Una storia della Baviera

Biancaneve è esistita davvero si chiamava Maria Sophia von Erthal

Biancaneve è esistita davvero si chiamava Maria Sophia von Erthal
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Che Biancaneve sia vissuta davvero? Quando nel 1812 i fratelli Jacob e Wilhelm
Grimm scrissero la più celebre fiaba del mondo, si erano con ogni probabilità ispirati ad una vicenda vera: quella di una sfortunata baronessa tedesca di Bamberga, in Baviera, che ||. Si riparla oggi di lei perché il museo della sua città ha annunciato di aver ricevuto in donazione la lapide che era posta sulla sua tomba e che era stata custodita fino ad ora dalla famiglia. La sua storia è una storia triste, che ha tante affinità con quella familiare a tutti della magica creatura che Walt Disney ha trasformato in un’icona globale con il celebre cartone animato del 1937. La sua vicenda era già stata ricostruita negli anni Ottanta da uno storico locale, Karlheinz Bartels, che aveva trovato tanti riscontri sui parallelismi fra la vita di Maria Sophia e la figura di Biancaneve.
La baronessa Sophia aveva perso la mamma da giovane, e il padre si era risposato con una nobildonna, anche lei rimasta vedova dal primo matrimonio. Si chiamava Claudia Elisabeth von Reichenstein e a quanto sembra aveva il perfetto profilo della perfida matrigna. Privilegiò in modo smaccato i figli e le figlie di primo letto discriminando crudelemente la povera Maria Sophia, che alla fine venne costretta a lasciare il castello di Lohr am Main dove aveva passato la sua giovinezza (i fratelli Grimm avevano vissuto per molto tempo ad Hanau, che distava solo 50 km da quel castello). Il padre, guarda caso, faceva un mestiere che ha molto a che vedere con la vicenda di Biancaneve: era un nobile che possedeva una fabbrica di specchi, esattamente come quello “delle mie brame”. Anche l’invenzione dei sette nani avrebbe un’attinenza precisa con la vicenda della baronessa: le loro figure sarebbero state ispirate dai lavoratori delle miniere della zona. I cunicoli delle miniere infatti erano molto bassi e quindi potevano entrarvi solo persone molto piccole, spesso si trattava di bambini. Per di più il contesto del castello richiama molto quello in cui è costretta a muoversi Biancaneve. Tutt’intorno c’erano boschi che era meglio evitare perché esposti alle scorrerie di banditi e all’aggressione di animali selvatici.

 

Purtroppo per la povera baronessa non ci fu nessuna bara di cristallo e nessun principe azzurro alla fine della storia. Morì vecchia e dimenticata a 71 anni; aveva perso la vista e aveva trovato ricovero in un convento. Per questo quello di oggi è un risarcimento un po’ tardivo per una baronessa sfortunata. Sulla sua lapide che ora il museo di Bamberga orgoglisamente annovera tra le proprie raccolte c’è una dicitura che ne riassume l’amara storia: «Nobile eroina cristiana, qui giace dopo la vittoria del destino, pronta per essere trasfigurata nella resurrezione». Un surrogato al bacio del principe che non ha mai ricevuto…

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