Il ricordo di mons. Sana

La lezione finale di prof Donadoni «No, i ragazzi non sono cambiati»

La lezione finale di prof Donadoni «No, i ragazzi non sono cambiati»
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Eugenio Donadoni se ne va, lascia il collegio Sant’Alessandro dopo quarantuno anni di insegnamento, dopo quattro decenni in cui ha cercato di trasmettere a centinaia di alunni la bellezza della filosofia e la necessità della storia, anche il valore dell’educazione civica.

 

 

Le dispiace andare in pensione?

«Mi dispiace molto per il rapporto con i ragazzi. Andare in classe era tutti i giorni uno stimolo, una scoperta, l’avvio di una relazione, di un mondo. Ogni giorno dire, spiegare, e poi anche ascoltare, rispondere alle domande, ai dubbi. Andare in classe vuole dire avere ogni giorno molteplici rapporti umani stimolanti. Questo mi mancherà molto».

Il rapporto con il Sant’Alessandro?

«Sono profondamente legato a questa scuola, quarantuno anni non sono uno scherzo. Credo in questa istituzione a partire dalla sua storia e dal mio legame con monsignor Achille Sana che ne è stato rettore e poi anche preside da prima che io arrivassi. La storia la fanno gli uomini, il Sant’Alessandro ha avuto uomini di grande valore».

Ha formato persone che hanno fatto cose importanti in Italia e non soltanto.

«È vero, credo sia un giusto motivo di orgoglio per il collegio. L’elenco sarebbe lungo, e comincia già nell’Ottocento. Il Sant’Alessandro venne fondato nel 1846».

Lei è entrato nel 1978, il mondo da allora è cambiato.

«Sono entrato con l’anno scolastico 1978-'79, rettore monsignor Achille Sana e preside monsignor Paolo Carrara. Sì, il mondo è cambiato, è evidente, allora erano gli Anni Settanta, eravamo immersi in un momento difficile, gli anni di piombo. Fu l’anno del rapimento Moro. Oggi siamo nel 2019. A pensarci allora, una data difficile da immaginare, appartenente al regno della fantascienza. Tuttavia nel mondo della scuola ero entrato l’anno prima con un incarico dalle suore di Fiorano al Serio, in un istituto magistrale».

Ha subito cominciato insegnando Filosofia.

«Sì, mi ero laureato alla Cattolica. Ma al Sant’Alessandro avevo anche un altro compito importante: la sistemazione della biblioteca. A quel tempo c’erano migliaia di volumi, ma che non erano catalogati. Io ne ho ordinati trentacinquemila. Adesso ci sarebbe da affrontare il fondo antico che contiene centinaia di cinquecentine e altri libri preziosi, per esempio un’edizione settecentesca dell’Enciclopedye».

I libri oggi non li vuole più nessuno.

«È vero. Oggi la biblioteca del Sant’Alessandro è molto meno frequentata. Faccio due considerazioni. In questi quarant’anni sono nate le biblioteche comunali in tanti paesi dove prima non esistevano e questo è un grande progresso, i ragazzi hanno nuovi punti di riferimento. Secondo: è arrivato Internet».

Che cosa ne pensa di e-book e di Internet?

«L’e-book per la lettura tradizionale mi sembra uno strumento poco adeguato. Lo vedo bene per una letteratura di consumo immediato, di respiro corto. Però mi viene da dire che il libro-oggetto resta, non si consuma, rimane lì, visibile nella libreria. Anche l’oggetto è un messaggio. Per quanto riguarda Internet... è qualcosa di mirabolante, una fonte di informazione e di conoscenza provvidenziale, a saperlo usare. Faccio un esempio. Nel 1993 si approvò la riforma elettorale nel senso maggioritario e io volevo spiegarla bene agli allievi. Per avere il testo integrale dovetti scrivere a Roma alla redazione de Il Popolo perché a Bergamo la Gazzetta Ufficiale era introvabile. Alla fine dopo un mese ebbi in mano il testo della riforma. Oggi basta un click, pochi secondi».

I ragazzi sono cambiati.

«No, i ragazzi non sono cambiati».

Come?

«I ragazzi sono sempre gli stessi, sono stimolanti, curiosi, vivaci. Oggi forse sono meno aggressivi di quarant’anni fa, più... mansueti, rispettosi. Ma a livello di curiosità e di partecipazione direi che siamo lì. Come quarant’anni fa si parte da Socrate che incontra Alcibiade e parte dalla domanda essenziale: “Ti prendi cura di te stesso?”. I ragazzi restano colpiti e dicono: “Oh, non ci avevo pensato”. E allora parte la....

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 11 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 25 luglio. In versione digitale, qui.

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