Alessandro Valtulini

Il musicista enfant prodige d'Adrara A 25 anni aveva scritto 20 sinfonie

Il musicista enfant prodige d'Adrara A 25 anni aveva scritto 20 sinfonie
Pubblicato:
Aggiornato:

Figlio di due operai di Adrara San Martino, Alessandro Valtulini ha 29 anni. Ha cominciato a studiare pianoforte quando ne aveva sei. Ha frequentato il conservatorio di Brescia dopo che nel test d’ingresso si era classificato nei primi posti. Assegnato alla classe di organo, dopo un anno è passato a quella di pianoforte. Si è diplomato a 21 anni con un permesso speciale del ministero (nella norma bisogna attendere 24 anni). In seguito ha studiato direzione orchestrale e composizione. A 25 anni aveva già scritto venti sinfonie. Ha presentato alcune delle sue composizioni per orchestra per la Fia Formula Uno allo Sporting Club nel Principato di Monaco e vinto il primo premio come compositore al Festival Internazionale di Musica “Lediecigiornate” di Brescia per una delle composizioni migliori per pianoforte: Toccata No. 1 in sol minore “Whelton” A.V. 4. Il 10 settembre 2012 ha diretto nove sue sinfonie con la Philharmonia orchestra di Londra, una delle migliori al mondo. L’estate scorsa gli è stato conferito il premio internazionale Arca d’Oro a Torino come miglior giovane compositore.

 

«Dove va a finire la musica quando non la suoni più?» fa dire Fellini a uno dei suoi suonatori nel film Prova d’orchestra. La domanda si potrebbe ribaltare: «Dov’è la musica prima che qualcuno la suoni?». Alessandro Valtulini una risposta ce l’ha: «La musica viene da sé: mi siedo al pianoforte e scrivo di getto. La cosa bella è che io non penso a cosa devo scrivere, è come se fosse tutta nella mia testa già finita e la dovessi solo trasferire. Non è facile da spiegare».

Un’ispirazione, insomma.
«Ci sono due tipi di scrittura: quella di getto e quella studiata. Quella studiata vuol dire che hai delle bozze di musica in testa, motivi che ti vengono in mente, ma devi perfezionarla e scegliere gli strumenti, l’orchestrazione adatti a realizzarla. È una scrittura che richiede molto tempo».

La scrittura di getto, invece?
«Vuol dire che tu hai già tutto in mente e la pensi già sotto forma dell’orchestra sinfonica. Ti siedi e la scrivi, la metti in partitura».

Meglio la musica di getto o quella studiata?
«Beethoven non scriveva di getto, gli servivano anni per comporre una sinfonia, la prima l’ha scritta a trent’anni. Mozart invece la componeva in tre giorni e non cancellava una nota. Questo però non significa che la scrittura di getto abbia una qualità migliore di quella studiata. Beethoven ha scritto nove sinfonie ma sono nove pilastri dell’umanità. Mozart ne ha scritte 41, ma di memorabili ce ne saranno cinque o sei».

 

alessandro-valtulini-02

 

Quindi, lei si alza la mattina e dice: oggi compongo una sinfonia o una sonata...
«No, non è che lo puoi prevedere: ci può essere un momento in cui ce l’hai talmente dentro che scrivi una sonata in dieci minuti. L’ultimo lavoro che ho fatto, per una mia amica, mi sono seduto al pianoforte e mia madre l’ha registrato col telefonino. L’ho suonato ed era già pronto, poi ho scritto la partitura sul pc e ho detto: fatta».

Molto più difficile per lei è trovare un’orchestra che suoni le sue composizioni.
«In effetti ho capito subito che in Italia non c’era spazio per il mio tipo di musica. Tutti i direttori che avevo conosciuto mi consigliavano di andare all’estero, in particolare in Inghilterra. Le orchestre inglesi sono le uniche a tentare il nuovo, mentre per le grandi orchestre di Vienna, Berlino, Amsterdam la musica finisce con Stravinsky».

Quindi lei a 23 anni è partito.
«Approfittando del fatto che a Cambridge vivono alcuni parenti, mi sono trasferito e ho presentato le mie composizioni al dipartimento di musica dell’università. Le prime esecuzioni sono state effettuate dalle orchestre universitarie che dirigevo direttamente. Finché un giorno il direttore, Peter Britton, mi dice: “Funziona tutto, ma per poter suonare questa musica serve un’orchestra di alto livello”».

E lei?
«Ho portato le mie partiture a diverse istituzioni. I pareri erano molto positivi, serviva però una registrazione con almeno tre lavori da far ascoltare. Allora sono tornato a Milano e con l’Orchestra Filarmonica Italiana nel dicembre 2010 ho registrato tre overture. Sono ripartito con l’idea di far eseguire tutte le mie opere».

Com’è andata?
«La prima ad aprirmi le porte è stata la Bbc Symphonye Orchestra. Mi sono rivolto anche a orchestre di livello superiore come la London Philharmonic Orchestra. Tutti mi dicevano che il problema era l’età e che sarebbero serviti sei o sette anni di esperienza per poter essere preso in considerazione. Allora mi sono rivolto alla London Sy mphonye che mi ha accolto permettendomi di provare al pomeriggio seguito da cinque o sei orchestrali. A quel punto dovevo trovare qualcuno disposto a sostenere un giovane sconosciuto».

 

 

L’ha trovato?
«Ho tentato l’impossibile. Ogni anno la Philharmonia Orchestra propone un concerto di gala al King’s College di Cambridge. La Philharmonia è stata fondata da Von Karajan e diretta anche da Muti, Giulini e Sinopoli. È una delle orchestre più importanti del mondo. In quell’occasione sono riuscito a parlare con un manager della Philharmonia e gli ho chiesto se era possibile presentare la mia musica ai vertici. Mi ha risposto: "Forse fra dieci anni". Poi mi ha guardato per un po’ e ha proseguito: "Ma visto che il coraggio non le manca, prepari un pacchetto spiegando che cosa vuole fare, lo mandi all’attenzione del tale e del talaltro e poi..."».

E poi?
«Ho scritto direttamente al direttore generale, allegando le partiture e il cd preparato a Milano. Alla reception mi dicono: “Guardi, qui sono veloci, se le cose funzionano la chiameranno entro quattro o cinque giorni, se invece non sente nessuno si metta il cuore in pace”. Dieci giorni dopo tutto taceva e mi ero un po’ demoralizzato. Ma una mattina apro il computer, trovo una mail dell’assistente del direttore generale della Philharmonia che diceva: “Abbiamo analizzato la sua musica e la richiameremo al più presto”. In seguito mi fissarono la data dell’incontro : 15 settembre 2011».

Un ’opportunità straordinaria.
«Entro all’incontro, mi fanno i complimenti e chiariscono subito che serviranno almeno quattro o cinque anni per poter eseguire le mie opere, perché nella loro programmazione non c’erano buchi. L’unica possibilità era che si liberasse una data. Bisognava però stabilire i costi dell’orchestra e sottoporsi a un colloquio con il consiglio della Philharmonia, composto da orchestrali. Se il Consiglio avesse giudicato interessante il mio progetto per l’orchestra, avrebbero suonato per una cifra limitata, mettendoci del loro, in caso contrario il costo per l’esecuzione era di 140mila euro. Prima di uscire il direttore generale mi ribadì che ci volevano comunque quattro o cinque anni, "a meno che - aggiunse - il direttore Lorin Maazel non disdica un concerto in programma l’anno prossimo, che è ancora in forse. In tal caso..."».

Il consiglio dell’orchestra che cosa decise?
«A gennaio 2012 la mia richiesta venne accolta come un progetto della Philharmonia e il budget previsto era sceso a 25mila euro (vanno calcolati cento orchestrali e il noleggio di un teatro). Nella stessa mail mi informarono che Maazel aveva disdetto il concerto perché impegnato negli Stati Uniti e che avrebbero lasciato a me la scelta della data, il 10 o il 17 settembre: “Le diamo un mese per decidere”. Io decisi immediatamente che il 17 porta sfortuna».

 

alessandro-valtulini-01

 

A questo punto le man cavano solo i soldi.
«Coi miei genitori e un amico ci mettiamo a caccia di uno sponsor. Morale, nessuno ci ha dato niente. Mio papà allora a mezza voce ha detto: “Va bene, ti do tutta la mia liquidazione”».

Ma per eseguire musica sinfonica bisogna pagare?
«Io sono un compositore di sinfonie, se voglio eseguire la mia musica ho bisogno di un’orchestra e le orchestre costano. Ma non è che chiunque possa far eseguire la sua musica dietro pagamento. Se non è apprezzata dagli orchestrali della Philharmonia non se ne fa nulla. Anche per la direzione mi hanno fatto firmare una clausola che, se avessi sbagliato, non ci sarebbe stata una seconda volta».

Quindi il 10 settembre 2012 per la prima volta una grande orchestra ha suonato le sue sinfonie.
«Abbiamo suonato alla Cadogan Hall di Chelsea, il celebre quartiere di Londra».

Com’è andata?
«Alla fine dell’esecuzione quelli del Consiglio della Philharmonia mi hanno riempito di elogi. Ero al settimo cielo».

Quest’anno l’Accademia della Voce di Torino le ha assegnato il premio Arca d’Oro come miglior giovane compositore. Quando la sentiremo la sua musica a Bergamo?
«Mi sono proposto al Festival pianistico Bergamo-Brescia, ma la risposta è stata negativa. Mi piacerebbe realizzare un concerto al Donizetti».

Che tipo di musica è la sua?
«Niente a che vedere con Stockhausen o Berio. La mia è una musica nuova che si ispira ai grandi del passato. L’impatto può richiamare Beethoven o Bach, che sono i miei preferiti, ma la mia scrittura è diversa. Non c’è pezzo uguale a un altro».

 

 

E adesso?
«I dirigenti della Philharmonia mi hanno invitato ad andare a nome loro al ministero dei Beni Culturali italiano a dire che questa musica andrebbe valorizzata: ci hanno creduto più di me».

Risultato?
«Da due anni sto andando su e giù da Roma. Ho parlato più volte col ministro Franceschini».

Ma...?
«Il ministro ha dato il suo assenso all’idea di realizzare una esecuzione integrale delle mie opere, ma la vecchia direzione generale del ministero ha bloccato il progetto. Tuttavia ora il nuovo direttore ha detto l’ok e adesso è un problema di tempi e di legge di stabilità».

Quanto ha guadagnato finora?
«Niente. Sono iscritto da quattro anni alla Siae e ho racimolato venti euro. Sono stato in Canada quest’estate a dirigere la mia musica con un’orchestra coreana e mi hanno dato un piccolo cachet. Appena tornato sono andato in banca ad aprire un conto corrente e mi han chiesto: “Professione?”. “Musicista”. Hanno scartabellato un po’ e mi han detto: “ No, guardi il suo non è contemplato come un mestiere”».

Si consoli, Beethoven campava perché un mecenate gli aveva offerto un contratto per scrivere musica.
«Oggi è la stessa cosa, ma Beethoven è morto di fame».

Lei è sicuro sulla qualità del suo lavoro? Cosa dicono musicisti e intenditori?
«Ho riconoscimenti da decine di esperti. L’ex sovrintendente della Scala Carlo Fontana ha chiamato il ministro e gli ha detto: "Ascoltalo, perché una cosa così non l’ho mai vista". Certo, bisogna restare umili, ma quello che si è fatto si è fatto».

Scrive ancora?
«No, non scrivo più. Per me, da artista, è difficile andare oltre al livello raggiunto a Londra. Ora voglio dedicarmi a far eseguire e conoscere la mia musica».

Seguici sui nostri canali