Una campionessa sugli sci

Lo straordinario mondo di Sofia

Lo straordinario mondo di Sofia
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Foto in copertina Photo Pentaphoto/Mate Image.

 

Abbiamo intervistato Sofia Goggia prima che mettesse nuovamente gli sci sabato 10 dicembre, nella prova si slalom gigante di coppa del mondo al Sestriere. E siamo felicissimi che sia arrivato un altro podio, il quarto in sei gare. Strepitosa Sofia, arrivata dietro alla francese Tessa Worley ma davanti alla svizzera Lara Gut. In classifica generale, l'atleta bergamasca è terza, dietro alla statunitense Mikaela Shiffrin e alla Gut. Di seguito l'intervista, da leggere a maggior ragione dopo la bellissima notizia di oggi.

Riassunto dei podi precedenti. «Un casino bestiale. Terzo posto di Killington. Conferenza stampa. Aereo per Montreal. Tre ore e mezza cercando di rispondere ai vari WhatsApp. Nel mezzo mi faccio una birra piccola e un piatto di chicken wings. Mmmm. Ok. Cerco di stare sul pezzo. Concentrata, dài. Altro podio. Altri ottocentocinquemila WhatsApp. Ecco. Ci risiamo. Avevo finito tutto quel lavoro mediatico: ricomincio. Però ho offerto due bottiglie di prosecco per festeggiare, eh. Altro aereo. Ritardo. Non mangio neanche. Sarà così fino alla fine, boh, non ricordo nemmeno fino a quando sarà così». Però puntualizza: «Sono serena e tranquilla. Sto cercando di fare le cose che so fare senza remore e senza paure. Visione semplicistica di una cosa molto bella? Forse».

 

Super Sofia Goggia ma non solo. Ricordi di un weekend che non dimenticheremo molto in fretta... Starring Dominik Paris, Peter Fill, Dorothea Wierer, Silvia Bertagna

#WeAreFisi #Wintersports #Highlights

Pubblicato da FISI - Federazione Italiana Sport Invernali su Lunedì 5 dicembre 2016

 

Anche se Sofia Goggia sta vivendo la sua vita in una grande, immensa lavatrice, sballottata di qua e di là, prendi un aereo, sali sul podio, scendi dal podio (tre in cinque gare: Gigante, Discesa e SuperG), lei non perde quell'invidiabile senso di calma tipico di chi sa dove sta andando. Finalmente è il suo momento. «Vorrei correre una gara di coppa del mondo in cui le condizioni siano uguali per tutte, e vincere chiaramente». Sembrano così lontani i tempi degli infortuni, dei pianti, delle ginocchia che si sbriciolavano come cracker. Adesso Sofia, 24 anni, atleta delle Fiamme Oro, è la nuova Isolde Kostner o la sempre grande Deborah Compagnoni. Paragoni che lei slalomeggia come fa sugli sci: «Faccio spallucce, mi metto accanto a loro, ma sono ancora piccola piccola. Chiaramente fa piacere. Però quei paragoni sono una cosa immensa».

Sofia è una puzzle. Cioè: «Conoscersi è fondamentale. Non solo nello sport, anche nella vita di tutti i giorni. Di me ho capito molti meccanismi, e non è facile spiegarli. Devi mettere ogni pezzettino al posto giusto. Perché magari hai un pezzo di cielo uguale all'altro, ma se non combacia poi è un guaio. Invece devi mettere i tasselli a posto coi problemi che ti pone la vita».

 

Un po' di gigante sulle gobbe per concludere il ritiro allo Stelvio!
Wave after wave..!

#weareskiing #rideredster #atomic

Ps: watch it in HD!

Pubblicato da Sofia Goggia su Giovedì 28 agosto 2014

 

Lei come affronta la sua di vita?
«Di petto, non mi nascondo. Con grinta, determinazione, caparbietà. La mia vita fuori dallo sci non è mai stata troppo intensa. Forse anche per inseguire al meglio questa, di vita». Vita spericolata? «Tanti dicono così, e in alcune situazioni è vero. D'altra parte mi piace la velocità delle cose, la staticità mi annoia. Quando sbatto gli sci in partenza sul cancellato e li sento vibrare mi sento viva».

Pensa mai di fermarsi un po'?
«Magari a volte sì. Per farlo mi basta cercare le cose della quotidianità, uscire con il cane, leggere il giornale, prendere un caffè. Cose così».

Tante rinunce, troppi sacrifici?
«Niente di tutto questo. Ho scelto di fare sci a sei anni. Quando ami far qualcosa sei tu che scegli. E non mi sento di essere meno ricca interiormente perché ho saltato delle fasi della mia vita sociale. Ho amici di cui mi fido, è questo che conta. Nonostante la straordinarietà della mia vita quando ne ho la possibilità vivo una vita normale».

Come ha imparato a vincere?
«Non ho ancora vinto». (e ride).

Quei podi allora sono una rivincita…
«Bisogna capirsi, avere molta consapevolezza di sé: è importante. Conoscere i limiti, sapere fin dove puoi osare e diventare una macchina. E poi avere un metodo. Il metodo è impor tante».

 

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Killington, Sofia terza nel Gigante.

 

Lei si fece male a Lake Louise nel dicembre del 2013. Lì è riuscita a salire sul podio, com'è stato?
«Ero così felice. Su quella pista e su quel salto ho avuto i miei demoni da affrontare. Sono arrivata seconda e questo ha avuto una valenza emotiva pazzesca. Avevo perso tutto e ho ritrovato tanto: la ruota ha girato».

In cosa si sente diversa rispetto a tre anni fa?
«Oggi sono meno impulsiva e più riflessiva».

Ha parlato di demoni, di paure: come si vincono?
«Passo numero uno: accettarle. Passo numero due: affrontarle. C'è chi lo fa in maniera diretta e chi fa un giro largo. Non è importante».

Ci faccia un esempio.
«Per la discesa libera ero tranquilla. Prima prova: un errore. Sono atterrata male, ho spigolato. Il demone me lo sono ritrovata nella camera d'hotel. Ho pianto. Poi mi sono detta: "Sei diversa. Affronta tutto in un altro modo". Così ho pensato di fare una linea più abbondante, in totale sicurezza».

 

Sofia Goggia

SuperG, Lake Louise.

 

Invece come si impara a perdere?
«Si impara meno nella vittoria che nella sconfitta. Sempre, è un punto fondamentale. Perché nella sconfitta ci si mette in discussione. Ma solo se hai un atteggiamento costruttivo».

E lei ce l'ha?
«Non mi piace chi dice che è andata male per il vento, per questo o quell'altro. Cerco sempre di mettermi in discussione. Il terzo posto a Lake Louise è stato bello, ma ho fatto un errore. Avrei potuto migliorare ancora. Ecco l'atteggiamento costruttivo».

Chi glielo ha insegnato?
«Devo ringraziare tante persone, la mia famiglia ovviamente, perché quando ero all'inferno mi hanno preso per mano. Ma penso sempre a una frase: "Sii come l'acqua, amico". Non lo so di chi è. Ma la dice sempre il mio preparatore. L'acqua ha una costanza che leviga la roccia. Bisogna essere acqua».

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