Tifosi lontani da Bergamo

Il filo nerazzurro di Oscar Rodigari che unisce Valbondione al Belgio

Il filo nerazzurro di Oscar Rodigari che unisce Valbondione al Belgio
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La triangolazione, questa volta, è incredibile. Seguiteci: cosa hanno in comune Valbondione, le miniere del Belgio e l’Atalanta? Difficile capirlo con pochi dettagli, impossibile scovare nome e cognome di chi, di questo triangolo, è il protagonista quasi assoluto. Grazie ai social e a qualche buona dritta, anche stavolta possiamo raccontarvi una storia di passione nerazzurra che non ha confini. Oscar Rodigari è un bergamasco di 36 anni che lavora in Belgio. La scorsa settimana abbiamo raccontato la bella storia di Lorenzo, adesso tocca a un suo amico. Ma fino a pochi mesi fa le loro vite viaggiavano su binari paralleli: il tifo per la Dea li ha fatti incontrare, ma indagando un po’ il passato di Oscar, si capisce subito che anche lui ha parecchie cose interessanti da svelare. «Sono bergamasco doc, di Valbondione – svela il 36enne – e da sei anni mi sono trasferito in Belgio con mia moglie Emilie e mia figlia Stella, per lavoro. Da sempre tifo Atalanta, passione trasmessa da mio padre e mio fratello maggiore. La prima partita allo stadio l’ho vista in Curva Sud con mio padre. La squadra non me la ricordo nemmeno visto che avrò avuto 6 anni. Di una cosa però sono certo: il mio idolo, all’epoca, era Eligio Nicolini».

 

 

A distanza di anni, il ricordo di Oscar è un po’ offuscato, ma certe cose ti rimangono dentro per sempre e anche le prime compagnie da stadio non si scordano mai. «Verso i 18 anni ho cominciato a frequentare la Nord con i miei amici, avevamo pure creato un gruppo in paese: “Valbondione a borèle” (Valbondione a rotoli, ndr). Ogni volta che andavamo allo stadio tutti insieme con il nostro striscione era sempre una festa. Non nascondo che a volte eravamo anche un po’ alticci. Mi ricordo la mia prima trasferta a Udine, in treno, e l’ultima a Dortmund, indimenticabile, con Lorenzo Lazzari, un amico conosciuto qui in Belgio su Facebook. Ora è un po‘ più difficile seguire l’Atalanta, ma quando riesco la guardo al bar con Lorenzo, mia moglie e mia figlia: a Stella piace il Papu Gomez e odia la Juve!». Dicevamo delle miniere e della passione atalantina. Quella di Oscar è molto particolare, perché si intreccia con l’amore della sua vita. «Con mia moglie tutto è iniziato nel febbraio 2004. L’ho invitata a vedere Atalanta-Genoa e la nostra storia è decollata. I suoi nonni paterni sono di Valbondione e sono emigrati in Belgio per lavorare nelle miniere. Lei aveva ancora la casa di famiglia a Valbondione e ci veniva spesso in vacanza. Ci conoscevamo già, quel giorno l’ho invitata allo stadio in Curva Nord con un paio di amici e da allora è diventata nerazzurra pure lei: quando gioca l 'Atalanta, se riesce, non si perde la partita». Oscar lavora a Morlanwelz, in una “fritteria”, fast food tipico, e abita a Binche, vicino a Charleroi. La figlia è nata a Piario, il suo legame con la terra orobica è sempre molto forte e anche quando si parla della squadra non ci sono molti dubbi. «Sono devoto a Gasperini. Da 0 a 10 direi che il mister si merita un... 11! Credo che sia soprattutto grazie a lui se siamo arrivati a questo punto. La squadra è molto valida, ci sono giocatori che fanno la differenza e penso che Ilicic sia davvero un top player per noi. Quest’anno, ma anche l’anno scorso, è decisivo».

 

 

Il tecnico di Grugliasco, come sempre, raccoglie grandi consensi, al pari del funambolo sloveno. Ma appena il discorso si allarga, ecco che Oscar dal Belgio sottolinea anche le prestazioni di altri due elementi imprescindibili del gruppo atalantino: «Penso che il rendimento di Gomez, rispetto alla passata stagione, sia nettamente cresciuto. Questo è fondamentale, anche in un ruolo magari diverso. Allo stesso tempo, aver trovato uno come Zapata, che di gol ne sbaglia veramente pochi, è altrettanto decisivo. Sono molto fiducioso». In barba alla scaramanzia, il 36enne di Valbondione trapiantato in Belgio non ha dubbi e non si fa troppi problemi a sbilanciarsi. «Per colpa del lavoro non potrò esserci ma sono sicurissimo: quest’anno vinciamo la Coppa Italia e andiamo ancora una volta in Europa». Il sogno di Oscar è anche il nostro, quello di un popolo che ha una voglia matta di mettersi in cammino verso Roma per spingere l’Atalanta verso la tanto agognata Coppa Italia. Manca poco al ritorno con la Fiorentina, l’attesa sembra non finire mai.

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