A Prissiano, in Alto Adige

Storia della preziosa vite Versoaln La più grande e antica del mondo

Storia della preziosa vite Versoaln La più grande e antica del mondo
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C’era una volta un castello dal nome “lingue di gatto”, ai piedi del quale cresceva una vite dai piccoli acini verdi e dai rami lunghissimi, i più lunghi di tutto il mondo. Inizia così la fiaba di Castel Katzenzungen e della vite Versoaln, la più grande e quasi certamente la più antica del mondo. Siamo in Alto Adige, a Prissiano, una frazione di Tesimo, e vogliamo raccontarvi la storia di questa pianta antichissima dalla quale si produce ancora un ottimo vino.

Una vite leggendaria. Leggenda vuole che fu la famiglia nobiliare degli Schlandersberg a piantare, nel Quattrocento, la vite di Versoaln. La pianta fu poi lasciata cresce in lungo ed in largo, affinché il castello possedesse la vite più grande di tutto il Paese. Così, con il passare degli anni, il Versoaln di Castel Katzenzungen ha raggiunto dimensioni da record, conquistandosi la fama della vite più grande del mondo. Il tronco misura circa 32 centimetri e i rami formano un immenso tappeto verde che si estende per circa 300 metri quadrati.

 

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Un monumento naturale unico. Pare che la vite di Prissiano, oltre ad avere dimensioni straordinarie, sia anche la più antica del mondo. Nel 2004, infatti, il Centro di Sperimentazione di Laimburg (un polo scientifico di eccellenza nell’ambito dell’agricoltura e della viticoltura) ha commissionato un’analisi scientifica della pianta al Dottor Martin Worbes, direttore dell’International Tree Ring Laboratory dell’Università di Gottinga in Germania. Dagli esami effettuati è risultato che l’età della vite supera i 350 anni. L’unica altra vite che si avvicina a questa età si trova in Slovenia a Maribor.

Come in tutte le fiabe che si rispettino, anche la maestosa vite di Castel Katzenzungen ha dovuto fronteggiare diverse peripezie. In particolare, è riuscita a scampare alla fillossera, un pericoloso insetto che nell’Ottocento ha distrutto gran parte dei vigneti europei. La fortuna della vite più grande del mondo è stata quella di essere isolata rispetto agli altri vigneti della zona, cosa che le ha permesso di non essere contagiata. Negli ultimi anni, purtroppo, la pianta è stata però attaccata dal mal dell’esca, un parassita che ne ha danneggiato quasi 50 metri quadrati di superficie.

 

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Il vitigno Versoaln. Sembra che il nome Versoaln, dal tedesco verssellen, derivi dalla forte pendenza delle coltivazioni, a causa della quale era necessario legare e trasportare le uve vendemmiate attraverso funi. La principale zona di coltivazione del Versoaln, infatti, era la Val Venosta, famosa per la ripidità dei vigneti. In dialetto tedesco versellen significa appunto “assicurare con corde”. La tipologia Versoaln è autoctona dell’Alto Adige, ha foglie frastagliate e viene coltivata sulla tradizionale pergola di legno di castagno. Produce piccoli grappoli d’uva i cui acini diventano quasi trasparenti al momento della vendemmia, che avviene verso fine settembre. Dal 2006 i giardini di Castel Trauttmansdorff di Merano hanno assunto la paternità della vite. Nell’attestato si legge che la missione è quella di prendersi cura della vite «come della persona del Principe stesso, proteggendola da malattie e da belve, da folgore e tempesta, nonché dalle mani di compari incompetenti».

Il castello. Dove, se non ai piedi di un castello, poteva crescere questa vite fiabesca? Il Castello di Katzenzungen (letteralmente il Castello "delle lingue di gatto") risale al Duecento e negli anni è passato dalla proprietà di Henericus de Cazenzunge a quella dei Signori von Fink e von Schlandersberg e dei Conti von Thun e von Fuchs, per poi essere ereditato dai Signori von Breisach. Questi ultimi, a partire dal Cinquecento e fino al Settecento, ne  fecero una delle corti più apprezzate di tutto l’Alto Adige. Con l’estinzione della famiglia nobiliare dei Breisach, tuttavia, il podere perse il proprio prestigio e rischiò di andare progressivamente in rovina. È solo grazie alla famiglia Pobitzer, che nel 1978 ne acquisì la proprietà, che l’edificio tornò a risplendere e ritrovò il proprio spirito di castello di intrattenimento. Ernst Probitzer, infatti, restaurò interamente il podere, facendolo diventare uno spazio magico per eventi enogastronomici e culturali.

 

Versoaln Vino

 

Il vino. Il lieto fine di questa fiaba è tutto nel delizioso vino bianco che, ancora oggi, si ottiene dagli acini della vite più grande del mondo. Della coltivazione della pianta e della vinificazione si occupa la cantina del Centro di sperimentazione agrario e forestale di Laimburg. La produzione è limitata a 75-120 bottiglie l’anno, acquistabili direttamente presso il castello. Si tratta di un vino bianco dal vivace colore giallo verdolino. Al naso è delicato e regala sentori fruttati di lime e mela gialla. In bocca è un vino molto fine con una spiccata acidità. Mentre si degusta questo nettare non ci si può non emozionare pensando che la pianta da cui proviene ha assorbito oltre 350 anni di storia. Come scritto nell’attestato di paternità, l’augurio è «che questa vite porti uva buona anche per i tempi a venire».

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