Con Clive Owen

5 motivi per vedere The Knick La serie tv più cruenta del secolo

5 motivi per vedere The Knick La serie tv più cruenta del secolo
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La New York degli inizi del Novecento non doveva essere un bel posto. C’era una variopinta schiera di gravi malattie contagiose. Le fumerie d’oppio gestite dai cinesi, la malavita irlandese e pure quella italiana. I neri erano ancora negri, costretti a fare i conti con una schiavitù abolita solo formalmente. Non c’era l’elettricità, ma in compenso abbondavano corruzione, loschi affari e una sporcizia senza precedenti. Morire per una gravidanza con placenta previa o ammalarsi di tifo, sifilide, lebbra, era roba all’ordine del giorno. In questo scenario è difficile distinguere l’ospedale da una macelleria. Perché la medicina è ancora una scommessa e il paziente spesso è più cavia che essere umano.

È qui che il premio Oscar Steven Soderbergh decide di ambientare la sua ultima creatura: The Knick. Il nome è la versione abbreviata del Knickerbocker Hospital, uno storico ospedale di Harlem, dove si consuma la vita del chirurgo John Thackery, interpretato da un soffertissimo Clive Owen, appena diventato primario dopo il suicidio del suo predecessore. Un affresco, freddo e distaccato, messo in scena dal regista di Erin Brockovich e di Ocean’s Eleven con chirurgica precisione. Soprattutto nelle accurate e sanguinosissime sequenze ambientate in sala operatoria.

 

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Se non siete ancora incappati in questa serie e non siete animi impressionabili, ecco cinque motivi per cui vale la pena entrare nel circo del Knickerbocker Hospital.

  1. In questo luna park passionale e gore, lo spettatore, a fianco degli uomini di scienza, scopre pian piano il sipario del progresso scientifico. Ogni inquadratura ostenta l’esigenza di mostrare gli orrori di un passato mai incantevole o poetico. Le scene prettamente operatorie sono truci come poche, in nome della verosimiglianza della ricostruzione storica, con l’intento non solo di rendere pulp uno show sulla medicina, ma anche di disturbare lo spettatore, impressionarlo con sequenze operatorie ai limiti della macellazione.
  2. Per la sua musica. La colonna sonora acid electro rock, totalmente distonica rispetto alle immagini fin de siècle in cui la serie tv è ambientata, impone allo spettatore di indugiare lo sguardo sul tableau vivant che inquadra gli scempi della medicina, gli abusi del sesso, della droga e le prevaricazioni sociali. Impietoso e senza filtri, The Knick è un medical cruento e mai visto prima.
  3. Perché Clive Owen è strabiliante. Indossa i panni di un medico illuminato, ma ha più assonanze con un personaggio western, sporco e sudato, reduce da un massacro. Interpreta un Faust che ha venduto l’anima al diavolo (la cocaina) perché senza non reggerebbe la sfida con la tentazione della pietà umana, la sfida scientifica o quella sociale. Un po' Gregory House e un po' Frankenstein (il moderno Prometeo), luminare dal cuore di tenebra, continuamente in bilico tra manie di onnipotenza e crisi di coscienza. Cinico e ambizioso con il bisturi in mano quanto indifeso nella sfera privata, il chirurgo è chiamato a mitigare i suoi demoni interiori con qualche “additivo chimico” per affrontare ogni giorno nuovi casi.
  4. Perché le sfumature dei personaggi negativi possono affascinare, come in questo caso, di più dei protagonisti eroici in senso assoluto. Prima di Doctor House, una decina di anni fa, gli antieroi asociali e sgradevoli erano considerati dai network materiale per personaggi di supporto, dei villain sui quali non valeva la pena poggiare interesse. Oggi, personaggi intrinsecamente negativi sono liberi di aggirarsi sul piccolo schermo a dimostrazione che il pubblico è finalmente pronto ad accettare la serialità come finestra sulla natura umana. In questo inferno troneggia un Thackery meschino e accecato dal proprio riflesso i cui principi morali sono dettati dall’ego più che dalla coscienza.
  5. Per intravedere la brutalità del pensiero, le barbariche tecniche di sopravvivenza, i mali di un’epoca non troppo lontana da noi. I ricatti economici, la corruzione, le debolezze personali, il maschilismo sono alcune tra le malattie che impestano The Knick, molto più della tisi. Nessun buonismo, nessuna edulcorazione politicamente corretta, il ritmo delle riprese è incalzante, le inquadrature da film riecheggiano Tarantino, l’atmosfera è gotica tipica di una metropoli in caotica crescita esponenziale, dove i medici pionieri e spesso off-rules si trovano ad operare con la quasi certezza di decesso dei pazienti. Un universo di umanità fuori controllo, più vicino ai mondi sporchi di Scorsese che a qualsiasi delle numerose serie tv sui medici.
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