Una professione antica

Bruno, l'apicoltore di Cassinone «Le api ci insegnano a vivere»

Bruno, l'apicoltore di Cassinone «Le api ci insegnano a vivere»
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Prima solo un hobby, ora una passione che riempie le giornate e la vita: Bruno Stella di Seriate, classe 1949, è diventato, dopo la pensione, un apicoltore a tempo pieno. Si tratta di una professione antica, che ricorda tempi lontani, quelli dei nonni e delle cascine, ma è anche un mestiere che rende tangibile il contatto con la natura e con i suoi tempi. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia.

Come ha iniziato l’attività di apicoltore, passione o professione?
«Mi sono sempre occupato di api: erano una tradizione tramandata dai nonni e furono portate a Seriate per la prima volta dall’Altopiano di Asiago. Loro mi hanno insegnato l'arte dell'apicoltura, l'amore per la natura e l’attaccamento alla terra. Abitavamo in una cascina nella zona di Cassinone insieme ai parenti, e ogni famiglia aveva le sue casette di api. All’inizio fu per me un hobby, una seconda attività: ho iniziato a lavorare molto presto come muratore e fabbro, finché, a 17 anni e mezzo, ho iniziato a lavorare in una fabbrica chimica, dove sono rimasto per più di 37 anni. Molto di ciò che conosco riguardo all’apicoltura mi è stato trasmesso da Nicola Stella, mio fratello, che però ha scoperto un’allergia alle api che lo ha costretto ad abbandonare l’attività. Da 25 anni Rita Gherardi mette a disposizione il terreno sul quale tengo le casette delle api e questa concessione è per me davvero molto preziosa».

 

 

Cosa significa vivere con le api? Cosa ci trasmettono?
«Sin da piccolo mi sono reso conto che le api avevano molto da insegnarci: con i loro gesti e i loro movimenti ci parlano e, in un certo modo, stanno preannunciando il nostro futuro. Sono infatti sottoposte a tutto ciò che produciamo noi, come in primis l’inquinamento: e loro già scontano quelle conseguenze che noi pagheremo in futuro a causa del nostro mancato rispetto nei confronti della natura e dei valori che essa ci insegna. Ciò che ti mostrano e che ti danno è un mondo meraviglioso: se fossimo all’altezza di capire e imparare da loro, saremmo davvero in un paradiso, un mondo in cui si vive a contatto con gli animali e la natura. Le api sono rispettose e obbedienti alle leggi della natura e noi dovremmo seguire quest ’esempio, prendendo le nostre responsabilità nel rispetto comune e nell’ottica di una responsabilità individuale».

 

 

A un certo punto l’apicoltura non è più stata solo una piccola parte della sua vita…Qual è stato il punto di svolta?
«Quindici anni fa i medici mi hanno trovato un tumore allo stomaco: è stato il momento della svolta. Sono stato curato, sono guarito e un anno e mezzo dopo ero in pensione. Nei periodi in cui, a causa della malattia, non mi era possibile occuparmi delle api, un apicoltore di fiducia mi ha sostituito. Una persona a cui devo molto è stata Adriana Bernareggi, che mi ha dato la forza per reagire e tornare dalle mie api. Dopo la guarigione, sono giunte molte offerte di lavoro nel mio campo, ma l’esperienza mi aveva aperto gli occhi: ho privilegiato le api, la mia passione da sempre. Ora infatti avrei potuto dedicarmi a loro completamente, non solo come hobby o come secondo lavoro».

Da qui è diventato amore e lavoro...
«Un anno dopo un’azienda agricola seriatese apriva e necessitava di qualcuno che si occupasse di circa 40 casette. Mi hanno contattato e ho accettato la sfida, affiancandomi ai due proprietari, marito e moglie, e gestendo le casette per loro. Quando però il proprietario è venuto a mancare, la moglie mi ha chiesto con premura se potessi continuare ad aver cura di quelle api: “Fai come fossero tue”, mi disse. E io accettai. Per sette anni ho proseguito con l’attività. Le soddisfazioni sono state tante, in primis la produzione di un prodotto particolare, che si chiama “miele di rovo”».

 

 

Ciononostante manteneva anche delle api totalmente e realmente sue?
«Io avevo già le mie api e il mio laboratorio certificato in zona Cassinone per la produzione di miele: non essendomi mai allontanato da questa passione, ho continuato a tenere le mie casette, a maggior ragione dopo la pensione. Sono sempre stato iscritto all’Associazione apicoltori bergamaschi, dove un encomiabile lavoro viene svolto da Mattia e Luca. Sono convinto che sia assolutamente necessario che ogni apicoltore conosca i propri diritti e i propri doveri, nonché le novità nelle tecniche e nella materia, nonché penso sia imprescindibile una fitta collaborazione tra coloro che si occupano di apicoltura».

I bambini a volte confondono api e vespe e non sanno neppure come si produce il miele. Lei viene spesso chiamato dalle scuole, vero?
«Ogni anno sono ospitato da alcune scuole elementari di Seriate per un intervento in classe: io arrivo con una teca che contiene le api, cosicché i bambini possano vedere il telaietto, le covate, la realtà del mondo delle api. Sto anche aiutando alcune persone ad avvicinarsi al mondo dell’apicoltura, mettendo loro a disposizione la mia piccola conoscenza: per me è davvero un grande orgoglio sapere di poter essere utile a loro».

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