È morto martedì

Il medico che combatteva l’ebola

Il medico che combatteva l’ebola
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Sheik Umar Khan aveva trentanove anni ed era il medico che stava lottando contro l’ebola in Sierra Leone. Aveva messo in piedi un centro clinico a Kailahun, nel nordest del paese, per assistere le persone colpite dal virus. Si racconta che lavorasse quasi senza sosta, per dodici ore al giorno. Lavorava a contatto con i malati, nonostante sapesse fin troppo bene che l’ebola è estremamente contagiosa e che il tasso di mortalità può essere molto alto.
Sheik Umar Khan si è ammalato una settimana fa, nello stesso giorno in cui il presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma, avrebbe dovuto fare visita al centro. L’ “eroe nazionale” è stato subito trasportato nel presidio dei Medici Senza Frontiere, nel nord del paese. Al momento del ricovero, dice il Ministro della Salute, stava assistendo un centinaio di pazienti. Purtroppo, le cure che gli sono state prestate non sono servite ad arrestare il virus, che l’ha ucciso martedì pomeriggio. Solo qualche giorno prima che contraesse il virus, erano morte tre infermiere che lavoravano nello stesso ospedale.
L’epidemia di ebola che sta flagellando l’Africa Occidentale è scoppiata a febbraio. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le morti accertate sarebbero state 672, su un totale di 1201 casi. I focolai sono stati localizzati in Liberia, Nigeria, Guinea e Sierra Leone. I voli provenienti e diretti verso questi paesi sono stati limitati.
L’Oms ha fatto sapere, attraverso il commissario Kristalina Georgieva, che «il livello di diffusione della malattia è estremamente preoccupante e dobbiamo aumentare i nostri sforzi per evitare nuove perdite di vite umane». Nonostante la possibilità che l’epidemia si diffonda oltre il continente africano sia molto bassa, i Centers for Diseases Control americani (Centri per il monitoraggio sulle malattie, ndr) hanno alzato il livello di allerta a 2, su una scala di 5. Preoccupazione e allerta sono state espresse anche dal Ministero della Salute italiano, che ha aumentato i controlli sui viaggiatori provenienti dalle zone interessate dal contagio, e dal ministro degli Esteri inglese, Philip Hammond.

Che cos’è l’ebola? L’ebola è un virus che si trasmette dagli animali all’uomo. Pare essersi sviluppato nelle popolazioni di gorilla dell’Africa Centrale, ma si è scoperto che anche i pipistrelli ne sono portatori naturali. Dei quattro ceppi di ebola, tre risultano essere letali per l’uomo. Diagnosticata tramite il test battezzato con l’acronimo ELISA (Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay), si manifesta prevalentemente come febbre emorragica. La malattia ha un decorso talmente rapido, che i vaccini vengono somministrati quando ormai l’organismo del paziente è già stato seriamente compromesso. Non sembra verosimile l’ipotesi che l’ebola possa scatenare una epidemia mondiale, sia perché non è trasmissibile per via aerea, ma solo fluida, sia perché i focolai, soprattutto se isolati, tendono a spegnersi velocemente.

 

La mappa, aggiornata al 20 luglio, è stata pubblicata negli USA dal CDC (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie).
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