Parla Irene Castelli

«La stella di Giorgia è nata qui Ma ora mi serve più spazio»

«La stella di Giorgia è nata qui Ma ora mi serve più spazio»
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Glasgow, campionati europei di ginnastica artistica. Giorgia Villa sbanca. Letteralmente. Medaglia d’oro nel concorso all round individuale juniores, medaglia d’oro nella prova a squadre, medaglia d’oro alla trave, medaglia d’argento nel corpo libero e medaglia d’argento nel volteggio. E incanta, con la sua grazia e con la sua magia. Ma nulla avviene per caso. Tutto questo è il coronamento di anni e anni di fatiche, di sacrifici e di duri allenamenti, che spesso mescolano il sudore alle lacrime. Perché in questo sport, fatto di tecnica e di precisione, di eleganza ma anche di forza, dove basta un nulla per cadere, serve sempre una grande determinazione per rialzarsi, non mollare e continuare a crederci. Ci sono cose che solo chi ha praticato la ginnastica artistica può capire. Come per esempio che dietro una grande campionessa c’è sempre una grande allenatrice. Che ti supporta e ti sopporta, che ti incita e ti strapazza, che ti conferisce equilibrio ma anche capacità di volare. Soprattutto incontro ai tuoi sogni.

 

 

Abbiamo incontrato Irene Castelli, che è stata la prima allenatrice di Giorgia nel 2008 quando, a soli 5 anni, è arrivata nella palestra di Treviolo per muovere i primi passi in quella disciplina che l’avrebbe portata a essere campionessa europea della sua categoria. E futura promessa ai mondiali di Tokio del 2020. «Che devo dire? Sono felicissima! Per me questa è una soddisfazione enorme. Lei rimarrà sempre la mia cucciola, ci sentiamo spessissimo. La cosa che mi ha riempito di gioia è che, appena finita la gara che l’ha incoronata campionessa europea, Giorgia mi ha chiamato dalla palestra per dirmi che il suo totale era stato di 55,065. Io le ho detto che, con un punteggio del genere, sarebbe stata sicuramente prima». Ripercorriamo con Irene i trascorsi di Giorgia, che fino agli 11 anni si è allenata a Treviolo per poi passare alla Brixia quando le sue potenzialità erano diventate tali che la palestra del paese non era più in grado di offrirle gli strumenti adeguati per allenarsi.

«Quando Giorgia è arrivata da noi, è stata inserita nel programma dei corsi base per la materna, come tutte le altre piccole. Ma dopo nemmeno un paio di mesi, mi sono accorta che quella bimba era diversa dalle altre, anche se tecnicamente non perfetta. Noi allenatori di ginnastica artistica guardiamo, prima di tutto, la scioltezza nelle gambe, nel senso che a 5 anni una bambina deve essere in grado di fare tutte le spaccate e i ponti. Lei non sapeva fare niente di questo perché era molto legata, tanto è vero che noi la chiamiamo ancora il nostro “bacchetto di legno”. Ma la cosa che mi aveva colpito era la sua energia, la sua potenza e la sua forza. Quando finiva l’allenamento di un’ora e mezza del corso base voleva rimanere per provare ancora. Io mi rivedevo in lei, perché anch’io alla sua età ero così. La sua energia era proprio canalizzata nella ginnastica artistica. Per questo l’ho subito selezionata e ho iniziato a inserirla in un gruppetto con altre bambine del 2003. A sei anni faceva già quattro allenamenti a settimana da tre ore, perché notavo che tirava e non aveva nessunissimo problema a seguirmi. Gli allenamenti sono poi diventati sempre più impegnativi, e a 7 anni si allenava tutti i giorni. Sapevo che dovevo investire su di lei e l’ho coltivata per un paio d’anni. Io sono in buonissimi rapporti con Casella, che era il mio allenatore. La Brixia era la mia società. Quindi l’ho chiamato per fargli vedere Giorgia. Siamo andate a Brescia, ma lui non l’ha guardata più di tanto perché era impegnato con Vanessa Ferrari. Sono tornata a casa delusa, pensando che magari l’avevo sopravvalutata. Ma siccome dentro di me sapevo di non essermi sbagliata, l’ho richiamato per riportargliela. Casella me l’ha guardata e mi ha detto: “Attenta che questa è forte, lavorala bene”. Nella ginnastica artistica le gare agonistiche iniziano a 8 anni e Giorgia non vedeva l’ora di esibirsi. Già dall’estate prima aveva tutto il programma pronto per la gara che avrebbe dovuto affrontare nel febbraio del 2011, al compimento degli 8 anni. La sua prima gara è stata il giorno dopo il suo compleanno, era contentissima e già lì ha dimostrato il suo valore. Nelle quattro categorie da allieva delle gare Gold in cui si è cimentata fino agli 11 anni, praticamente ha vinto tutto. La sua specialità erano il corpo libero e le parallele. Nel 2012 abbiamo iniziato ad andare due volte alla settimana da Casella, usavo la loro struttura ma la allenavo sempre io, perché loro avevano delle attrezzature più idonee per provare gli elementi. Arrivata a 11 anni, seppur a malincuore, ho deciso di lasciarla andare definitivamente alla Brixia, società molto più attrezzata per gestire atlete di un certo calibro».

 

 

Quella di Irene è stata una scelta generosa, oltre che coraggiosa. «Giorgia è partita da qui e guardate dove è arrivata. Ci vuole umiltà per fare quello che ho fatto con lei, ma anche la consapevolezza che, se non riesci a darle quello di cui ha bisogno, la devi lasciar andare. Qui a Treviolo abbiamo le potenzialità per fare un certo tipo di allenamento e per portare avanti un certo discorso a livello agonistico, ma non abbiamo gli appoggi amministrativi locali necessari. Purtroppo a me mancano quei 300 metri quadri di palestra per mettere il quadrato del corpo libero. È l’unico attrezzo che mi manca. Vorrei demolire il muro in fondo alla mia palestra e fare un ampliamento in prefabbricato. Avevo già chiesto se potevo allargarmi e l’amministrazione, all’inizio, mi aveva detto che il budget che mi avrebbero messo a disposizione era di centomila euro, il resto dovevo metterlo io. Poi invece si sono tirati indietro e se la sono cavata lasciandomi il piccolo spazio dell’Olimpia Karate, che già io comunque utilizzavo per le coreografie e il riscaldamento quando non c’erano loro. Quindi, in realtà, non ho avuto nulla in più di ciò che avevo già. A me quel pezzo non interessa, mi servono 300 metri quadri per il tappetone regolamentare da gara utilizzabile per il corpo libero. Perché senza di quello non siamo completi, non possiamo provare tutti gli elementi. Io con Giorgia dovevo andare fino in Brixia soprattutto per provare il corpo libero. Mi sono informata anche con il Credito Sportivo, che offre mutui a tassi super agevolati. Ma la richiesta per ottenere il finanziamento deve partire dal Comune, perché la palestra è comunale. Sarebbero loro che devono metterci mano. Inoltre il Credito Sportivo, per concederci il mutuo, avrebbe bisogno di un progetto fatto da un architetto che io posso far redigere anche pagandolo di tasca mia, ma solo se il Comune ha un reale interesse a portare avanti la cosa. Le società che hanno palestre di alto livello e che hanno ginnaste particolarmente brave, vanno a fare un controllo tecnico da Casella in Brixia una volta alla settimana. Lui dà consigli e suggerimenti, ma poi ognuno lavora a casa propria. Io questo, con la palestra che mi ritrovo, non lo posso fare. Mi piacerebbe diventare un vivaio, un punto di riferimento nella ginnastica artistica della Bergamasca. E mi dispiacerebbe molto se nella mia piccola società arrivasse un’altra bimba piccola, brava e forte, che poi in prima media dovrei cedere di nuovo. Per me perdere Giorgia è stato come perdere una figlia. Spero con tutto il cuore che, per quando mi ricapiterà un’altra bimba con le sue potenzialità, la mia palestra possa essere attrezzata a dovere».

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