Nel programma di Lilli Gruber

Salvini vs Boldrini, l'epico scontro Ma alla fine ha vinto lo share...

Salvini vs Boldrini, l'epico scontro Ma alla fine ha vinto lo share...
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Sono i due estremi di questa campagna elettorale: Matteo Salvini e Laura Boldrini. Opposti in tutto. Se tutti hanno timore dei confronti, loro ne fanno invece una forza. Sono talmente diversi che non si pongono il problema della schermaglia e della dialettica. Il confronto, più che un dibattito, è un cozzo tra due visioni lontane di quello che dovrebbe essere l’Italia di domani e di cosa, di conseguenza, bisognerebbe fare.

 

 

Il dibattito televisivo andato in scena la sera di martedì 13 febbraio a Otto e mezzo, su La7, è stato il primo e forse unico testa a testa tra i due leader. Se tutti hanno paura ad esporsi e di perdere punti preziosi nel consenso, loro invece fanno della spavalderia la propria forza: si sono affrontati da settimane con dichiarazioni e frecciate velenose. Non si erano mai incontrati faccia a faccia. Lei con sciarpa bianca e rossa donatale in occasione della "Giornata contro la violenza delle donne", lui con la solita aria da pasdaran, con giacca ma senza cravatta. Salvini non è per nulla politically correct e quindi attacca subito frontale la “persona” Boldrini: «È incapace e razzista, lo confermo. Favorisce un’immigrazione senza controllo e danneggia gli italiani». Lei ribatte senza sconti: «I migranti sono la gallina dalle uova d'oro di Salvini, senza di loro la sua carriera politica non sarebbe stata così». Poi mostra, tra i cartelli, uno che richiama una disgraziatissima battuta del leader della Lega: "Donne, non bambole gonfiabili". Salvini a quel punto si scusa, non senza un tocco di ironia: «Mi dolgo e mi pento, poi siamo in Quaresima, quindi...». Del resto il verde Matteo, nel definire la presidente della Camera bambola gonfiabile, l’aveva sparata grossa...

Boldrini, poi, gioca una carta insolita. Invece di vestire i panni della passionaria, usa l’arma dell’ironia. Dice, ad esempio: «Lei ha gettato odio contro me e la mia famiglia, ma ho avuto tanta solidarietà. Mi ha fatto risparmiare sulla campagna elettorale». Se davanti a lei ha un lupo, inutile finirgli nelle fauci, meglio fargli girar la testa. La strategia riesce. Anche se il lupo sa il fatto suo: è in campagna elettorale da una vita. E quindi, appena può, azzanna con uscite di sicuro effetto (anche se poco verificabili). Un esempio? «Perché dobbiamo tenere chi commette 1.500 stupri ogni anno, il 40 per cento del totale». Lei ribatte in modo un filo formale: «Chi commette reati deve rispondere davanti alla legge, non ho nulla a che fare con i criminali». Poi però tira fuori le unghie: «I suoi sindaci vogliono mandare tutti gli stupratori a casa mia».

 

 

C’è infine un’altra cosa che li oppone: l’aspettativa rispetto a ciò che accadrà. Lei, si vede, ha un tono un po’ da sognatore nel tracciare la sua idea d’Italia. Si percepisce lontano un miglio che è la prima a sapere che sono cose destinate a restare nel cassetto dei sogni. Lui, invece, ha l’aspetto impaziente di chi sa di avere una tavola per lui già pronta per il 5 marzo. Alla fine chi vince di sicuro è il canale che si è accaparrato questo duello: La7. Lilli Gruber, con il suo Otto e mezzo, ha tenuto incollati oltre due milioni di spettatori. Share del 7,6 per cento. Voti spostati? Probabilmente nessuno.

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