Ha da poco vinto a Praga

Il talento di Lisa Pigato è sbocciato e l’ha portata agli Australian Open

Il talento di Lisa Pigato è sbocciato e l’ha portata agli Australian Open
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«”Papà, una lezione!”, solo una lezione mi chiedeva. Erano gli anni in cui vivevamo a Sanremo, io e mia moglie avevamo aperto un’accademia, mia moglie gestiva tutto mentre io insegnavo. Lisa passava il giorno a giocare con una pallina contro al muro. Era piccola, ma non volevo metterla sul campo vero. Invece lei insisteva, “fammi una lezione papà, solo una”. Lisa avrà avuto quattro anni. I bambini a quell’età non hanno la misura del tempo. Così un giorno le dissi va bene Lisa, una la lezione te la faccio. Presi la racchetta, le palline, la misi dall’altra parte della rete. Dopo cinque minuti avevamo già finito. Per lei era passata un’ora, ma era contenta e questo bastava».

 

[Lisa Pigato con il padre Ugo dopo la vittoria di un recente torneo a Praga]

 

Poi gli anni passano, e quella bimbetta che pestava i piedi per giocare a tennis oggi è proiettata nel futuro luminoso. Il suo papà Ugo sorride, è fiero di lei. «Sa quello che sta facendo», racconta. Lisa Pigato (15 anni) il 16 gennaio parteciperà agli Australian Open junior, segno che il tennis italiano sta crescendo in fretta. Nata a Bergamo, Lisa è una delle atlete in rampa di lancio per arrivare nel circuito che conta. Una strada lunga, lunghissima, mica facile. Lo sa bene anche Ugo, numero 373 Atp alla fine degli anni Ottanta, allenatore, fine conoscitore del movimento. «Io le esperienze che può fare Lisa in uno Slam non le ho mai vissute, ma sono cose che le rimarranno per sempre e questa è una cosa bella, importante, fondamentale per la sua crescita umana. È bello che mia figlia faccia queste esperienze. Poi il percorso del tennista è quello lì, bisogna girare molto, e a me quella vita non piaceva granché». Quella del tennis è una vita vagabonda. Una settimana in un posto, quella dopo in un altro, alberghi, aeroporti, hotel. Perdi la cognizione dello spazio, è dura mettere radici. «Per me la vita eccezionale di uno sportivo è quella che fanno negli sport di squadra: vivono in un posto, hanno una routine, abitudini. Il tennista è un po’ zingaro. Io ero più legato al paese, agli amici, cose del genere. Ma a Lisa piace, adora girare. Ha già vissuto belle esperienze in America, l’Europa l’ha girata. La sua generazione è un po'...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 20 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 17 gennaio. In versione digitale, qui.

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