L'eminenza grigia dei procuratori

Jorge Mendes, l'agente del calcio più ricco e potente al mondo

Jorge Mendes, l'agente del calcio più ricco e potente al mondo
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Non ci sarebbe bisogno di guardare agli ultimi 2 mesi per dire che Jorge Mendes è il più influente procuratore di calciatori al mondo e, di sicuro anche il più ricco. La sessione di mercato che però si è appena conclusa ha schiaffato ancora in faccia a tutti il prestigio dell’agente portoghese, che ha controllato tre degli affari più cari degli ultimi mesi: i passaggi di Angel Di Maria e Radamel Falcao al Manchester United e l’approdo di James Rodriguez al Real Madrid. Morale: Jorge Mendes da luglio a fine agosto ha collezionato provvigioni per circa 30 milioni di euro, sommando quanto gli spetta dietro a ogni trattativa, circa il 16% del valore di un’operazione, e senza, per altro, considerare quanto gli verrà versato singolarmente dai tre giocatori. Cifre che ingigantiscono l’aura attorno a questa eminenza grigia del calcio internazionale, uno che parla poco coi giornali e si fa vedere ancora meno, ma, per intenderci, assiste gente come Mourinho e Maradona, Cristiano Ronaldo e Ricardo Carvalho, Thiago Silva e Pepe, David de Gea e Victor Valdes.

Dimenticatevi Mino Raiola: non che l’agente italo-olandese controlli giocatori di scarso interesse, ma stando all’estate appena conclusa le correnti di mercato calcistico dicono che nella sala controlli di affari, prestiti e comproprietà ci sta il portoghese Jorge Mendes. Che ha una storia tutta sua, imprevedibile nel suo susseguirsi di attività e professioni, non sempre vicina al pallone come si potrebbe credere. 30 anni fa era sì un calciatore, ma le offerte per lui scarseggiavano: giocava nelle squadre semi-professioniste portoghesi e di soldi ne giravano pochi. Lasciò tutto e cercò di costruirsi un’altra vita: prima tentò con un negozio di noleggio vhs, poi ne aprì uno di videogame e, infine, preferì reinventarsi DJ e aprire un discopub nel nord del Portogallo. Una scelta che per certi aspetti fu quella che lo riavvicinò al pallone: una sera del 1996, infatti, conobbe in discoteca Nuno Espirito Santo, portiere all’epoca del Vitoria Guimaraes. Il Porto, tra i più grandi club lusitani, lo voleva follemente, ma la sua squadra non intendeva privarsi di un numero 1 così forte per rafforzare una rivale storica. L’estremo difensore non sapeva come fare ad andarsene. Fu Mendes ad aiutarlo, seguendo il suo trasferimento: prima lo fece andare al Deportivo La Coruña, in Spagna, quindi, anni dopo, finalmente al Porto.

E fu così che il procuratore portoghese prese gusto per i trasferimenti calcistici e iniziò la sua progressiva scalata verso gli ingaggi più onerosi. Anzitutto, perché il lusitano cominciò a frequentare i tornei giovanili e qui scoprì due ragazzini destinati, in misura diversa, ai grandi riflettori: Ricardo Quaresma e Cristiano Ronaldo. Poi perché, passo dopo passo, s’affermò come l’agente lusitano più prestigioso, scalzando anche una vecchia volpe come Jose Veiga, celebre per aver accompagnato calciatori come Zidane e Figo. Col collega un giorno arrivarono addirittura alle mani in aeroporto: oggetto della discordia, proprio il lusitano all’epoca al Real. Veiga sentiva che Mendes glielo stava per sfilare dalle tasche. La cosa non accadde mai, ma l’evento fu emblematico: Jorge ormai era capace di far perdere la pazienza al suo più prezzolato concorrente, con un prestigio e un’importanza sempre maggiori tanto da attrarre l’interesse dei migliori calciatori.

Anche perché nel frattempo Mendes aveva iniziato a marcare stretto un altro portoghese dal pedigree raffinato, José Mourinho, nel 2004 fresco vincitore della Champions League col Porto. Il vecchio procuratore dello Special One, Jose Baidek, aveva già pronto il piano per portarlo al Liverpool, ma Mendes s’intromise e lo spinse verso Londra, sponda Chelsea. Con lui finirono a Stamford Bridge altri portoghesi: Ricardo Carvalho, Maniche, Paulo Ferreira, Tiago. Un colpo via l’altro alla squadra più ricca d’Europa, una firma dietro l’altra strappata alla penna dorata di Roman Abramovich, tutto per mano sua, Jorge Mendes, che nel frattempo si faceva definire un super-agente.

Poi nell’estate del 2010 ci fu l’affaire Bébé, una storia tutta da raccontare per capire il genio del procuratore lusitano: il ragazzo, infatti, veniva da un club di terza divisione portoghese, che lo aveva offerto gratis a varie squadre del Paese. Alla fine aveva firmato per il Vitoria Guimaraes, ma mai e poi mai Bébé avrebbe pensato che solo 5 settimane dopo il suo cartellino sarebbe passato niente meno che al Manchester United per la bellezza di 9 milioni di sterline, strappato agli interessi di Real Madrid e Benfica. In mezzo c’erano state sì delle amichevoli in cui Bébé aveva impressionato tutti, ma più di tutti c’aveva messo lo zampino Mendes, abile a trasformare un signor nessuno in un gioiellino ricercato da mezza Europa, convincendo pure Alex Ferguson ad acquistarlo a scatola chiusa, senza cioè averlo mai visto prima. Alla fine Bébé allo United trovò pochissimo spazio, e col tempo si perse senza confermarsi. Ma Mendes confermò di essere la figura più influente del calcio mercato, scettro che anche i trasferimenti di questa estate hanno confermato.

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