Ultimo titolo della stagione di prosa

Marcorè rievoca De Andrè e Pasolini e vede una nuova orrenda preistoria

Marcorè rievoca De Andrè e Pasolini e vede una nuova orrenda preistoria
Pubblicato:
Aggiornato:

Nelle ultime stagioni Neri Marcorè ha molto frequentato il teatro musicale, esplorando tra l’altro Gaber e i Beatles e costruendo spettacoli che guardano sia al teatro civile che alla bizzarra giocosità del surreale. Era tempo di ammirarlo in un nuovo progetto, come Quello che non ho, dal 4 al 9 aprile (20.30; domenica alle 15.30) in scena al teatro Donizetti per la stagione maggiore.

Quello_che_non_ho
Foto 1 di 4
Quello-che-non-ho-1-ph-Caroli
Foto 2 di 4
Quello-che-non-ho-3-ph-Caroli
Foto 3 di 4
Quello-che-non-ho-4-ph-Caroli
Foto 4 di 4

Si tratta, questa volta, di un anomalo, reinventato esempio di teatro canzone sostenuto in scena da tre chitarristi/cantanti dal talento virtuosistico, e perfettamente orchestrato da Giorgio Gallione, cui dobbiamo la regia e la drammaturgia. Lo spettacolo, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato come Fabrizio De Andrè e Pier Paolo Pasolini, prova a costruire una visione personale dell’oggi. Un tempo nuovo e in parte inesplorato in cerca di idee e ideali. Quello che non ho prova a interrogarsi sulla nostra epoca, in precario equilibrio tra ansia del presente e speranza del futuro e in questo percorso prende a prestito le visioni di De Andrè e quelle lucide e beffarde di Pasolini, apocalittiche, visionarie profezie (contenute nel poema filmico La rabbia) che alludono a una «nuova orrenda preistoria» che sta minando politicamente ed eticamente la società contemporanea.

Neri Marcorè a propria volta narra alcune storie attuali, emblematiche, quasi parabole del presente, che raccontano - anche in forma satirica - nuove utopie, inciampi grotteschi e civile indignazione. Storie di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, di esclusione, di ribellione, di guerra, di illegalità, rilette spesso col filtro grottesco, ghignante e aristofanesco, che De Andrè ha utilizzato nel suo concept album Le nuvole. Così, viaggiando «in direzione ostinata e contraria», si favoleggia del «Sesto continente»: un’enorme Atlantide di rifiuti di plastica, grande 2 volte e mezzo l’Italia, che galleggia al largo delle Hawaii. Si temono evoluti roditori, nuovi padroni del mondo e si fa riferimento a surreali, verissime interrogazioni parlamentari che lamentano la scomparsa di Clarabella dai gadgets dell’acqua minerale.

Seguici sui nostri canali