Un'eccellenza, da 400 anni

Chartreuse, un liquore super-figo E dove trovarlo a Bergamo e dintorni

Chartreuse, un liquore super-figo E dove trovarlo a Bergamo e dintorni
Pubblicato:
Aggiornato:

La Grande Chartreuse di Grenoble è lì, tra le montagne di Savoia, dal 1089, quando fu fondata dai monaci della regola di San Benedetto. Il monastero è diventato famoso quando è apparso nel documentario di Philip Gröning Il grande Silenzio del 2005, ma a dire il vero questo posto aveva già legato il suo nome e la sua fama alla produzione di un ricercato e antico liquore. Talmente inconfondibile che negli anni Novanta ha prestato ufficialmente il suo nome a una tonalità di verde: il verde chartreuse, appunto!

 

[Fra' Jean-Jacques, uno dei due monaci a conoscenza dei segreti della Chatreuse, all'opera.] 

 

La misteriosa e bella storia. La storia inizia nel 1605 monastero di Vauvert, alla periferia di Parigi, quando un monaco rinvenne un misterioso e antico manoscritto direttamente dalle mani di un Maresciallo di Enrico IV e consegnato alla custodia dei monaci. L’elisir di lunga vita - come è stato nominato - era probabilmente il risultato della ricerca di un alchimista del Cinquecento condotta su oltre 130 varietà di erbe medicinali. La lavorazione era così complessa che non fu mai prodotta integralmente presso Vauvert e, a dire il vero, nemmeno compresa. Dopo circa un secolo, agli inizi del Settecento,  la formula venne spedita alla casa dell’ordine, la Grande Chartreuse fra le montagne di Grenoble, perché fosse sottoposta a uno studio più approfondito.

Dopo una lunga ricerca, finalmente, nel 1737, il frate farmacista Jerome Mauben riuscì a decifrare il procedimento e produrre per primo l’elisir di lunga vita o meglio Elisir vegetale della Grande-Chartreuse (questo il nome con cui venne commercializzato). Il sapore particolarmente apprezzato fece sì che in poco tempo si trasformasse da farmaco a vera e propria bevanda richiesta dagli abitanti del luogo. I monaci, col tempo, ne migliorarono il gusto adattandolo a quello del loro pubblico e, nel 1764, nacque ufficialmente la famosissima Chartreuse Verde, a cui seguirà la più dolce e meno alcolica versione gialla qualche anno più tardi. Nel 1903, quando i certosini furono allontanati dalla Francia, gli alambicchi si trasferirono a Terragona per poi tornare negli anni Trenta nella distilleria di Voiron, sotto il controllo diretto della Grande Charteuse di Grenoble. Dove è ancora adesso.

 

ristorante-miyabi-fotografo-devid-rotasperti-18

[La chartreuse del Miyabi di via San Francesco a Bergamo]

 

La produzione oggi. Oggi solamente due monaci conoscono a memoria il nome di tutti i 130 ingredienti che servono per produrre la Chartreuse, gli stessi raccolti nel manoscritto scritto 400 anni fa. Ogni anno 18 tonnellate di  erbe vengono recapitate al monastero, sono raccolte nella Salle des plantes (la stanza delle erbe), luogo al quale possono accedere solo i due depositari della formula e i loro aiutanti fidati. Qui le erbe subiscono i primi trattamenti e vengono essiccate, poi partono alla volta della distilleria di Voiron.

Compiuto il lungo processo e controllatane la qualità, il nettare verde è messo a invecchiare nelle botti di quercia nella cantina da invecchiamento  di liquori più lunga del mondo (misura ben 164 metri!).  Dai 3 ai 5 anni è il tempo che si deve aspettare per la versione base, mentre per la VEP si arriva fino ai 15. Di quest’ultima se ne preparano solo 35mila bottiglie per tutto il mondo, 1000 destinate all’Italia.

Le capacità produttive dei monaci si aggira intorno ai 3 milioni di litri all’anno tra versione gialla e verde. Niente di esagerato, considerando che la commercializzazione è destinata al mercato mondiale,  per essere precisi, a circa 90 Paesi in tutto il globo. Ovviamente la Francia è una delle maggiori consumatrici, ma anche l’Italia non scherza, stabilendosi al quinto posto assoluto per volumi di importazione. Bergamo difende il suo nome classificandosi tre le 15 città italiane che più apprezzano il pregiato liquore.

 

 

Il consiglio del barman. Tradizionalmente, la Chartreuse verde (per molti la migliore), è consumata in purezza, ghiacciata, anche se le cose sono cambiate da quando i barman hanno iniziato a miscelare distillati e liquori per preparare i moderni cocktail. Uno di questi è il Bijoux, inventato addirittura nel 1890, ma c’è anche il Last Word, sorseggiato nei club privati di Detroit negli anni Venti.

Anche oggi non mancano preparazioni originali che si sono lasciate affascinare da questo elisir. È il caso del Chartreusito o del 127 cocktail, entrambi creati dal barman di talento Gianfranco Pola, Brand Ambassador del marchio Chartreuse Italia. Anche Bergamo ha il suo ambasciatore del liquore più apprezzato del mondo: se volete farvi raccontare questo straordinario liqueur, sorseggiandolo e scoprendone tutti i segreti, basta andare a trovare Ivan nel suo ristorante Miyabi in via San Francesco a Bergamo. Un vero esperto riconosciuto dagli stessi produttori della Chartreuse. [Abbiamo segnalato nella mappa qui sopra alcuni posti in cui potete trovarlo nella bergamasca. Cercate quello più vicino a voi].

Seguici sui nostri canali