Succede a Stezzano

Marinella, prigioniera dell'allergia Da due mesi vive nella sua auto

Marinella, prigioniera dell'allergia Da due mesi vive nella sua auto
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Da ormai due mesi Marinella Oberti è costretta a vivere in un’automobile in balia del freddo pungente. Ogni giorno per lei è una sfida per la sopravvivenza. Da quando è stata sfrattata dal piccolo appartamento di Castagneta, in Città Alta, in cui risiedeva dal 2010, questa donna di 58 anni non è più riuscita a trovare un alloggio adatto a lei. Colpa della Sindrome da sensibilità chimica multipla, una malattia rara che le provoca gravi crisi respiratorie quando si trova a contatto con fonti elettromagnetiche e chimiche.

Amici e parenti si sono spesso offerti di ospitarla, ma lei non può accettare il loro aiuto. Già, perché Marinella è allergica a profumi, cosmetici, detergenti, persino conservanti e coloranti alimentari, tutti elementi che si trovano abitualmente nelle case. Ma anche l’ambiente esterno è ricco di insidie: fumi di camini, disinfestazioni, ristrutturazioni di palazzi, wi-fi, esalazioni dei ristoranti non fanno che peggiorare il suo stato di salute. Spesso la notte entra in crisi respiratoria e ogni volta rischia di morire. Ad assisterla con dedizione c’è il suo compagno albanese Bardhil Canaku che la aiuta a lavarsi, a vestirsi e le compra gli unici cibi biologici di cui può nutrirsi: yogurt, parmigiano e cracker.

 

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«La mia non è vita, io sopravvivo», dice la Oberti con la voce spezzata dalla commozione. Una mascherina azzurra le copre la bocca per isolarla dalle esalazioni nocive che proliferano nell’aria. La nebbia è fitta anche nelle prime ore del mattino. I vetri della sua auto sono appannati, il ghiaccio che si è depositato nella notte sul parabrezza fatica a sciogliersi. Il parcheggio di via Cadorna a Stezzano è desolante nelle sere d’inverno. Eppure è l’unico luogo in cui Marinella per ora riesce a stare senza incorrere in crisi respiratorie. «Ho scelto di stare qui perché è un luogo abbastanza isolato, senza odori, polveri e contaminazioni - spiega - e poi a Stezzano ho anche il mio medico curante e mia mamma che ha messo a disposizione uno spazio del suo appartamento per consentire a mio marito di cucinare, farsi una doccia o per stendere i nostri panni. Il problema è che io faccio una vita da carcerata, in totale isolamento. Non posso più avere una vita sociale, abbracciare i miei cari, avere una carezza, un piccolo contatto perché devo evitare le esposizioni ambientali. Guardo il mondo dal finestrino della mia Golf, cercando di arrivare al giorno successivo e facendo in modo di non fare entrare odori e polveri di qualsiasi tipo. L’altro giorno per esempio abbiamo dovuto spostarci di corsa dal parcheggio perché stavano facendo dei lavori in una casa di fronte e stavo morendo per le esalazioni. Mi danno fastidio anche i fumi della combustione, insomma potrei morire anche per la grigliata del vicino».

 

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Quando ha scoperto la sua malattia, Marinella viveva in un condominio. A causa delle sue allergie, aveva dovuto chiedere ai vicini di sospendere i lavori di ristrutturazione, le disinfestazioni, l’uso di detersivi, l’apertura continuativa di finestre, l’uso di profumi per ambiente. Esigenze che, però, non erano andate giù alla maggior parte dei condomini che avevano fatto pressioni sul proprietario per sfrattarla. Così nel 2010, la Oberti aveva dovuto trasferirsi in un appartamento a Castagneta, all’interno di un Bed and breakfast. Ma se, dentro quella casa, con qualche accorgimento, Marinella riusciva a sopravvivere, l’ambiente esterno era una vera e propria miniera di insidie che non facevano che peggiorare di giorno in giorno il suo stato di salute.

«Nel 2011, il Comune di Bergamo ha deliberato, per la durata di un anno, un contributo straordinario a mio favore per consentirmi di ottemperare al canone di locazione e altre utenze - racconta - Quando però questo contributo senza alcun preavviso è stato interrotto, avevo paura di finire in mezzo alla strada. Mio marito fa l’operaio, io prendo un esiguo contributo di invalidità. Da soli non potevamo farcela. Il proprietario ha così deciso di interrompere l’erogazione di elettricità e gas, lasciandomi senza luce e al freddo». Grazie all’interessamento dell’Unione inquilini e dell’associazione «Diamo una mano», Marinella è riuscita a rinviare lo sfratto per diversi anni.

 

 

Ma il 19 ottobre scorso la Oberti è stata costretta a lasciare il suo appartamento in via definitiva e ora vive in automobile. Adesso trovare una casa perfetta per lei non è impresa da poco. Il problema non è solo economico. Una volta individuato, l’alloggio va anche adattato con l’installazione di un depuratore ambientale specifico che riduce le sue crisi reattive che colpiscono molti organi del corpo con conseguenze gravi. «Le cure a cui devo sottopormi non sono riconosciute dal Sistema sanitario italiano e pertanto curarsi in Italia è davvero dispendioso oltre che impossibile. Sono allergica anche a diversi farmaci o all’anestesia, quindi non potrei ricevere assistenza in nessun ospedale».

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