La sua vita raccontata in un libro

Garbo, la spia che rese possibile lo sbarco alleato in Normandia

Garbo, la spia che rese possibile lo sbarco alleato in Normandia
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Juan Pujol Garcìa, conosciuto come “Garbo”, nasce a Barcellona nel 1912. Quando scoppia la Guerra Civile, alla fine degli anni Trenta, si è ormai fatto grande e viene arruolato tra i repubblicani. L’esperienza lo segna profondamente: sviluppa un odio profondo, addirittura viscerale, per i tedeschi mandati a combattere per Francisco Franco. Juan matura così il proposito di fare di tutto per distruggere il Terzo Reich e il nazismo, ma la storia lo conduce su vie intricate e un po’ rocambolesche. Alla fine, comunque, sarebbe diventato un eroe. Garbo, infatti, non è solo una delle spie che ha deciso le sorti della Seconda guerra mondiale, ma è stato anche l'unico a diventare membro dell'Ordine dell'Impero Britannico dagli Alleati e, allo stesso tempo, a ricevere la Croce di Ferro per il contributo dato alla Germania. Ecco come accadde.

 

 

Il doppiogioco di Juan. Poco dopo la fine della Guerra Civile e l’instaurazione della dittatura di Franco, Juan inviò varie proposte di ingaggio ai servizi segreti britannici, in ottemperanza al ferreo proposito di scalzare il regime nazista. Gli inglesi, tuttavia, fecero gli indifferenti e non presero in considerazione l’entusiasmo e lo spirito di sacrificio del giovane catalano. Juan non si lasciò scoraggiare dall’algido rifiuto di Albione e, pertanto, stabilì che avrebbe raggiunto il suo scopo – fare la spia contro i tedeschi – seguendo un’altra strada. Contattò infatti gli 007 tedeschi e riuscì a farsi assumere. Il suo compito sarebbe stato quello di andare a Londra e di mandare in Germania rapporti sui movimenti dell’esercito, in particolare della flotta. Juan eseguì il suo dovere, ma tralasciò un aspetto fondamentale: non mise piede in Inghilterra, almeno fino al 1942. Del resto, non sapeva nemmeno parlare in inglese.

Gli inglesi si interessano a Juan. Juan inviava la sua corrispondenza da Lisbona, basando le sue informazioni sui testi della biblioteca e su documentari e cinegiornali. Fu così abile da riuscire a convincere i tedeschi che era veramente a Londra. Fingendo di essere in viaggio per la Gran Bretagna, inviò falsi rendiconti delle spese di viaggio, ma ebbe qualche difficoltà nel comprendere il sistema monetario inglese. Per evitare di fare errori clamorosi, elencò semplicemente le voci delle uscite e dichiarò che avrebbe inviato in seguito la somma totale. Una volta scrisse anche che il corpo diplomatico britannico si sarebbe trasferito a Brighton, località balneare, ma in realtà Juan si era ispirato agli spagnoli, in vacanza a San Sebastian. In un altro messaggio, poi, comunicò che uno dei suoi ventisette sottoposti – ovviamente inesistenti – gli aveva dato delle informazioni utili a Glasgow, città in cui «chiunque farebbe qualunque cosa per un litro di vino». Errore madornale: tutti sanno che gli scozzesi adorano la birra. Il gioco Juan, insomma, cominciava a farsi troppo rischioso. A questo punto, la moglie raccontò l’intero piano del marito a un agente dell'Oss (antesignana della Cia), che a sua volta parlò di Juan all'MI5. Gli inglesi, del resto, avevano già individuato lo strano personaggio, grazie a intercettazioni decriptate nella Stazione X di Bletchley Park (quella di Alan Turing).

 

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Juan diventa Garbo, 007 di Sua Maestà. Fu così che Juan fu preso sul serio e nel 1942 fu reclutato dal Double Cross System, il programma di controspionaggio dell' MI5. Ricevette il nome in codice di «Garbo», in onore di Greta, la nota attrice. Garbo iniziò il suo lavoro rilasciando ai tedeschi le informazioni che gli inglesi gli passavano e che volevano far trapelare. I nazisti pensavano che fossero informazioni genuine e valide. Il ruolo di Garbo fu decisivo, in particolare, nell’operazione “Fortitude”, con la quale gli inglesi riuscirono a evitare che i tedeschi venissero a sapere il punto esatto in cui ci sarebbe stato lo sbarco in Normandia.

Il ruolo decisivo nel D-Day. All’inizio la spia comunicò ai tedeschi che le truppe alleate sarebbero sbarcate nei pressi di Calais, ma poi riferì l’ora e il giorno esatto dell’operazione. Rimase irreperibile fino alle otto del mattino del 6 giugno, cioè del D-Day, dopodiché informò la Germania che lo sbarco era solo l’inizio di un secondo attacco. Ciò rallentò l’invio di rinforzi in Normandia e, in questo modo, gli alleati ebbero tempo e modo per affrontare il nemico e sconfiggerlo. Poco tempo dopo l’Abwehr, il servizio segreto tedesco, si sciolse. Garbo, insomma, ebbe un ruolo di primo piano nella missione che avrebbe portato alla liberazione dell’Europa dal giogo nazifascista; senza di lui, probabilmente, lo sbarco in Normandia si sarebbe risolto in un massacro. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Juan preferì ritirarsi in Venezuela, dopo avere inscenato la sua morte. Temeva, infatti, di subire ritorsioni da parte dei nazisti ancora a piede libero. Fu solo nel 1984, molti anni più tardi, che fece ritorno a Londra, in occasione del quarantesimo anniversario del D-Day, dove fu accolto come un eroe. Si trattò, comunque, di una visita: Juan visse gli ultimi anni in Venezuela, dove è stato sepolto.

[Per chi volesse saperne di più, è stato recentemente pubblicato un volume dedicato a Garbo, intitolato La spia che rese possibile lo sbarco in Normandia, scritto da Domenico Vecchioni e pubblicato da Greco e Greco]

 

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