Un fenomeno sui social

Gli Animali mitologici Bergamaschi Quelli del «Me piàs» a X Factor

Gli Animali mitologici Bergamaschi Quelli del «Me piàs» a X Factor
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Qualche giorno fa il dialetto bergamasco ha avuto un picco di polarità improvviso: durante la finale di X Factor di giovedì 10 dicembre le telecamere hanno indugiato per qualche secondo su un cartello comparso tra il pubblico. Riportava la celebre manina di Facebook con il pollice alzato e di fianco la scritta «Me piàs», traduzione dialettale del tanto utilizzato like. Diverse testate dell'informazione locale ne hanno dato notizia, rivelando anche chi c’era dietro a questo cartello, e cioè gli Animali mitologici Bergamaschi, che nel mentre rivendicavano l'iniziativa. È stata una trovata originale, di guerrilla marketing, coerente con le altre iniziative social degli Animali mitologici. Attivi da poco più di un anno, hanno la loro mente in Ezio Foresti, direttore creativo dell'agenzia di comunicazione PG&W.

 

[Ezio Foresti]

Ezio

 

Tanti progetti. Foresti e i suoi collaboratori sostengono la cultura e il dialetto del nostro territorio su Facebook e attraverso vari progetti; il più importante è il calendario con i famigerati animali mitologici, cioè dei cordiali insulti in bergamasco: dopo il successo dell'edizione 2014, in queste settimane è uscito il nuovo calendario, andato presto esaurito e quindi ristampato. Lo si trova alla libreria IBS di via XX Settembre. Non meno affermata è la rubrica che Ezio Foresti, con il nome d'arte Vecchio Daino, tiene settimanalmente su Bergamo Post, dove vengono riportate tante simpatiche frasi in bergamasco, collegate tra l'altro anche a contesti attuali al fine di rinfrescare il dialetto. Le iniziative social sono numerose: dai post sull'Atalanta, alle foto con file audio per ricordare bene le pronunce dialettali, dalle pagine con le coniugazioni dei verbi alla bella trovata di dare nomi fantasiosi a oggetti nuovi che non hanno ancora un termine corrispondente in dialetto. Ad esempio la marca Apple è stata ribattezzata «Póm pïàt» (mela morsicata). Si punta molto sulla forza virale dei social, che hanno già dato notevoli soddisfazioni: scrivendo su Google «Me piàs» il primo risultato è proprio l'hashtag di Animali mitologici. È evidentemente un progetto nato per essere trans-generazionale: molti saperi e tradizioni sono ormai ad appannaggio esclusivo di generazioni non più giovanissime, ma anche i giovani dimostrano interesse per il tema: le due ragazze tra il pubblico di X Factor (Federica Barbella e Caterina Visconti) hanno 25 anni e tra i fan della pagina le fasce di età più attive sono quelle dei 18-24 e 25-34 anni.

 

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Cultura popolare e letteratura. Quella del «Me piàs» è quindi soltanto l'ultima trovata di un progetto ben più vasto e significativo. Gli Animali mitologici Bergamaschi nascono infatti da lontano, dalla passione di Foresti per il dialetto e per i bestiari di Borges. Detto così sembra qualcosa di strano, ma l'ispirazione dell’ideatore ha invece radici profonde e unisce la cultura alta, letteraria, a quella popolare che molte volte è la più veritiera e illuminante, «un substrato che modella il pensiero delle persone». Per dare risalto a questa cultura popolare tanto fertile Foresti ha preso spunto dai bestiari dello scrittore argentino Borges (Manuale di zoologia fantastica), individuando nella cultura bergamasca alcuni esempi di animali a metà tra natura e mitologia, spesso declinati in forma di insulto.

Un intento fondamentale è quello di dimostrare che le persone di Bergamo non sono rozze come in molti casi le si vorrebbe dipingere. Spesso infatti i detti popolari rivelano una mentalità sagace, che non appare di primo acchito per la scorza ruvida delle persone. C'è un bel proverbio che spiega questo modo di essere: «Caràter de la rassa bergamasca: fiama de rar; sóta la sènder brasca» (Carattere della gente bergamasca: si infiamma di rado, sotto la cenere brace). Anche gli animali mitologici che ha individuato e spiegato Ezio rispondono a questa sottile sagacia; mostrano inoltre la tendenza ad essere schietti nei rapporti con le persone perché «Per il bergamasco l'insulto non è un'offesa, ma una constatazione».

 

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Le raffigurazioni degli insulti. Foresti ha iniziato il progetto un po' per gioco, pubblicando i primi dodici animali sotto forma di meme sulla pagina Facebook «Sei di Alzano se...». Lo spunto brillante ha avuto un'immediata risposta in Emanuele Tomasi, che ha pensato bene di dare a questi animali una rappresentazione più accattivante, attraverso i suoi disegni originali. Ne è scaturito anche un processo di antropomorfizzazione che ha reso ancor più perspicui i significati di alcuni animali; ad esempio il «Rangotàm» non è solo una scimmia, è una «Persona di leggendaria inettitudine o di straordinaria bruttezza». Lo stile di Tomasi, in bilico tra il gotico e il fantasy, è risultato quindi decisivo per dare ancor maggior efficacia alle ricerche nella cultura popolare bergamasca.

La rubrica settimanale su Bergamo Post. Grazie alla collaborazione dei due è nato quindi il calendario e la collaborazione di successo con Bergamo Post. «L'articolo coi dodici animali vanta oltre 12mila condivisioni - ci tiene a sottolineare Foresti – ed è stato letto anche fuori dalla Bergamasca»; questo successo ha dato il via alla rubrica settimanale che si trova ogni giovedì sul sito. Spiega Ezio: «L'idea è quella di vivificare il dialetto con autoironia (e una certa dose di vetriolo), non parlando solo di argomenti passati, ma anche di questioni pienamente attuali. Questi articoli hanno contribuito ad evidenziare la sagacia spesso tagliente dei bergamaschi».

 

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Dialetto, ma anche italiano colto. Animali mitologici Bergamaschi viaggia su due binari: da una parte il dialetto, la cultura popolare, la mitologia, dall'altra la letteratura, l'italiano colto e la prosa raffinata. Questo perché l'intento non è chiudersi a riccio nella propria identità, ma tutelarla in modo aperto, in continuo dialogo con altre forme di cultura. Ne sono esempio lampante le didascalie che compaiono nei due calendari: esse ricalcano lo stile delle definizioni presenti nei vocabolari e spesso presentano parole colte messe appositamente per stimolare i lettori più attenti. «Cito Guicciardini, faccio anagrammi pruriginosi («tréfola» sta per...) e cerco di rifarmi qua e là allo stile ampio di Borges, che dice e non dice»; Ezio porta quasi a spasso il lettore, si prende un po' gioco di lui.

Tra identità e invenzione. Sfogliando il calendario di Animali mitologici, sono due i valori che emergono con forza. Ci si affaccia in un mondo di tradizione e identità: il titolo di «Löciaègie» ricorda che il bergamasco non piange mai, il «Codér» è il corno di bue, oggetto della cultura popolare, «Principessa dal cül de pessa» fa ironico riferimento ai lavori pesanti che in passato le donne dovevano svolgere. D'altra parte però c'è anche una componente di immaginazione e invenzione, che dà nuova freschezza e ironia a certi appellativi: ad esempio il «Bìgol» viene rappresentato in modo evidentemente deformante come un cane Beagle, ma tutti sanno che ha ben altro significato.

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