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Il film da vedere nel weekend Cetto c’è, senzadubbiamente

Il film da vedere nel weekend Cetto c’è, senzadubbiamente
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Regia: Giulio Manfredonia.
Con: Antonio Albanese, Nicola Rignanese, Caterina Shulha, Gianfelice Imparato, Davide Giordano.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Fra i comici televisivi della scorsa generazione, Antonio Albanese è senza dubbio uno dei più amati. I suoi personaggi, sempre caratterizzati in maniera netta ed eccessiva, mettono in crisi le categorie del senso comune e portano lo spettatore a interrogarsi seriamente sui meccanismi di funzionamento di un mondo che viene spesso impietosamente ritratto come malato. Solo per ricordare alcuni dei più celebri visti nei contenitori della Gialappa’s Band, basti pensare all’Ottimista, o al filosofo Mino Martinelli. Fra questi c’era però anche l’improbabile (ma purtroppo molto realistico) Cetto La Qualunque, imprenditore e politico impreparato e corrotto che - attraverso la caustica ironia di Albanese - mette a nudo le complessità e le perversioni di un sistema politico non sempre limpido. Già approdato al cinema, Cetto torna in questi giorni con Cetto c’è, senzadubbiamente, diretto da Giulio Manfredonia. In questa sua terza apparizione sul grande schermo, vediamo Cetto vivere in Germania dopo aver lasciato la politica. Ha avviato una catena di pizzerie e vive tranquillo finché la zia che gli ha fatto da madre lo richiama in Calabria, al suo capezzale. Qui scopre un segreto: Cetto è in realtà figlio di un principe. Il nostro decide quindi di tornare al Sud e godere di questo privilegio appieno, anche se dovrà fare i conti con dei rapporti familiari messi sempre più alla prova.

 

 

Cetto lascia la politica, ma in qualche modo continua a ragionare su di essa. In gioco c’è soprattutto l’idea del potere (che nel film è qualcosa di veramente gattopardiano) e delle conseguenze che il suo possesso ha sul singolo e sui suoi cari. Il fascino (in)discreto della nobiltà è per Cetto assolutamente irresistibile e la vita, dignitosa ma in qualche modo ordinaria, che faceva in Germania gli va subito stretta. Albanese lo racconta con un uso come sempre impeccabile del linguaggio e della mimica, dando al suo personaggio uno spessore da antologia. Cetto c’è è l’esempio ideale di come la commedia possa (debba?) ancora essere caustica e attuale. Sì, perché i discorsi e gli eventi messi in moto da Cetto si rivelano attualissimi nel contesto dell’Italia di oggi. Soprattutto - e qui veramente il film sembra farsi erede di Tomasi di Lampedusa - il protagonista si mostra consapevole dell’importanza della comunicazione del potere, perché il popolo si fa fregare da qualsiasi fesseria ben raccontata. A voler guardare fra le righe, con occhio malizioso, si annidano tutti i problemi della contemporaneità, dalle fake news alla disaffezione nei confronti di una classe politica populista e incapace di guardare in faccia i veri problemi del Paese.

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Un noto politico ha detto che «il potere logora chi non ce l’ha». In realtà Cetto c’è ci dimostra chiaramente (anche se sotto le spoglie della commedia) che il potere spesso logora anche (e soprattutto) chi ce l’ha dopo averlo bramato a lungo. Concentrato su se stesso e sul mantenimento di quello stato, Cetto finisce con il mettere in secondo piano i rapporti umani e il film - che qui assume gli aspetti di un apologo - lo fa notare con forza. Pur essendo costruito per accostamento di episodi più che attraverso un intreccio solido, Cetto c’è risulta un film attuale e interessante, la cui visione è consigliata a tutti. Albanese ha il grande merito di mettere sul tappeto questioni molto serie, sulle quali gli spettatori si troveranno senza dubbio a riflettere dopo averne sorriso.

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