Nuovo spettacolo di prosa

Agatha Christie al Teatro Donizetti con il giallo più letto della storia

Agatha Christie al Teatro Donizetti con il giallo più letto della storia
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La vicenda è nota. Il libro ha venduto più di cento milioni di copie. Ne sono stati tratti tre film, in epoche diverse. Nel 1943 Agatha Christie decise pure di adattare il romanzo per il palcoscenico: lo spettacolo rimase in cartellone a Broadway per 426 repliche. Ma l’opera teatrale ha un finale un po' disneyano: l’autrice, per evitare al pubblico un epilogo così drammatico, decise di metterci l’happy end.

Ora però Dieci piccoli indiani... E non rimase nessuno, al Donizetti dal 7 al 12 febbraio (ore 20.30 tranne la domenica, 15.30), va in scena con il finale originale in accordo con la Agatha Christie limited, società che detiene i diritti della regina del giallo. Presidente della società è il nipote della Christie James Prichard, che martedì 7 febbraio sarà in platea al Donizetti, invitato dalla produzione: la speranza è che, assistendo all’opera, possa convincersi a portarla Oltremanica. La regia infatti è dello spagnolo Ricard Reguant: la rappresentazione è arrivata in Italia sull’onda dell’enorme successo avuto due anni fa a Madrid e Barcellona. Ma non è ancora approdata nel Regno Unito.

10 Piccoli Indiani - Ivana Monti
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Ivana Monti, Alarico Salaroli, Luciano Virgilio
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Luciano Virgilio, Leonardo Sbragia, Pietro Bontempo, Mattia Sbragia
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La storia. Dieci sconosciuti per vari motivi sono stati invitati su un’isola deserta. Arrivati nelle camere trovano affissa agli specchi una poesia, Dieci piccoli indiani. La filastrocca parla di come muoiono, uno dopo l’altro, tutti i dieci indiani. Una serie di morti misteriose infonde il terrore negli ospiti dell’isola, che iniziano ad accusarsi a vicenda. Fino al finale sconcertante. Stupendi i personaggi: la segretaria che aspira alla scalata sociale, il Don Giovanni con papillon di rigore, l’avventuriero colonialista, il medico alcolizzato, la donna tutta d’un pezzo con una morale integerrima (di facciata), il generale frustrato in pensione, il giovane rampante ed immorale, un ex poliziotto corrotto, maggiordomo e cameriera trattati da tali e un giudice che conosce i risvolti oscuri della vita di ognuno di essi. Ci sono tutti. In una trappola di decadenza raffinata nella quale la burattinaia Christie fa cadere tutte le sue vittime, una a una. Donando a ognuna di esse una morte superlativa.

L’ambientazione. Ambienti esclusivi, vestiti eleganti, cocktail rigorosamente on the rocks, battute al vetriolo, frivolezza, quella noia un po’ snob, gli intrighi, i profumi inebrianti da femme fatale senza scrupoli, macchiavellismo in doppiopetto. Sono gli ingredienti che fanno da minimo comun denominatore alle opere di successo mondiale di Agatha Christie. Shakerati con una canzoncina per bambini, poi fondamentale per molti film horror grazie a quell’andatura da marionetta omicida connaturata ad alcune filastrocche. Il clima del romanzo viene rispettato in scena: i suggestivi anni 40’ sono propopsti con una scenografia in stile Art-Decò dove a dominare è il bianco e nero.

Note di regia. Reguant scrive: «Questa nuova versione teatrale si adatta ai tempi e all’estetica del momento facendo godere il pubblico nella ricerca dell’enigma preparato dalla signora Agatha; questi dieci “piccoli indiani” bloccati nell’isola sono vittime o assassini? Questa è la stessa domanda che la scrittrice pone a se stessa mostrando al pubblico il lato nascosto di una classe borghese e aristocratica mischiati insieme in un’unica arena, rivelando le proprie carenze facendoli confrontare e sbranarsi per la sopravvivenza fino a diventare esseri volgari e ordinari. Sembra quasi una vendetta della stessa Christie verso una classe dirigente in cui la stessa scrittrice vive agiatamente e dalla quale vuole evadere, costringendosi a diventare lei stessa la carnefice verso i suoi personaggi».

È il thriller più venduto di tutti i tempi. Un libro cupo. Forse il più cupo mai scritto dalla regina dei gialli. Che poi a casa sua, in Inghilterra, il genere si chiama thriller, o crime, o mistery, che giallo è una terminologia tutta italiana perché legata al colore simbolo della collana creata da Arnoldo Mondadori nel 1929. «Dieci piccoli indiani... E poi non rimase nessuno» è considerato il capolavoro assoluto di Agatha Christie. Ed è anche il libro giallo più venduto della storia: oltre 110 milioni di copie. Nella classifica globale dei libri più venduti è all’undicesimo posto, dietro «Il sogno della camera rossa» di Cao Xueqin e prima di «Lo Hobbit» di Tolkien (sui tre gradini del podio ci sono rispettivemente Corano, Bibbia e Libretto Rosso). «Dieci piccoli indiani» fu originariamente pubblicato nel 1939 in Inghilterra come «Ten little niggers» («Dieci negretti»), a richiamare il primo verso della filastrocca a cui si fa più volte riferimento nelle sue pagine: una canzone americana, scritta nel 1868 da Septimus Winner e anch’essa pubblicata inizialmente come «Ten little liggers» e successivamente trasformata in «Ten little indians». Il cambio di titolo fu effettuato per evitare di offendere la sensibilità dei cittadini di colore in occasione dell’uscita negli Stati Uniti nel 1940. La cupezza, probabilmente, è legata ai venti di guerra che stavano soffiando con vigore sempre maggiore. Ma le tinte fosche hanno permesso alla scrittrice di dare sfogo a una vicenda satura di intrigo e suspense. Culminante in quel finale incredibile.

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