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Rosi, l'unico italiano agli Oscar nelle sue cinque grandi opere

Rosi, l'unico italiano agli Oscar nelle sue cinque grandi opere
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Fuocoammare, il film su Lampedusa di Gianfranco Rosi, è stato candidato agli Oscar 2017 come miglior film straniero, ma non ha passato l’ultimo step di selezione. In compenso concorre per la categoria miglior documentario. E non è cosa da poco. La straordinarietà dell'evento è dovuta al fatto che, in quella cinquina, l’Italia è entrata solo un’altra volta: quando, nel 1962, Romolo Marcellino celebrò Roma con La Grande Olimpiade. Nonostante il successo, anche americano, di Rosi, la sfida sarà molto dura: dei quattro rivali ben tre trattano tematiche afro-americane (13th, O.J. Made in America, I’m not your Negro), decisamente sentite e di attualità, di questi tempi trumpiani.

 

Fuocoammare, Lampedusa

Ma Rosi si farà comunque onore. Reduce da una vittoria prestigiosa, l’Orso d’oro 2016 al Festival di Berlino, Fuocoammare è, secondo molti, il capolavoro del regista italiano, anche se non il primo lungometraggio che ha fatto parlare di lui. Per realizzarlo, Rosi ha passato un intero anno sull’isola di Lampedusa, frequentandone abitanti e atmosfere e dimostrando, questa volta anche al grandissimo pubblico, che la sua cifra stilistica da documentarista è diversa dalla forma d’inchiesta brutale fatta soprattutto di immagini forti e interviste strazianti,e che, anzi, si caratterizza per quella che la critica ha definito una totale onestà dello sguardo.

 

Boatman, India

Il nostro regista è nato ad Asmara, in Eritrea, ex capitale della colonia imperiale, nel 1964, e a 20 anni si è trasferito a New York per studiare cinema, diplomandosi alla New York Film School. Il suo primo lavoro è stato il mediometraggio Boatman, un documentario pensato dopo un periodo trascorso in India e presentato con successo in diversi festival internazionali. Un viaggio, macchina da presa alla mano, su una piccola imbarcazione del Gange. Nel tentativo, secondo la critica riuscito, di consegnare a chi guarda il ritratto di un Paese fortemente segnato dalla spiritualità. Non una definizione, ma un dialogo aperto con Gopal Maji, conduttore della barchetta e della narrazione.

 

Below sea level, California

Il primo lungometraggio vero e proprio è del 2008: Below sea level, girato interamente a Slab City, in California. Dopo quattro anni di riprese e 120 ore di materiale girato, Rosi arriva a raccontare la comunità dei senza tetto reietti della società che vivono nell’area desertica del New Mexico, a 250 chilometri da Los Angeles, in una depressione di 40 metri sotto il livello del mare. Un racconto per immagini che parla di trauma, di spaesamento, del degrado delle metropoli contemporanee e infine del bisogno di modi alternativi di abitare in comunità che passano soprattutto per i rapporti umani.

 

El sicario - room164, Messico

Nel 2010 esce El sicario - room164, un documento intervista a un sicario messicano tratto da un reportage di Charles Bowden apparso l’anno prima. L’interlocutore del regista è un ex militante del cartello della droga sfuggito a decine di esecuzioni sommarie e ricercato dalla FBI, con tanto di taglia da 250mila dollari sulla testa. In un’anonima stanza d’albergo sul confine tra Usa e Messico, il criminale racconta dettagliatamente la sua carriera nell’organizzazione malavitosa e la sua esperienza da assassino professionista. Ottanta minuti di dialogo nella stessa camera in cui l’uomo dei narcos ha torturato e ucciso alcune delle sue vittime.

 

Sacro GRA, Roma

Ma il successo di pubblico arriva con lo spettacolare Sacro GRA, 93 minuti in cui si raccontano le vite di chi abita agli estremi margini della periferia di Roma, quelli cioè che vivono lungo la linea del Grande Raccondo Anulare (GRA). Questo documentario del 2013 si è meritato il Leone d’oro come miglior film alla 70ma Mostra internazionale del cinema di Venezia, riconsegnando la vittoria all’Italia dopo 15 anni. Non solo, è stato il primo documentario italiano in concorso nella storia della manifestazione. La motivazione della giuria, presieduta da Bertolucci si è basata sulla capacità di ridefinire lo stile narrativo di questo genere avvicinandolo quasi alla finzione, nel coinvolgente ritmo che racconta le numerose storie di umanità raccolte in due anni di tempo e lungo 70 chilometri circolari, tra operatori del pronto soccorso e pescatori di anguille ed esperti di palme.

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