte dei momenti vissuti da Riccardo Formento, un signore mite che trasmette voglia di vivere e di darsi da fare a chiunque abbia la fortuna di conoscerlo. Ricchezza di spirito, lungimiranza e attenzione agli altri, soprattutto ai giovani, sono le sue caratteristiche principali, ma ci vorrebbe un libro per raccontare tutto. Ancora una domanda tuttavia è d'obbligo. Signor Riccardo, qual è il suo elisir di lunga vita? La risposta è pronta e solo apparentemente scherzosa: «Mettere le impegnative degli esami medici dietro al quadro della Madonna e lasciarle lì». Buon compleanno Presidente!

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