Miti da sfatare

La Rugby Orio: chi l'ha detto che non è uno sport per ragazze?

La Rugby Orio: chi l'ha detto che non è uno sport per ragazze?
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Tre amici appassionati della palla ovale, con alle spalle decenni di militanza nelle fila della Rugby Bergamo, un tempo l’unica società a praticare questo sport nella nostra provincia: stiamo parlando di Danilo Panarari, Mariano Manti e Stefania Tacchio, coloro che, ormai dieci anni fa, diedero il via alla bella storia della Rugby Orio.

L'inizio. Tutto nacque sul prato del centro Pastorale di Paderno, a Seriate, quando i tre proposero un corso di minirugby per i bambini, dopo il catechismo: i numeri dei partecipanti aumentavano sempre più e dopo pochi mesi si decise di strutturarsi in una vera e propria società sportiva, la Rugby Seriate. Anno dopo anno, i tesserati crescevano e gli spazi non bastavano per accogliere tutti: così, nel 2012, ecco l’intervento dell’amministrazione comunale di Orio, che offrì ai rugbisti la possibilità di condividere gli spazi della locale squadra di calcio.

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Uno sport per ragazze. È a questo punto che la società cambia nome e nasce, ufficialmente, la Rugby Orio, che ad oggi conta ben 160 iscritti: «I nostri atleti vanno dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori, dalla under 6 alla under 16» dice il presidente Danilo Panarari. Ma non è finita qui, perché nella Rugby Orio c’è spazio anche per le ragazze: «Questo è il nostro fiore all’occhiello, perché sono poche le squadre di rugby femminile in provincia» continua Panarari, che, con una risata, aggiunge: «All’apparenza non è di certo uno sport ‘per signore’, ma le ragazze si divertono molto e sono anche brave, tanto che quattro di loro sono state convocate per la selezione regionale».

Le iniziative. La società è molto impegnata, oltretutto, per diffondere sempre più questo sport: gli allenatori della Rugby Orio, infatti, ogni anno vanno in alcune scuole per far conoscere e assaporare agli studenti il gioco della palla ovale. Tra le altre iniziative organizzate annualmente, una menzione speciale spetta al torneo Mischia...moci: gli atleti delle diverse società partecipanti si mischiano tra loro e si formano squadre casuali, di modo che, per un giorno, la competitività lasci spazio al divertimento. Il divertimento è comunque l’elemento principale anche di tutti gli allenamenti, soprattutto per i bambini più piccoli, ai quali spesso vengono proposte anche attività alternative come lo yoga, il nuoto e la scuola di circo, inserendo sempre, ovviamente, qualche gioco con la palla da rugby.

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La solidarietà. Accanto a tutto ciò, anche la solidarietà ha un posto importante, dato che la società collabora molto con lo Sfa, un’associazione che si occupa di ragazzi con disabilità mentale. «Il senso e la ricchezza di questo sport si possono riassumere in tre parole – conclude Danilo Panarari –: sostegno, perché non si può vincere da soli, si ha sempre bisogno di qualcuno a cui passare la palla per avanzare; rispetto, per gli altri e per le regole; motricità, perché nel rugby si usano tutti gli arti e si fa tutto ciò che a un ragazzo serve per svilupparsi atleticamente, si salta, si rotola, si corre. È una vera scuola di vita».

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