Un esempio dalla pallavolo

Un libro che è un muro al tumore E ora "Bonni" è tornato a casa

Un libro che è un muro al tumore E ora "Bonni" è tornato a casa
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Perché alla fine è sempre una questione di cuore. Famiglia e pallavolo, un denominatore comune. Per Lorenzo Bonetti, 30 anni, il robusto fil rouge conduce dritto anche al suo encomiabile spirito bergamasco con la tenacia a farla da padrone sul parquet, e soprattutto, nella vita.

 

 

Oggi lo schiacciatore ha scelto di sposare l’ambizioso progetto dello Scanzo, in Serie B, rinunciando ad allettanti proposte provenienti dalla categoria superiore. Un orobico doc, che con la sua tempra ha saputo mettere al tappeto anche il cancro, visto che nell’estate del 2012 gli è stato diagnosticato un linfoma al sistema linfatico. Il colpo è di quelli assimilabili a una schiacciata in pieno volto, senza muro. Uno dei colpi tanto cari a “Bonni”, che invece costruisce alla sua maniera un “block” contro la malattia: «Ho sempre cercato di infondere serenità in chi mi stava accanto - ricorda il trentenne -, non facendo trasparire i miei tormenti e ben consapevole di quanto fosse tremenda anche la loro sofferenza. Quel che ho passato è tutto dentro di me. Ho sempre cercato di dare alla malattia un’importanza relativa, tentando di vivere il più possibile una vita normale. Per fortuna i farmaci hanno funzionato e sono uscito da questo tunnel».

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Un’uscita che, quattro anni dopo, è stata messa “nero su bianco” nel libro Sotto rete, scritto a quattro mani con il giornalista Paolo Fontanesi: «La sua chiamata è stata un onore - continua Bonetti -. Personalmente ho cercato di lanciare un messaggio di speranza, di positività. Lo stato d’animo con il quale si affronta il cancro non è tutto ovviamente, ma aiuta. Poi le medicine e la ricerca attualmente fanno sì che la percentuale di guarigione sia aumentata». Carta, ma anche web. Anzi, social: Bonni, infatti, è seguitissimo su Instagram (vanta ben 57 mila e ottocento seguaci), dove la sua positività è diventato un messaggio di speranza per tanti. Ciò che in questi anni non è mai cambiato è l’amore della famiglia (mamma Rosa è stata giocatrice in Serie A e, attualmente, con la sorella Alice è una delle colonne portanti della società Don Colleoni Trescore) e della fidanzata Isabella («Mi ha conosciuto senza capelli e magrissimo, non so cosa abbia trovato in me quella sera di sei anni fa…»): «Avevo voglia di tornare a Bergamo – ammette ora che veste la casacca dello Scanzo –, anche per costruire qui il mio futuro. Difficile stare bene altrove come da queste parti, nella vita privata e in quella agonistica. Perché, dopo tantissimi anni in giro per l’Italia, sentivo il bisogno di dare qualcosa alla pallavolo della mia terra. E lo Scanzo si è rivelata la soluzione ideale per far collimare la doppia esigenza: il piano triennale è ben strutturato, era impossibile rifiutare. Nonostante offerte decisamente di rilievo dalla Serie A. Ma a 30 anni una stagione in più o in meno lontano da casa non avrebbe fatto la differenza».

Quella differenza che ora il laterale giallorosso vuole fare con i suoi nuovi colori addosso dopo aver vestito le maglie sia dell’Olimpia (nel ruolo di palleggiatore, nella Serie A2 del 2006/2007), sia del Cisano (in B1 nel 2012/2013). Ora il tris, in un progetto triennale sognando la A3 che verrà. E allora chiamiamolo pure Bonetti 3.0.

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